Del: 30 Settembre 2022 Di: Matilde Elisa Sala Commenti: 1
FeST, il Festival delle Serie TV: voce all’inclusività

Quante volte avremmo voluto bucare lo schermo per parlare direttamente con i nostri personaggi preferiti ed essere partecipi della storia? Quante avremmo invece voluto ricevere risposte da professionisti per chiedere spiegazioni sull’andamento della trama, o semplicemente confrontarci con qualcuno appassionato tanto quanto noi al mondo della serialità?

Questa quarta parete, impostaci necessariamente da uno schermo, un monitor o un display, per qualche giorno è stata rotta, e il sipario è calato.

Alla Triennale di Milano, il 23, 24 e 25 settembre, si è svolto il FeST, Festival delle Serie TV, il primo festival italiano interamente dedicato alla serialità televisiva nell’epoca dei servizi di streaming. Giunto alla sua quarta edizione, il FeST è dedicato a tutti coloro che amano la serialità e vorrebbero scoprirne anche gli aspetti più nascosti.

Lo slogan di quest’edizione è Reframing Nature, perché “Reframing Nature accende i riflettori sui significati che attribuiamo alla parola “natura” e sulle sue declinazioni nelle storie per la tv. Reframing vuol dire dare una nuova cornice a un concetto, perché la cornice fa parte del quadro e ne modifica l’impatto su chi guarda. In gergo psicologico, implica l’atto di rimettere in prospettiva, ripensare a un determinato aspetto in molteplici maniere. E, spesso, trasformarlo. […] Natura è un costrutto sociale […] Natura è raccontare storie […] Natura è convivenza delle differenze […].” Così Marina Pierri, direttrice artistica di FeST, spiega il tema e l’obiettivo principale di quest’anno.

Grande novità di quest’edizione è stata la nascita di FeST Education & Entertainment, una giornata, quella di venerdì 23, interamente dedicata a delle masterclass tenute da docenti e professionisti del settore, con l’obiettivo di formare figure professionali qualificate e istruite. Più volte si è ribadito quanto il mondo della serialità non possa prescindere dalla formazione, necessaria per costruire l’intera industria: “è una sfida professionale di alto livello, che ha rivoluzionato i confini delle storie e dello stesso modo di costruire queste storie”. Con queste parole si è aperta la prima masterclass, tenuta dall’Alta Scuola per la Serialità Televisiva, seguita poi da corsi tenuti dalla Scuola Mohole, la Civica Scuola di Cinema “Luchino Visconti”, ITTV Forum & Festival e la Scuola Holden.

Numerosi spunti di riflessione sono sorti nei panel delle giornate di sabato e domenica, attraverso i quali, intervento dopo intervento, è emerso con sempre più chiarezza il filo conduttore: l’inclusività.

Partendo da Da Pose a Vida: la famiglia scelta nelle serie TV si è discusso di quanto lavoro sia ancora necessario fare affinché venga data una visione molto più inclusiva della famiglia nella serialità. È ancora difficile che vengano raccontate le persone transgender sotto questo punto di vista che, anzi, vengono validate solo in base al dolore che provano, al rifiuto e al giudizio che subiscono dalla società. Questo accade perché manca una rappresentazione della famiglia a trecentosessanta gradi: famiglia può essere intesa nel rapporto con i genitori, ma famiglia è anche quella che si sceglie ogni singolo giorno fatta da persone che ti ascoltano, ti accolgono e condividono esperienze di vita; famiglia è anche quella che si crea con i propri animali. È davvero difficile rappresentare questi concetti e sentirsi rappresentati, in un mondo dove ancora prevale un discorso di potere, legato agli stereotipi, all’omotransfobia, al razzismo, all’uccisione massiccia di animali e alla legge di mercato. È attualmente doveroso, al contrario, osare, proporre narrazioni svincolate dai costrutti sociali, per dimostrare che lo stereotipo non vale nulla.

Lo stesso si è cercato di dimostrare in Year of the Penis, dove ci si è focalizzati sul preponderante interesse sul nudo e la fisicità maschile, che hanno iniziato a popolare le narrazioni seriali. In particolar modo, in Italia, si è iniziato a trattare in maniera più specifica questo tema con l’annuncio della quinta stagione di Skam Italia, nella quale Elia, il protagonista, vive una situazione di disagio e di ansia data dalle dimensioni del suo pene. La questione sorta attorno al “micropene” è in realtà dettata, ancora una volta, da uno stereotipo culturale del quale però risulta necessario parlare, vista la forte reazione ilare e aggressiva emersa soprattutto dopo Skam Italia. Ma le serie sono un pezzo della cultura moderna, uno dei luoghi più adatti dove sdoganare certi tabù e credenze come la desiderabilità sociale. La cultura detta ciò che è desiderabile, soprattutto dal punto di vista fisico ed estetico, e questo crea un forte senso di frustrazione. È importantissimo reclamare tutte le etichette che la nostra stessa società ha posto, per poterle togliere.

Si può parlare di inclusività non soltanto per quanto riguarda la rappresentazione dei personaggi, o delle storie, ma anche dei luoghi: come discusso in A Milano manca solo il mare, questa città è il set che si presta maggiormente a questo tema, perché ha saputo invertire in maniera vertiginosa la propria reputazione, consolidandosi come ambiente aperto, unico e sempre attuale.

Anche il Pianeta Psichedelico è un luogo immaginario che interessa molte persone del settore. La psichedelia è un argomento sempre meno tabù, verso il quale si sta cercando di essere sempre più inclusivi e, soprattutto, predisposti.  

Nell’incitare il mondo della serialità ad essere più inclusivo, lo stesso FeST si è dimostrato tale soprattutto nella varietà di temi proposti e di ospiti invitati.

Tra politica, turismo seriale, tavole rotonde, anteprime esclusive e incontri emozionanti (come quello con Nora Felder, Music Supervisor di Stranger Things e Vincitrice del Premio Emmy), il FeST è un’occasione unica per entrare in scena, conoscere e confrontarsi, anche personalmente, con professionisti di ogni ambito, content creators, appassionati di serie TV, e mettersi in gioco, allargando i propri orizzonti e le proprie aspettative. Una lezione di cui tutti abbiamo bisogno, oggi più che mai.

Matilde Elisa Sala
Studio Lettere, mentre aspetto ancora la mia lettera per Hogwarts. Osservo il mondo con occhi curiosi e un pizzico di ironia, perdendomi spesso tra le pagine di un buon libro o le scene di un film. Scrivo, perché credo che le parole siano lo strumento più potente che abbiamo.

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