Del: 5 Agosto 2022 Di: Alessandro Girardin Commenti: 1
Bookadvisor, consigli di lettura di agosto

Il 5 di ogni mese, 5 libri per tutti i gusti: BookAdvisor è la rubrica dove vi consigliamo ciò che ci è piaciuto di recente, tra novità e qualche riscoperta.


Il rosmarino non capisce l’inverno, Matteo Bussola (Einaudi, 2022) – recensione di Laura Cecchetto

Diciotto toccanti racconti di donne dipingono con delicatezza e profondità le contraddizioni dei rapporti umani, snodandosi tra amori e dolori. Narrano le vite, più o meno eroiche, eccezionali e non, di donne come potremmo essere noi stesse oppure come una delle tante donne che vivono intorno a noi. Si parla di sogni spezzati ed ali tarpate, di problemi da affrontare e terribili sofferenze, mettendo in chiaro emozioni ed esistenze nella loro possente delicatezza. Le riflessioni incalzano, portano ad immedesimarci, colpiti nel profondo, nudi davanti allo specchio mentre guardiamo negli occhi la verità di un dolore che è in grado di lenire. Le protagoniste, irrimediabilmente legate tra loro, sono fragili e forti allo stesso tempo, vivono le passioni al massimo, resistono tenaci agli scossoni della vita con l’ostinazione di una caparbia piantina di rosmarino che, impavida, sfida il gelido inverno, che non riuscirà a piegarlo e che lo vedrà rinascere a primavera, nonostante tutto, nonostante tutti.


I nemici della Giustizia. Magistratura, politica, economia: chi non vuole una giustizia uguale per tutti, Nino Di Matteo, Saverio Lodato (Rizzoli, 2021) – recensione di Alessandro Girardin

In un momento in cui, dopo i recenti scandali delle chat di Palamara e della fuga dei verbali sulla Loggia Ungheria, il livello di fiducia dei cittadini nei confronti della magistratura e del suo organo di autogoverno – il Consiglio Superiore della Magistratura – ha ormai raggiunto i minimi storici, il magistrato antimafia Nino Di Matteo, eletto al Csm nell’ottobre 2019, ha deciso di rompere il silenzio. Attraverso una lunga serie di riflessioni, raccolte in un libro-intervista dal giornalista Saverio Lodato, l’ex pm del processo Trattativa Stato-Mafia si è assunto il delicato compito di fare luce sugli annosi problemi della giustizia e della lotta alla mafia in Italia: dai rapporti di collateralismo tra potere politico e giudiziario al conseguente pericolo per l’autonomia e l’indipendenza della magistratura dagli altri poteri dello Stato; dalle biasimevoli degenerazioni del correntismo, che hanno innescato una corsa frenetica agli incarichi direttivi e semidirettivi e una deleteria contaminazione con le logiche simil-mafiose dell’“appartenenza”, alla «tragedia» tutta italiana della confusione tra il piano della responsabilità penale e quello della responsabilità politica, tale per cui un politico, finché non è condannato con sentenza definitiva (e talvolta neppure in questo caso), non merita di essere allontanato dal partito o dalla vita pubblica, a prescindere dalla gravità “in sé” dei fatti contestatigli. Traspaiono dalle parole del consigliere Di Matteo sia l’amarezza per una “riforma” della giustizia che, a cominciare dalla pretesa (di dubbia costituzionalità) di attribuire al Parlamento il potere di dettare alla magistratura “criteri di priorità” per l’esercizio dell’azione penale, si è fatta veicolo della volontà di rivalsa della politica nei confronti di quella parte di magistratura che ha osato “alzare il tiro” delle proprie inchieste per colpire i fenomeni di criminalità del potere; sia la convinzione che l’ordine giudiziario abbia il dovere morale di conformarsi ai principi e ai valori consacrati nella nostra Carta costituzionale e di tornare ad essere la “cartina tornasole” di un ordinamento in cui i diritti dei più deboli vengono tutelati.


