Del: 10 Settembre 2022 Di: Giulia Scolari Commenti: 2
La morte di Elizabeth II segna una cesura nella storia

È stato l’account ufficiale della famiglia reale ad annunciare definitivamente la morte della Regina Elizabeth II: da ore era stato dato l’allarme da parte dei medici curanti e la BBC aveva interrotto la regolare programmazione per offrire una diretta sulle condizioni della regina e gli spostamenti della famiglia reale. Dopo la sua perdita, il regno passa nelle mani del primogenito Charles – da oggi Charles III, ex Principe del Galles – e della consorte Camilla Shand.

La morte della Regina di Inghilterra non segna soltanto la fine del più lungo regno che la Gran Bretagna abbia mai conosciuto – durato oltre 70 anni – ma anche una vera e propria cesura nella storia.

Elizabeth II è infatti successa a George VI, deceduto dopo anni di malattia nel 1951, ed è stata incoronata nel 1953. Questo fu un periodo pivotale per la storia della Gran Bretagna: il secondo conflitto mondiale era da poco giunto al termine, Winston Churchill iniziava il suo terzo mandato e la nazione cominciava a fare i conti con un nuovo capitolo della sua storia, in cui l’egemonia mondiale era ormai persa a favore degli emergenti Stati Uniti. Sebbene oggi sia evidente vedere nell’immagine della Regina quel simbolo di stabilità su cui si fonda l’intero sistema politico (e culturale) inglese, in quel tempo la sua figura di giovane donna non dava certo alcun’idea di sicurezza al popolo.

Fu con la sua stessa incoronazione, il 2 giugno 1953, che ella mostrò di avere delle qualità di leader da non sottovalutare: fu una delle prime importanti celebrazioni trasmesse in diretta nazionale utilizzando strumenti moderni come la televisione per unire come mai prima d’ora la famiglia reale al popolo.

Cresciuta tra le due guerre, Elizabeth di Windsor aveva ricevuto da bambina una lezione di importanza fondamentale: la famiglia reale non è come le altre, è un simbolo incrollabile per i cittadini ed è loro che deve sempre servire. Mentre i Savoia si allontanavano di soppiatto dalla patria, la famiglia di Buckingham Palace resisteva a testa alta sotto i bombardamenti e, capitana, si ergeva a sostegno della nave alla deriva che era la sua nazione. Così, nonostante la sua indole introversa e riservata e la sua educazione ferrea mirata a renderla mero strumento a servizio dello Stato, Elizabeth II ha sempre cercato di mostrarsi vicina al suo popolo: gli inglesi, ma soprattutto l’insieme dei cittadini del Commonwealth.

È stata il sovrano che più ha viaggiato per il mondo, nel tentativo di conoscere il più possibile tutti quelli che erano possedimenti inglesi,

ma che sotto il suo regno sono diventati alleati e collaboratori di un impero antico che aveva bisogno di evolversi e che ha saputo trovare forza nella differenza, unione nella distanza. Mentre compiva i suoi viaggi e introduceva pratiche come la passeggiata tra la folla colorando di (forse ingenua) buona volontà quel lungo processo che è stata la decolonizzazione inglese, in patria continuava ad essere criticata e messa in difficoltà: la stampa ne criticava il carattere poco caloroso e il Partito Conservatore tentò addirittura tramite un meccanismo formale di deporla. Solo dimostrando di essere determinata nel suo disegno politico è stata vista come degna di rispetto ed ubbidienza.

Come ad ogni donna che si sia saputa affermare in un mondo di uomini quale era la Gran Bretagna degli anni Cinquanta, l’accettazione di Elizabeth II da parte del popolo inglese avvenne quando essa venne descritta come portatrice di “cuore e stomaco di un uomo”.

Se nel ventennio successivo l’intero mondo è stato sconvolto da una serie di cambiamenti politici, sociali e culturali, è stato proprio allora che la Regina è diventata per i suoi cittadini il legame con il passato nel bene e nel male. Mentre lo zeitgeist cambiava irreversibilmente anche in uno stato tendenzialmente moderato come il Regno Unito – con l’ottenimento delle indipendenze di sempre più ex colonie, la punk wave che proprio nel rifiuto di tutto ciò che è una forma di governo si fondava, la nuova fase della guerra fredda, i movimenti indipendentisti in Irlanda – la Regina diventava punto di riferimento per le generazioni che si sentivano perse e simbolo di conservatorismo per le generazioni più giovani.

