Del: 27 Giugno 2022 Di: Giulia Scolari Commenti: 1
The Sofa Chronicles, le serie TV del momento

Ogni due mesi, il giorno 27, 5 serie TV per tutti i gusti: The Sofa Chronicles è la rubrica dove recensiamo le novità più popolari del momento, consigliandovi quali valga la pena guardare comodamente sul divano e quali no.


Peaky Blinders, Stagione 6, BBC One, Netflix (Steven Knight) – recensione di Beatrice Ghiringhelli Cavallo

I Peaky Blinders tornano, finalmente, per l’ultima attesissima stagione, e lo fanno col botto. Il capitolo finale vede un Tommy Shelby stanco, sempre più incupito e tormentato, alle prese con vecchi e nuovi nemici. L’assenza della leggendaria zia Polly dovuta al tragico decesso dell’attrice Helen McCrory si fa sentire, ma in Ada, sempre più importante per la compagnia Shelby, vediamo l’affermarsi di un altro personaggio femminile forte. Cillian Murphy si riconferma di rara bravura: un attore capace di dare vita e spessore a un personaggio profondamente complesso, in maniera così vera da trovare difficile non pensare Tommy Shelby reale. Con un finale soddisfacente Peaky Blinders si conclude: assistiamo così al tramonto di una delle serie TV più riuscite di sempre e che, nel corso delle sue sei stagioni, ha mantenuto e introdotto nel mondo della televisione una qualità altissima a livello di interpreti, narrazione e scenografia.


Conversations With Friends, Miniserie, Hulu, BBC Studios, RTÉ One (Lenny Abrahamson, Leanne Welham) – recensione di Giulia Scolari

Una donna ricca e insoddisfatta entra in un bar, due ragazze stanno interpretando sul palco una poesia femminista: non è l’inizio di una barzelletta, ma l’inizio di quella che sarà una delle più particolari amicizie cui si possa pensare. Se poi al trio si unisce anche un marito bello, taciturno e insoddisfatto al pari degli altri personaggi, non può che venir fuori una storia che tiene incollati prima al libro, poi allo schermo. Parlarne tra amici è il secondo grande successo di Sally Rooney (di cui abbiamo tessuto le lodi qui) si ripropone di fare ridere, ma anche e soprattutto pensare, come Persone Normali aveva fatto nel 2020. L’incomunicabilità è sempre il soggetto sottinteso, quinta protagonista e sicuramente la più ricca d’azione. La storia si svolge in una Dublino più calorosa rispetto a quella dell’altra serie, ma con gli stessi intrecci e gli stessi drammi di chi vive in un posto che è casa solo a metà. Per molti verrà sempre seconda tra i capolavori del Sally Rooney Cinematic Universe, ma noi l’abbiamo particolarmente amata. Vedere i personaggi prendere vita diventa un’esperienza magnifica quando il talento degli attori è così evidente. Spiccano Nick (Joe Alwyn) e Frances (Alison Oliver); forse Melissa (Jemima Kirke) parte svantaggiata perché la preside di Sex Education è un personaggio difficile da dimenticare. La qualità è sempre ottima e l’aesthetic è impeccabile. La colonna sonora gentilmente offerta da Phoebe Bridgers è la ciliegina sulla torta: un prodotto perfetto per chi ama piangere.


The Umbrella Academy, Stagione 3, Netflix (Steve Blackman) – recensione di Alice Cutsodontis

Per la terza volta i fratelli Hargreeves tornano sullo schermo, affrontando una nuova dimensione. La stagione comincia da dove si era interrotta la precedente ovvero con i protagonisti che si ritrovano a confrontarsi con i membri della Sparrow Academy, persone come loro nate il 1° ottobre 1989 in circostanze singolari e con poteri soprannaturali. Si tratta di una realtà alternativa ambientata ai giorni nostri in cui i protagonisti devono fronteggiare le conseguenze delle azioni che hanno intrapreso nei loro viaggi temporali durante le altre stagioni, scoprendo ben presto quanto l’effetto farfalla, principio secondo cui un’alterazione minima del passato può avere ripercussioni enormi sul futuro, possa risultare catastrofico. Nonostante alcuni schemi già intrapresi si ripresentino nuovamente rischiando di annoiare lo spettatore (uno fra tutti i costanti litigi e l’incapacità di collaborazione dei membri dell’Umbrella Academy), alcuni personaggi vedono un’evoluzione importante, mostrando quanto malleabile possa essere la natura umana e quanto una persona possa cambiare a seconda degli eventi cui è soggetta. Impossibile poi non parlare di quello che è stato l’elefante nella stanza durante le prime puntate ovvero il cambiamento di sesso a cui Elliot Page, attore transgender che interpretava Vanya Hargreeves prima di effettuare la transizione, si è sottoposto: il personaggio è stato cambiato, adattandolo al suo interprete, infatti, adesso numero 7 è anch’esso un uomo transgender, Viktor, scegliendo però un approccio un po’ frettoloso in quanto già all’inizio del secondo episodio il personaggio ha cominciato “improvvisamente” il suo percorso per affermarsi come maschio. Alcuni nodi e misteri vengono finalmente districati, svelando il reale motivo della creazione dell’Umbrella Academy e mostrando come l’amore possa far muovere un personaggio altrimenti freddo ed insensibile come Sir Reginald Hargreeves. Serie caratterizzata già di per sé da una certa eccentricità, in questa stagione gli autori toccano nuovi picchi, creando un qualcosa fra il grottesco e lo stravagante, con un tocco di Gran Budapest Hotel, nel suo complesso sicuramente godibile per gli amanti del genere. Una menzione d’onore poi va fatta alla colonna sonora avvincente con una selezione di pezzi quali The Passenger, Bitter Taste, It’s a Cry’n Shame, House of the Rising Sun e molti altri.