People We Meet on Vacation, Emily Henry (Berkley, 2021) – recensione di Giulia Scolari

Poppy e Alex si conoscono all’inizio dell’università e diventano un duo inseparabile ed esclusivo quando cominciano a viaggiare insieme. Una volta all’anno, d’estate, organizzano un viaggio low budget in cui conoscono persone e visitano luoghi abbastanza originali. Tutto cambia dopo un viaggio in Croazia: tornati a casa, smettono di parlarsi per oltre due anni e si perdono completamente. Alex è diventato un insegnante in Ohio e vive nella casa di famiglia; Poppy vive a New York e lavora per una rivista di viaggi. È all’alba dell’ennesima partenza che Poppy si rende conto che ciò che rendeva completa la sua vita non erano i viaggi, ma Alex, e decide di provare a riallacciare i rapporti nell’unico modo che conosce: proponendogli un ultimo viaggio “nel loro stile”. Un romanzo estivo perfetto per essere divorato sotto l’ombrellone: dialoghi assolutamente non realistici, uomini scritti da donne, protagonista narrante che comincia fin dalla prima pagina ad essere intollerabilmente allegra, riferimenti alla pop culture piazzati qua e là, stereotipizzazione estrema e finale prevedibile dopo 20 pagine… Insomma, niente di nuovo, ma Emily Henry (già autrice di Beach Read) sa come scrivere una storia d’amore coi fiocchi e sa benissimo che per cucinare un buon minestrone non serve usare ingredienti esotici, ma mischiare alla perfezione quelli “di tutti i giorni”.


Attenti all’intrusa!, Sophie Kinsella (Mondadori, 2021) – recensione di Matilde Elisa Sala

Effie ancora non riesce a credere che i suoi genitori si siano separati. Per di più suo padre è ormai fidanzato con Krista, una donna molto più giovane di lui, disinibita e molto attiva su Instagram, e, ciliegina sulla torta, ha deciso di vendere la loro storica casa di famiglia. Dopo questa notizia, tra un lavoro complicato e una vita sentimentale pressoché inesistente, Effie è disperata. In occasione della festa d’addio alla loro casa, a cui Effie non è stata “accidentalmente” invitata, decide di intrufolarsi di nascosto per recuperare le sue preziosissime bambole russe. Durante l’intrusione rincontrerà anche Joe, il suo amore di una vita, e passo dopo passo torneranno a galla numerosi ricordi e anche qualche piccolo segreto. Ancora una volta Sophie Kinsella non delude i suoi lettori: Attenti all’intrusa! è un romanzo leggero, piacevole, scorrevole ma soprattutto molto comico. Come sempre non manca la componente di romance, tipica della penna dell’autrice, questa volta accompagnata da alcune riflessioni. Ogni persona è come una matrioska, dietro l’apparenza si nasconde sempre qualcosa di più e, forse, il bello sta proprio nello scoprire cosa si cela. Discutibile la scelta di ambientare le vicende nell’arco di un fine settimana ma, di per sé, funzionale ai fini della trama. Davvero un’ottima lettura estiva, adatta per lasciarsi alle spalle la frenesia e la serietà di ogni giorno.


I Want to Die but I Want to Eat Tteokbokki, Baek Se-hee (Bloomsbury Publishing, 2022) – recensione di Giulia Scolari

Per la prima volta tradotto dal coreano, il libro d’esordio di Se-hee è estremamente introspettivo e autobiografico. L’autrice racconta la sua esperienza con una forma particolare di depressione in maniera estremamente onesta, ovvero pubblicando alcune sedute di terapia e i consigli che la psichiatra le ha dato nel corso dei primi mesi in cui è stata seguita. Gli avvenimenti della vita dell’autrice si scorgono tra le sue parole di narratrice a volte affidabile, a volte meno; spesso si capiscono solo dopo che la stessa autrice si è presa qualche paragrafo per rifletterci su. I capitoli che raccontano le sedute si alternano a brevi riflessioni che permettono di osservare il percorso dell’autrice e il suo modo di vedere le cose, permettendo al lettore di empatizzare con lei e sentirsi un intruso all’interno della sua instancabilmente analitica testa. Leggere questo libro è come confidare per la prima volta a un amico quella sensazione strana che ci turbava da molto ma non sapevamo come spiegare, pensavamo fosse una cosa totalmente anormale e che nessuno può capire, solo per poi sentirsi dire: “Mi sento anche io così, non sei solo”. È un libro che non parla solo della depressione, ma parla della vita: in particolare, quella di una generazione abituata al confronto con gli altri, ma incapace di affrontarlo. Se-hee offre un esempio di Millennial che ha tutto, ma sente di non avere niente, che fa invidia ai migliori personaggi di Sally Rooney, perché ha il pregio senza prezzo di essere vera.

Alessandro Girardin
Studente del V anno di Giurisprudenza, perennemente scisso tra lo studio di codici e codicilli e l’indagine sui fatti del mondo, con l’aggravante di una grafomania para-giornalistica in stadio avanzato. Cerco nel mio piccolo, come osservatore e attivista - con tutti i miei limiti! -, di analizzare fenomeni di criminalità organizzata, malaffare e intrecci fra Stato, mafia e massoneria. In una parola, mi occupo del Potere.

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