Del: 20 Luglio 2022 Di: Giorgia Fontana Commenti: 0
Pillole di economia. La recessione e il rischio per l'Italia

Le tematiche di carattere economico rientrano senza dubbio nel ventaglio di argomenti spesso difficili da comprendere a fondo per chi non ne ha mai approfondito lo studio. Abbiamo deciso di dare vita a questa rubrica nella quale cercheremo di sviscerare, con il linguaggio più semplice e accessibile possibile, vari temi economici legati all’attualità. A questo link trovate le scorse puntate.


A causa di inflazione, caro benzina e mancanza di fiducia dei consumatori negli ultimi tempi si molto è sentito parlare di recessione: non solo per l’Italia, ma anche per altri membri dell’Unione Europea. Il concetto di recessione, tuttavia, non è immediato, e lo sono ancor di meno le cause e le conseguenze che la riguardano. Ecco quindi spiegato cosa si intende per recessione.

Cosa si intende per recessione?

Solitamente si parla di recessione quando l’economia di un intero Paese sta peggiorando rispetto ai risultati ottenuti nei mesi precedenti. In realtà, il termine recessione non ha un significato ben preciso in economia: si usa per descrivere la parte negativa del ciclo dell’Economia di uno Stato. Nonostante ciò, è un concetto che non andrebbe utilizzato in qualsiasi condizione, ma in precise situazioni economiche.

Per esempio, con recessione si intende il momento in cui uno Stato, pur in grado di generare una certa capacità produttiva, non riesce a sfruttarla interamente. È il caso che si presenta come opposto alla crescita economica: lo sviluppo del Paese si arresta, e ne deriva una diminuzione della ricchezza generale, dei consumatori e delle quantità consumate. Di conseguenza, anche la produzione di beni e di servizi si riduce sensibilmente.

I fattori che portano alla recessione: tre correnti di pensiero differenti

Le cause di una recessione possono essere tante e diverse: proprio per questo motivo, molto spesso gli economisti fanno fatica ad associare la recessione a fattori precisi. Generalmente, le teorie elaborate a riguardo si dividono in tre correnti di pensiero.

Secondo la prima scuola, i cambiamenti che coinvolgono realtà fondamentali per l’economia di una nazione vengono recepiti come shock economici da consumatori e da produttori. Si consideri la situazione attuale, in cui l’approvvigionamento di energia, gas, benzina e petrolio è stato improvvisamente razionato: la quantità disponibile di materia prima è diminuita con l’avvenire della guerra, imprevedibilmente, ed ha causato gravi mancanze in un’ampia gamma di attività. In particolare, in questo caso, si può parlare di uno shock economico in un settore vitale, che ha causato ingenti problemi non soltanto a specifici produttori, ma a tutta la popolazione. Sono stati infatti coinvolti gli imprenditori e i lavoratori, ma anche i cittadini in generale: gli spostamenti in vettura, il riscaldamento delle abitazioni, e persino la corrente elettrica hanno subito un notevole aumento di costi, che non ha risparmiato nessuno. Sono proprio questi shock economici, secondo gli economisti di questa corrente di pensiero, a causare la recessione.

Secondo altri studiosi, invece, le cause sono legate a fattori prettamente finanziari. Uno degli esempi più comuni è quello della crisi 2007-2009, dove l’eccessiva espansione del credito e del debito su prestiti e mutui ad alto rischio ha portato ad uno sproporzionato numero di investimenti finanziari pericolosi. In questo modo si sono generate le bolle finanziarie, scoppiate poco dopo, causando un’ingente crisi economica. Gli economisti sostengono, dunque, che siano proprio le bolle finanziarie a creare forti squilibri, destinati a tramutarsi in recessione.

L’ultima scuola di pensiero riguarda le cause psicologiche della recessione: molti studiosi infatti sostengono che l’eccessiva euforia data da un periodo di boom economico, porti inevitabilmente ad un profondo pessimismo del mercato e alla conseguente recessione. In questo caso, sono gli stessi individui a creare un ambiente recessivo, ossia una sorta di condizione in cui si ritiene che il peggiorare del mercato sia prossimo e assicurato.

Quando si può iniziare a parlare di recessione?

Comprendere quando una nazione entra in un periodo di recessione non è semplice. Non esiste un metodo matematico per stabilire l’inizio di una fase di decrescita economica.

Il sistema che maggiormente viene adottato dagli studiosi in tal senso è quello proposto da Julius Shiskin nel 1975 in un articolo del New York Times. L’economista suggerì di valutare l’andamento del prodotto interno lordo, ossia il valore di tutti beni e servizi finanziari prodotti da un Paese, in due trimestri consecutivi: qualora i periodi considerati risultassero entrambi negativi, allora si potrebbe parlare di recessione.

Quando si entra in un periodo di recessione, la durata che esso avrà e le condizioni in cui l’economia del Paese verterà non sono prevedibili. Gli economisti tentano solitamente di elaborare varie analisi con le quali determinare tempo, modalità e sforzi necessari per superare la fase di decrescita economica; tuttavia, esse restano solamente ipotesi.

Che cosa comporta la recessione?

Le conseguenze, proprio come le cause, possono essere delle più numerose e disparate. Tra queste possono presentarsi un aumento della disoccupazione dato dalla diminuzione di produzione, la mancanza di investimenti finanziari dovuta alla crescente sfiducia dei consumatori, e il generale aumento del costo della vita.

La depressione economica

Qualora uno Stato non riesca a superare la fase di recessione, si può allora parlare di depressione economica. La depressione è un cosiddetto stato cronico di recessione. Proprio come per quest’ultima, è difficile stabilire quando e se un Paese entri effettivamente in depressione. Secondo alcune teorie economiche, si parla di depressione quando la variazione del Pil è maggiore del -10%, secondo altre quando lo stato di recessione perdura per tre o quattro anni.

L’Italia è a rischio recessione?

I pareri sulla situazione dell’Italia sono contrastanti. Secondo il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, però, per il nostro Paese la recessione è uno scenario ancora molto lontano. Nonostante ciò, il rischio potrebbe concretizzarsi sempre di più se la Russia decidesse di tagliare l’approvvigionamento di gas ed energia all’Unione Europea. Come ha spiegato Visco stesso all’Assemblea annuale dell’associazione bancaria italiana (Abi), se effettivamente avvenisse un taglio totale delle forniture di gas dalla Russia, il Pil subirebbe con buone probabilità una contrazione tra il 2022 e il 2023, ma tornerebbe a crescere nel 2024. Se invece la situazione rimanesse come quella attuale, o addirittura si tornasse alla fornitura pre-guerra, il Pil italiano dovrebbe continuare a crescere come quello degli altri Stati dell’Unione Europea. Il Governatore ha inoltre espresso la propria opinione sull’inflazione e sulle retribuzioni, basata su confortanti aspettative per il medio-lungo periodo.

In conclusione, secondo quanto spiegato da Visco, il rischio di recessione per l’Italia non sembrerebbe imminente, salvo fattori esterni non controllabili dall’elevata pericolosità: un esempio, ancora una volta, è il taglio dell’approvvigionamento di energia e gas dalla Russia.

Giorgia Fontana
Ciao! Sono Giorgia, ho 19 anni e frequento il corso di Economia e Management all'Università degli Studi di Milano. Nella vita, mi piace essere green e far sapere agli altri che la sostenibilità non deve essere per forza noiosa! Qui su Vulcano, mi troverete come referente della rubrica di Economia :)

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