Del: 16 Luglio 2022 Di: Simone Santini Commenti: 0
Il telescopio internazionale Webb rivoluziona l’astronomia

«Guardiamo le stelle perché siamo umani, o siamo umani perché guardiamo le stelle?», un filosofo una volta si chiese. Qualunque sia la risposta, d’ora innanzi gli astri li potremo osservare meglio. Non ad occhio nudo né dalla superficie di questo pianeta, ma direttamente dal Punto 2 Terra-Sole di Lagrange, posto sull’orbita solare a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, e grazie al nuovo osservatorio spaziale intitolato a James Webb.

Con un processo di costruzione incominciato già 2005, questo nuovo telescopio spaziale nasce dagli sforzi congiunti di NASA, ESA, CSA, di oltre 300 università, società aerospaziali ed enti sparsi tra Europa e Nordamerica. In Italia, hanno ad esempio contribuito al progetto le aziende Thales Alenia Space e Leonardo S.p.A., oltre che gli osservatori astronomici di Catania, Cagliari, Capodimonte e Padova.

Dopo 16 anni di lavoro, il telescopio Webb è stato lanciato con successo il giorno di Natale del 2021 dallo spazioporto di Kourou, in Guiana Francese, su un vettore Ariane 5 dell’ESA.

Terminato il viaggio alla volta dell’orbita solare, con l’apertura della struttura telescopica spaziale più grande mai realizzata e la calibrazione degli strumenti di bordo (tra cui macchine fotografiche ad alta risoluzione, spettrografi per scomporre ed analizzare la luce e coronagrafi utili a bloccare la luce stellare coì da poter distinguere i pianeti intorno ad essa orbitanti), Webb ha trasmesso le sue prime immagini a inizio luglio 2022.

Equipaggiato per investigare la radiazione elettromagnetica fin quasi nel campo dell’infrarosso distante, Webb potrà ottenere informazioni sulle prime galassie dell’universo e sugli eventi che portano alla nascita di stelle e pianeti, obiettivi preclusi al suo più anziano collega in orbita terrestre dal 1990, il telescopio spaziale Hubble, il quale si fermava come spettro d’indagine al vicino infrarosso. Inoltre, la porzione di cosmo sondabile da questo nuovo telescopio è il doppio della superficie rispetto a quella di Hubble.

Già le prime fotografie trasmesse indicano una qualità impareggiabile, come nel caso di questa immagine della Nebulosa dell’Anello Meridionale, catturata dal telescopio Webb nello spettro del vicino infrarosso. La nana bianca al centro è una stella morente distante 2000 anni luce dalla Terra, circondata da una nube di gas in espansione da cui potrebbero nascere nuove stelle e pianeti.

Nebulosa dell’Anello Meridionale

Nascita e morte sono infatti spesso interconnessi nella vita degli astri, vita che la nuova strumentazione a bordo di Webb permetterà di approfondire con inedita precisione. Di straordinario interesse sono anche le immagini catturate del Quintetto di Stephan, un gruppo di galassie situato nella Costellazione del Pegaso.

Quintetto di Stephan

Il telescopio Webb ha infatti catturato e catturerà immagini di nitidezza eccellente tramite cui gli scienziati cercheranno di comprendere come le interazioni tra galassie e la presenza di gas influenzino la nascita di nuove stelle.

Inoltre, immagini come queste indicano che per la prima volta lo strumento è riuscito a penetrare la coltre di polvere cosmica che circonda il centro di una galassia, permettendo di studiare velocità e composizione del gas intorno al proprio buco nero supermassiccio.

Ora che Webb è entrato pienamente in funzione, continuerà a esplorare il cosmo dall’orbita solare per tutta la durata della sua missione, 5 anni aumentabili fino a 10. Si sa già, idealmente, chi gli succederà: il telescopio spaziale Roman, in costruzione e con lancio previsto entro il 2027, che si posizionerà sulla stessa orbita di Webb e che potrà indagare una porzione di cosmo 216 volte più vasta di quella di Hubble.

Ma se Roman come telescopio è ancora di là da venire, Webb è invece oggi una realtà finalmente completa, resa tale dallo sforzo di uomini e donne che in questi anni si sono spesi perché potessimo avere uno sguardo migliore sull’universo che ci circonda.

E nonostante si tratti solo di un primo scatto che di certo non rispecchia appieno tutte le potenzialità di Webb, l’immagine più bella finora scattate da questo nuovo telescopio resta sempre la prima, quella del gruppo di galassie SMAC 0723 presentata dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden l’11 luglio. L’immagine di un occhio pieno di meraviglia e puntato verso l’immensità del cosmo, là dove nessun uomo è mai giunto prima.

Immagine di copertina: Il gruppo di galassie SMAC 0723.

Simone Santini
Nato nel 1999 e studente di Biotecnologia, scrivo racconti per entusiasmare e articoli quando la scienza è il racconto più entusiasmante.

Commenta