Elizabeth II ha saputo svolgere il suo compito al meglio in quegli anni: Il ruolo del monarca è ormai puramente simbolico e formale, la maggior parte dei suoi poteri sono ormai trasferiti ai ministri, lei è riuscita a svolgere un ruolo influente nella politica sempre restando nei limiti che la Costituzione le tracciava.

È sempre stata ben informata sulla politica, non solo inglese, ma mondiale, più per passione che non per lavoro: diversi leaders mondiali si sono complimentati per la sua saggezza, diversi Primi Ministri sono stati da lei consigliati anche su politiche molto complesse.

Sicuramente più vicina al partito conservatore, ha comunque offerto sostegno anche ai partiti più vicini ad un’idea inglese di forte sinistra come il Labour. Il suo carattere riservato e le sue responsabilità di sovrana hanno reso molto difficile capire quali fossero le sue vere idee e quali fossero i Primi Ministri che le sono piaciuti di più o di meno, ma questi restano temi molto dibattuti tra gli esperti di politica inglesi, dimostrando quanto il suo ruolo rimanga importante anche in un’epoca in cui le monarchie sembrano retaggi obsoleti. È più facile credere che Elizabeth II fosse guidata più da ideali di stampo religioso che non politico, che le sue idee non fossero legate tanto a un partito o ad un’ideologia, ma piuttosto a valori universali quali pace ed unità. Così avrebbe preferito evitare una guerra in più che non mantenere il pugno di ferro su alcuni Stati, ma ha ritenuto opportuno rafforzare il sostegno alla corona negli Stati che sembravano allontanarcisi (come il Canada); è stata amica di Nelson Mandela, figura legata alla lotta contro il razzismo e le disparità, tanto quanto del presidente Reagan. 

Denota ignoranza chiunque si approcci a commentare la figura della ex sovrana inglese impuntandosi sulla supremazia dei governi repubblicani ed ignorando l’affetto che la maggioranza dei cittadini britannici prova per la famiglia reale. Non ci si può infatti approcciare alla storia del Regno Unito senza scontrarsi con l’opera di Bagehot, che sottolinea quanto l’intera stabilità della politica inglese si fondi sull’irrazionale attaccamento a valori fondamentalmente semplici e di base che la famiglia reale incarna. Ad oggi i sondaggi mostrano chiaramente che una netta maggioranza dei cittadini inglesi non vorrebbe liberarsi della monarchia, ma anzi la preferisce alla Repubblica.

Essere consapevoli del ruolo chiave della Corona non significa romanticizzare una famiglia figlia del suo tempo, del suo privilegio e dell’educazione ricevuta: gli scandali che si sono susseguiti attorno alla famiglia reale nel corso di questi 70 anni non sono stati tutti meri gossip.

Sicuramente il ruolo della Regina nella tragica vicenda di Lady Diana non è stato quello di una suocera impenetrabile, ma amorevole come ella si è mostrata ai cittadini; sicuramente le dinamiche interne alla famiglia sono disfunzionali e peculiari, probabilmente nessuno saprà mai quanto pesa l’essere educati a non potersi mostrare come persone, ma come scettri che camminano.

In periodi più recenti, accuse gravissime, che sono state insabbiate abilmente, sono state rivolte al consorte Philip e anche ai figli Charles e Andrew. Fare parte della famiglia reale, come Charles ha mostrato eloquentemente al mondo, significa avere il potere simbolico su tutto il regno, ma non avere neppure quello di poter scegliere il proprio consorte. È quindi impossibile pensare che persone a cui non è permesso mostrarsi mai come esseri umani possano ammettere di aver fatto errori, tanto meno reati di una portata grave quanto accuse di pedofilia o abusi.

Non è possibile individuare nella famiglia reale, così come in nessun’altra istituzione politica, buoni e cattivi: essa va presentata come una realtà con le sue luci e le sue ombre. La regina Elizabeth II lascia il mondo dei vivi con il lascito di chi ha fatto la storia, va ricordata con rispetto e coscienza critica, ma mai bisogna commettere l’errore di vederla come monodimensionale, facile da cogliere. La sua grandezza è stata nella sua abilità di incarnare la Corona: fredda, pesante, maestosamente disarmante.

Giulia Scolari
Scienziata delle merendine, chi ha detto che la matematica non è un’opinione non mi ha mai conosciuta. Scrivo di quello che mi piace perché resti così e di quello che odio sperando che cambi.

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