Heartstopper, Stagione 1, Netflix (Euros Lyn) – recensione di Matilde Elisa Sala

Rispetto ai soliti Teen Drama a cui siamo stati abituati, fitti di intrighi amorosi complessi o amicizie messe a dura prova, risulta a dir poco toccante la semplicità e la naturalezza con cui ci viene raccontata l’adolescenza in Heartstopper. Tratta dalle graphic novels di Alice Oseman, la serie racconta la storia di Charlie (Joe Locke), un ragazzo alle prese con la sfida più difficile della sua giovane età: la crescita. Un giorno, a scuola, si innamora del suo compagno di banco Nick (Kit Connor) e, insieme, passo dopo passo, affronteranno un percorso genuino di scoperta, di sé stessi e dei loro sentimenti. Nella costruzione di questo rapporto, Charlie potrà sempre contare sull’aiuto dei suoi amici più cari Tao (William Gao), Isaac (Tobie Donovan) ed Elle (Yasmin Finney), che lo difenderanno anche più volte da ripetuti atti di bullismo. Senza alcun intreccio fin troppo inverosimile, il tutto viene rappresentato con estrema sensibilità, in tutte le sue sfaccettature, cercando di sembrare il più veritiero possibile. Questa serie TV ci insegna che l’amore e l’amicizia non conoscono pregiudizi e non si fanno troppe domande perché se sono profondi, i sentimenti fioriranno comunque e se ci si vuole bene, non ci si abbandonerà mai. Mentre attendiamo l’uscita delle prossime due stagioni, godiamoci questi primi episodi: Heartstopper è l’inno all’inclusività di cui avevamo tanto bisogno.


L’assistente di volo – The Flight Attendant, Stagioni 1-2, HBO Max, Sky, NOW TV (Steve Yockey) – recensione di Beatrice Ghiringhelli Cavallo

Cassie Bowden, assistente di volo, si sveglia nella stanza di un hotel di lusso a Bangkok con un uomo morto nel letto e senza ricordi della sera prima. La premessa è già intrigante per gli amanti del thriller come della commedia Una notte da Leoni. Kaley Cuoco, conosciuta sul piccolo schermo come Penny di The Big Bang Theory, lascia brillantemente il mondo delle sitcom per lanciarsi in una serie TV strutturata, incalzante e divertente. Negli otto episodi della prima stagione la ricerca della verità si intreccia alla problematica vita di Cassie e al suo rapporto con il passato, in un mix di black comedy e thriller molto riuscito. Cuoco è perfetta per il ruolo offrendo la migliore performance della sua carriera, e anche i personaggi secondari, spesso volutamente caricaturali, sono credibili e ben delineati. Forse meno esplosiva e scintillante della precedente, anche la seconda stagione si conferma un elettrizzante e fresco prodotto d’intrattenimento. La serie è prodotta da HBO e disponibile in Italia su Sky e NOW.

Giulia Scolari
Scienziata delle merendine, chi ha detto che la matematica non è un’opinione non mi ha mai conosciuta. Scrivo di quello che mi piace perché resti così e di quello che odio sperando che cambi.
Matilde Elisa Sala
Studio Lettere, mentre aspetto ancora la mia lettera per Hogwarts. Osservo il mondo con occhi curiosi e un pizzico di ironia, perdendomi spesso tra le pagine di un buon libro o le scene di un film. Scrivo, perché credo che le parole siano lo strumento più potente che abbiamo.

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