Del: 12 Settembre 2022 Di: Asia Esposito Commenti: 0
Da rileggere per la prima volta. Il Maestro e Margherita

Provando a spiegare di cosa parla Il Maestro e Margherita si potrebbe essere presi per folli e nel leggerlo ci si chiede se non lo si è davvero.

Siamo a Mosca, negli anni Trenta – gli anni di Stalin e della dittatura, che non viene apertamente nominata ma è ovunque – e il diavolo è appena arrivato in città con quella che sembra a tutti gli effetti una corte degli incubi al seguito. La vicenda ha inizio nei giardini Patriarsie dove un giovane poeta, Ivan Ponyrëv e il direttore di una rivista russa, Michail Berlioz discutono circa la figura storica di Gesù e l’esistenza di Dio.

I due vengono interrotti da Woland, che altri non è che Satana in persona, che si presenta come un esperto di magia nera e cerca di convincere i due interlocutori dell’esistenza di Cristo, raccontando loro di essere stato presente quando Ponzio Pilato l’ha sottoposto a processo a Gerusalemme. Per convincere i due uomini, ancora molto scettici, predice anche la morte del direttore.

Quando solo poche righe dopo Berlioz morirà esattamente come predetto, Ivan perde la ragione e viene rinchiuso in un ospedale psichiatrico.

È proprio qua che il poeta incontra un altro paziente, conosciuto solo come il Maestro, un uomo triste e sconfitto, che si trova nella struttura perché impazzito a causa dei continui tagli e rifiuti della censura sovietica sul suo romanzo (che ha infine dato alle fiamme) e, soprattutto, a causa di una travolgente storia d’amore con Margherita, una donna sposata che incontrava di nascosto in uno scantinato. 

Nella seconda parte del libro appare la stessa Margherita, che non ha mai rinunciato a ritrovare il suo amato e la cui vicenda si intreccia con quella del grottesco seguito del diavolo, tra cui figurano il gatto nero parlante Behemoth, il tirapiedi Azazello e il valletto Korov’ev, che non perdono occasione per seminare il caos a Mosca.

Alla storia principale, però, se ne affianca un’altra, che si sviluppa in parallelo e va a costituire un filone narrativo a sé, pur restando dipendente dal primo, e dando vita a un romanzo nel romanzo. 

I capitoli ambientati a Gerusalemme che vedono come protagonista Ponzio Pilato e il suo dissidio interiore circa il processo di Jeshua Ha-Nazri, non sono altro che il romanzo del Maestro. «Un miracolo che ognuno deve salutare con commozione» è quello che scrive Eugenio Montale sul Corriere della Sera nel 1968, parlando de Il Maestro e Margherita, che è appena stato pubblicato da Einaudi.

A spingere Montale a definire il romanzo un miracolo forse è stata la travagliata storia editoriale che lo ha caratterizzato. L’autore, Michail Bulgakov, comincia a scrivere l’opera nel 1928 e nel 1930 è già pronta per la pubblicazione una prima versione, che tuttavia viene impedita dalla censura sovietica

Probabilmente mosso da un’estrema frustrazione, Bulgakov getta il romanzo in una stufa, dimostrandoci che quando Woland dice al Maestro che «i manoscritti non bruciano», probabilmente si sbagliava. 

Bulgakov riprende in mano l’idea e continua a lavorarla per tutti gli anni successivi, fino alla sua morte, avvenuta nel 1940. 

Tuttavia, Il Maestro e Margherita dovrà aspettare ancora diversi anni per vedere finalmente la pubblicazione, che avverrà solo tra il 1966 e il 1967.

Il Maestro e Margherita racchiude in sé molteplici suggestioni e combina in modo impeccabile situazioni assurde, grottesche, comiche e macabre a quella che è stata definita la più grande storia d’amore di tutti i tempi. Ma non solo. Attraverso queste pagine di fantasia si staglia chiaramente la denuncia di Bulgakov alla repressione stalinista, oltre che all’etica e alla società degli anni Trenta del Novecento.

Il lettore non può fare a meno di chiedersi cosa stia leggendo e allo stesso tempo non può evitare di essere completamente avvolto e trascinato dalla dimensione onirica e surreale di questo capolavoro.

Asia Esposito
Mi chiamo Asia e mi ha sempre dato fastidio che non si potesse abbreviare. Studio lingue e letterature straniere, gioco a basket (o almeno ci provo), leggo fantasy e ho una bizzarra passione per il trivial pursuit. Sono più felice quando faccio colazione con brioche e cappuccino.

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