Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Van Gogh, Cèzanne, i grandi artisti sembrano essere da sempre tutti uomini e ancora oggi difficilmente ricordiamo artiste donne che non siano Artemisia Gentileschi.
Nel saggio pubblicato nel 1971 Perché non ci sono state grandi artiste? Linda Nochlin scrive che «per quanto ne sappiamo noi, non vi sono state grandi artiste – per quanto ne siano esistite di molto interessanti e capaci, non abbastanza studiate e apprezzate – come non vi sono grandi pianisti jazz lituani o grandi tennisti esquimesi […] la situazione, nelle arti così come in un centinaio di altri campi, è sfavorevole, pesante e scoraggiante per chiunque non abbia avuto la fortuna di nascere maschio di razza bianca, preferibilmente dal ceto medio in su».
Da sempre, l’artista viene limitata nell’espressione della propria creatività, privata di qualunque forma di riconoscimento e condannata a essere dimenticata a causa di una serie di pregiudizi istituzionali e sociali che permeavano le società del passato come quella attuale. Nonostante ancora oggi la maggior parte di esse siano estremamente sottovalutate, meno presenti sul mercato e nelle gallerie rispetto ai colleghi, vi sono tuttavia delle fortunate eccezioni, che è importante celebrare il più possibile.
Grazia Varisco è una di queste, una delle più prominenti figure dell’arte contemporanea italiana già a partire dagli anni ’60.
Formatasi presso l’Accademia di Brera è cofondatrice insieme a Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo e Gabriele Devecchi del Gruppo T (dove T sta per tempo), con cui promuove il movimento di avanguardia definito da Bruno Munari dell’”arte programmata”. Conclusasi l’esperienza col gruppo, comincia a esporre in modo indipendente e a svolgere attività di progettazione e consulenza grafica; sarà il successivo viaggio negli Stati Uniti a consolidare la sua formazione personale e la sua notorietà anche a livello internazionale.
Per rendere omaggio a questa grande artista, Palazzo Reale ospita dal 22 giugno al 16 settembre 2022 la mostra antologica Grazia Varisco – Percorsi Contemporanei 1957-2022 promossa e realizzata dal Comune di Milano. Ben nove sale sono dedicate alla sintesi di un lavoro protrattosi per oltre sessant’anni. Ogni periodo creativo è rappresentato attraverso opere, installazioni, citazioni finalizzate a coinvolgere il visitatore e a permettergli di comprendere al meglio le ragioni di ogni opera.
Apre il percorso la serie Materici (1957-1959), dei lavori realizzati durante gli studi in Accademia a Brera nell’aula di Achille Bruni.
Il dichiarato intento dell’artista è «di trasferire su dimensioni definite un pezzo di intonaco deteriorato o una zona di asfalto con quegli accadimenti solo apparentemente casuali, come esempi di accidentalità esteticamente interpretata».
Segue la serie Tavole Magnetiche (1959-1962) che, in linea con le proposte del Gruppo T, mira ad attivare l’esperienza artistica anche nel pubblico con l’invito allo spettatore a giocare assieme all’artista, a interagire attraverso punti, linee, forme geometriche fissati su calamite da spostare lungo le superfici.
Con Schemi luminosi variabili (1962-1969) viene presentate una serie di opere in metacrilato blu che, grazie a motorini elettrici e luci al neon, presentano suggestive figure in variazione continua. In Reticoli frangibili, Mercuriali e Variabili + Quadrionda (1965- 1971) attraverso una serie di vetri industriali a superficie lenticolare viene indagata la variazione ottico-cinetica generata dallo spostamento del punto di vista dell’osservatore che porta alla creazione di immagini fluide e «guizzanti come i pesci rossi nel vaso di vetro di Matisse». Un Luminoso variabile e uno Schema luminoso variabile sono conservati presso il Museo del Novecento e, al di là della contingenza della mostra, inseriti all’interno della sala dedicata all’arte programmata e cinetica.
Seguono la riproposizione della mostra personale realizzata alla Galleria Schwarz di Milano nel 1969 e la ricostruzione integrale dell’ambiente Dilatazione spaziotemporale di un percorso. Extrapagine (1973-1986) e Spazio potenziale (1974-1976) testimoniano il forte interesse per tematiche quali il caso e l’anomalia, mentre Meridiana, Gnomoni e Implicazioni (1974-1990) l’interesse per pieghe, spazialità e tridimensionalità.
Le installazioni di Duetti (1986-1989) e di Oh! (1997) invitano a riflettere sulla scultura da considerare in relazione allo spazio non come elemento di ingombro, ma come qualcosa che accoglie e interagisce con il vuoto.
La mostra si conclude con Silenzi (2005) e Quadri Comunicanti (2008), che esplorano il concetto di vuoto, di pieno e quell’idea di qualunque, onnipresente all’interno della produzione dell’artista, intesa come «il qualunque nel disporsi di una forma ripetuta che contiene una qualunque quantità di vuoto o una qualunque quantità di pieno».
L’impiego fantasioso di materiali estremamente diversificati, l’eleganza che ogni singola istallazione trasmette senza esimersi dal raccontare la propria storia, i giochi di luce e di suono e le atmosfere sono solo alcuni dei punti forti dell’esposizione. La parabola artistica di Grazia Varisco è qui celebrata in tutta la sua grandezza e complessità; il percorso che viene così a delinearsi è prima di tutto testimonianza del grande studio e della passione di una donna che non ha mai rinunciato a far sentire la propria voce e a rivendicare il diritto di poter esprimere la propria unicità attraverso l’arte.
Foto di copertina: Quadri comunicanti, Grazia Varisco Percorsi Contemporanei 1957-2022, ph Thomas Libis