Del: 2 Luglio 2022 Di: Arianna Locatelli Commenti: 0
Terre selvagge. Le scoperte geografiche tra '400 e '500

Viaggi, esplorazioni, vagabondaggi. In questa rubrica, un’indagine intorno al movimento e al desiderio di spostarsi e cercare altri luoghi.


Il periodo storico tra 1400 e 1500 venne denominato in Europa “l’età delle scoperte geografiche”. Per svariate ragioni, infatti, commerciali principalmente ma anche religiose e scientifiche, gli europei intrapresero una serie di esplorazioni verso terre sconosciute. L’affermazione degli Stati nazionali diede l’impulso definitivo per il finanziamento di queste spedizioni. I due Paesi che maggiormente si distinsero in questo ambito furono il Portogallo e la Spagna, spinti da esigenze commerciali e dalla volontà di porre per primi la propria bandiera sui nuovi territori. Uno dei principali obiettivi rimaneva però quello di identificare la via marittima più rapida per raggiungere le Indie, terre fondamentali per gli scambi in particolare di merci esotiche.

Nonostante le esplorazioni siano state davvero numerosissime e di diversa rilevanza, la storia ci tramanda alcuni nomi emblematici di uomini a capo di spedizioni che hanno influenzato il corso degli eventi.

Uno dei primi grandi nomi che si ricordano fu quello di Bartolomeo Diaz. Navigatore portoghese, nacque nel 1450 da una ricca famiglia di marinai di Porto (il padre partecipò a numerose spedizioni per esplorare la costa nord dell’Africa, promosse dal Portogallo a inizio secolo). Il suo nome è passato alla storia perché doppiò per la prima volta nella storia europea il capo di Buona Speranza, punto più a sud del continente africano, aprendo così una nuova via verso le Indie. La spedizione, finanziata dal sovrano portoghese Giovanni II, partì nell’ottobre del 1486 con l’obiettivo di scoprire la reale estensione a sud dei territori africani e per cercare il Prete Gianni, personaggio leggendario assai noto in Europa all’epoca: si credeva infatti che fosse un potente sovrano cristiano orientale che governava su ricchissimi territori assimilabili al Paradiso Terrestre, la cui origine risale alle tradizioni storico-geografiche medievali.

Nel dicembre del 1486 la spedizione raggiunse le coste dell’attuale Namibia, il punto più a sud cartografato fino a quel momento. Approfittando dei venti a favore, Diaz arrivò fino alle coste del Sudafrica dove si imbattè in una tempesta che durò 13 giorni. Terminata la tempesta, non vedendo più terre a est, intuì di aver sorpassato il punto più a sud dell’Africa. La spedizione si spinse fino alla Baia di Algoa, a 800 km a est del Capo di Buona Speranza. Provato dal lungo viaggio decise di rientrare in Portogallo dalla via già percorsa e sulla via del ritorno fece erigere una grossa croce sul capo che battezzò Capo delle Tempeste a testimonianza delle sue imprese. Questo punto fu poi ribattezzato Capo di Buona Speranza dal re Giovanni II. Diaz rientrò a Lisbona nel dicembre del 1488 dopo 16 mesi trascorsi in mare.

L’impresa di Diaz fu portata a termine da un altro famoso esploratore, il portoghese d’origini nobili Vasco da Gama.

L’8 luglio 1497 salpò da Lisbona al comando di 4 navi e 150 uomini. Navigò fino al Capo di Buona Speranza accompagnato proprio da Bartolomeo Diaz ma da qui continuò da solo. Dopo una serie di peripezie arrivò il 20 maggio del 1498 a Calicut sulle costa sud-occidentale dell’India, diventando il primo europeo ad arrivare in India portando a termine la circumnavigazione dell’Africa.

Il nome forse più emblematico tra tutti questi esploratori, in primis per la portata della sua scoperta, è ovviamente quello di Cristoforo Colombo. Italiano di origini genovesi, il 3 agosto 1492 salpò con le tre famose caravelle dalle coste spagnole grazie alla protezione e ai finanziamenti di Isabella di Castiglia: il suo obiettivo era quello di raggiungere le Indie circumnavigando il globo dalla parte opposta rispetto alle rotte fino allora tracciate, passando quindi da occidente. La storia ci tramanda come sul suo percorso si sia “accidentalmente” imbattuto nel continente americano, facendo sbarcare per la prima volta gli europei nel Nuovo Continente cercando una via alternativa per le Indie.

A causa di calcoli errati sulla circonferenza della Terra e della distanza tra i due continenti, Colombo approdò il 12 ottobre 1492 in un’isola dell’arcipelago di Bahamas, da lui chiamata San Salvador.

Pensando di essere arrivato in Cina toccò invece prima Cuba e poi Haiti. Tornato in patria si fece finanziare altre 3 spedizioni con la promessa di portare in Europa le ricchezze agognate dalla corona spagnola e informazioni sulle popolazioni locali; finì i suoi giorni in povertà poiché, nonostante l’incredibile scoperta, i risultati non furono quelli attesi dal governo spagnolo.

Fondamentale per l’affermazione definitiva delle conoscenze sul nuovo continente in Europa fu un altro navigatore italiano, Amerigo Vespucci. A lui infatti si deve il merito dell’intuizione che le terre scoperte da Colombo non facevano parte dell’Asia. Originario di Firenze, si trasferì in Spagna per motivi commerciali. Tra il 1499 e il 1502 compì due viaggi attraverso l’Atlantico, uno per il re di Castiglia, il secondo al servizio del sovrano portoghese. I viaggi di Amerigo Vespucci sono documentati principalmente dalla corrispondenza proprio del navigatore fiorentino. In una lettera indirizzata ad esempio a Lorenzo de Medici durante la spedizione finanziata dalla corona portoghese, arrivato nei pressi dello stretto che di lì a pochi anni prenderà il nome di Ferdinando Magellano, Amerigo scrive:

Arrivai alla terra degli Antipodi e riconobbi di essere al cospetto della quarta parte della Terra. Scoprii il continente abitato da una moltitudine di popoli e animali, più della nostra Europa, dell’Asia o della stessa Africa.

A lui si devono quindi le prime accurate descrizioni dei luoghi e dei popoli incontrati nel Nuovo mondo, terre da allora note come “America”, la terra di Amerigo.

Tra tutte queste incredibili esplorazioni non può ovviamente mancare quella forse più emblematica: la circumnavigazione del globo. Il 10 agosto 1519 una flotta di cinque navi capitanate dal navigatore portoghese Ferdinando Magellano salpò dal porto di Siviglia. L’obiettivo della spedizione era quello di trovare una via verso le Molucche passando da Occidente, una via alternativa a quella della circumnavigazione dell’Africa, quasi esclusivamente solcata dai portoghesi, avversi anche allo stesso Magellano. Il viaggio di Magellano portò con sé una serie di rivoluzioni e scoperte geografiche incredibili, realizzando anche il sogno di Colombo, raggiungere le Indie passando per l’Occidente.

Magellano fu il primo europeo a solcare le acque del Pacifico, oceano così ribattezzato proprio da lui stesso a causa delle acque molto più calme rispetto a quelle dell’Atlantico.

La sua spedizione dimostrò che le Americhe potevano essere circumnavigate al pari dell’Africa e proprio dal comandante prende il nome lo “Stretto di Magellano” in Cile. Ferdinando Magellano non portò però a termine la spedizione: venne infatti ucciso dagli indigeni dell’isola Mactan nel Filippine e il comando della spedizione fu presa dal suo secondo, l’esploratore spagnolo Juan Sebastián Elcano. Il 6 settembre del 1522, la nave Victoria rientrò al porto di partenza con a bordo poche decine di uomini a causa dei numerosissimi imprevisti e delle difficoltà incontrate durante il viaggio di ritorno. Se l’impresa di Magellano ed Elcano è giunta fino a noi è grazie ad Antonio Pigafetta, vicentino tra gli uomini dell’equipaggio che scrisse il resoconto di quel viaggio attorno al globo che, tra le altre scoperte, permise di dimostrare la sfericità del nostro pianeta. 

Arianna Locatelli
Da piccola cercavo l’origine del mio nome perché mi affascinava la storia che c’era dietro. Ancora oggi mi piace conoscere e scoprire storie di cui poi racconto e scrivo. Intanto corro, bevo caffè e pianifico viaggi.

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