Del: 27 Ottobre 2022 Di: Angela Perego Commenti: 1
Crollo all'UniCa, è stato "un fulmine a ciel sereno"?

Lungi dall’essere “un fulmine a ciel sereno” – espressione utilizzata dallo stesso Rettore dell’Università di Cagliari, Francesco Mola, per descrivere l’accaduto – il crollo dell’Aula Magna dell’ex facoltà di Geologia, ora utilizzata per le lezioni dei corsi della Facoltà di Lingue, nel complesso di Sa Duchessa a Cagliari, è invece logica conseguenza di decenni di tagli all’istruzione e di politiche che vanno nella direzione delle privatizzazioni e dell’Università-azienda, andando a ledere il diritto allo studio di studentesse e studenti e non tenendo in alcun modo conto delle loro esigenze – anzi, arrivando a metterne a rischio la vita e l’integrità fisica.

La struttura interessata dal crollo, infatti, si è accartocciata su sé stessa intorno alle 21.45 di martedì 18 ottobre, cioè poco più di due ore dopo il termine dell’ultima lezione tenutasi quel giorno, quando l’Aula Magna di via Trentino era gremita di studentesse e studenti della Facoltà di Lingue.

Per pochissimo, dunque, questo avvenimento, che comunque andrà a causare grandissimi disagi alla comunità studentesca di Cagliari, non si è tramutato in una vera e propria strage.

Non un’imprevedibile catastrofe, bensì un disastro annunciato, dal momento che da tempo alcuni dipendenti, oltre che le studentesse e gli studenti dell’Università di Cagliari, denunciavano l’esistenza di problemi strutturali che l’Ateneo si è sempre rifiutato di risolvere alla radice, mettendo in campo soltanto degli interventi “tampone” nel momento in cui alcune di queste situazioni assumevano dei risvolti preoccupanti. A proposito, alcuni dettagli particolarmente inquietanti e certamente emblematici della pessima gestione del problema da parte dell’Università di Cagliari sono stati raccontati a Vulcano da Samed Ismail, studente della magistrale di Storia e Società che ha preso parte, in seguito al crollo, all’occupazione dell’Aula Magna Capitini e all’assemblea che ne è scaturita.

«Il 18 ottobre è mancato davvero pochissimo che si verificasse una strage – ha confermato per prima cosa lo studente – Durante l’ultima lezione, terminata alle 19.30, sono stati uditi dei rumori che poi, a posteriori, si è ricostruito essere dovuti a dei crolli fortunatamente trattenuti dal controsoffitto, che per fortuna in quel momento ha retto. Come se ciò non bastasse, il 21 ottobre è arrivata notizia che in un’altra struttura dell’Università di Cagliari, situata in un altro polo, nell’Ufficio Erasmus è crollato un soffitto; al momento del fatto vi erano due dipendenti e per fortuna nessuno si è fatto male, ma questo indica quanto quello della mancata sicurezza degli edifici sia un problema dell’Università di Cagliari. Ironia della sorte, dove è avvenuto il crollo del 21 ottobre si trovavano gli studenti della Facoltà di Lingue, che erano quelli che facevano lezione nell’aula che è crollata e che erano stati spostati da lì proprio per problemi strutturali. Quest’anno, infatti, vi è un grosso problema nel polo di Studi Umanistici, perché, oltre agli studenti di Lingue e altre Facoltà affini che sono stati spostati qui, si è registrato anche un centinaio di iscritti in più, con conseguente mancanza di spazi e sovraffollamento».

La comunità studentesca da subito ha deciso di non rimanere in silenzio, chiedendo anzitutto chiarimenti circa le soluzioni che verranno adottate per consentire a chi frequenta la Facoltà di Lingue di proseguire con le lezioni, oltre che garanzie circa lo stato degli altri edifici, affinché episodi del genere non si ripetano più.

«Dal giorno successivo al crollo abbiamo chiamato un sit-in sotto il Rettorato, organizzato da un gruppo di studenti che in questi anni si è occupato di Diritto allo Studio, prevalentemente studenti borsisti non appartenenti ad associazioni di rappresentanza studentesca – ha raccontato Samed Ismail – Ci siamo ritrovati in cinquecento persone all’interno di uno spazio abbastanza ristretto, per cui si faticava a parlare. La rappresentanza ha tentato di ottenere di poter salire in delegazione dal Rettore, ma alla fine si è insistito per tenere prima un’assemblea per confrontarci. Ci siamo allora recati in corteo fino al polo di Studi Umanistici, dove peraltro vi era il Rettore; lì abbiamo occupato un’Aula Magna in una struttura vicina a quella crollata. Va infatti sottolineato che l’area in cui è avvenuto il crollo è stata posta sotto sequestro, ma il polo è rimasto aperto: è stata chiusa solo una biblioteca, non si capisce con quale criterio, mentre l’aula che abbiamo occupato e che si trova vicino a questa biblioteca non è stata chiusa neppure in via precauzionale».

Dall’occupazione è nata un’assemblea in cui sono stati discussi i principali problemi e formulati alcuni punti di rivendicazione da presentare al Rettore. Si chiede per prima cosa la previsione di un check up degli edifici visionabile da chiunque, un piano di manutenzione che stabilisca quali sono le operazioni da compiere e l’arco temporale in cui realizzarle, nonché l’approvazione di un piano sull’edilizia universitaria, in grado di garantire spazi sicuri e adeguati allo studio e alla didattica. Si ritiene inoltre necessaria l’istituzione di due commissioni: una commissione d’inchiesta autonoma per accertare le responsabilità dell’accaduto, alla quale si chiede che possa prendere parte anche la comunità studentesca, e una commissione paritetica di garanzia edilizia e sicurezza strutturale per gli anni a venire.

Soprattutto, si rifiuta la Didattica a Distanza come soluzione per lo svolgimento delle lezioni a seguito del crollo – per una serie di motivi che vanno dal non ritenerla adeguata, al considerare che comunque si sta tornando in presenza e che molti hanno già preso una casa in affitto proprio per tornare a studiare fisicamente in Università – e si richiede che venga assegnata tempestivamente una struttura idonea e sicura per lo svolgimento delle attività didattiche della Facoltà di Lingue. Un altro aspetto di cui si è discusso in assemblea è quello relativo alle tasse universitarie: «Già a monte ci sembrava un’ingiustizia che, negli anni in cui è stata introdotta la DAD, le tasse fossero rimaste invariate – ha affermato Samed Ismail – A maggior ragione questo non può accadere ora, in un momento in cui chi si è iscritto lo ha fatto per frequentare le lezioni in presenza e in cui si è sfiorata una tragedia che avrebbe potuto produrre danni irreparabili».

Il punto, secondo la comunità studentesca di Cagliari, sta nel modo del tutto inadeguato con cui l’Università fino ad ora ha affrontato problemi strutturali che da anni vengono denunciati, purtroppo invano.

«In questi giorni si è molto parlato di controlli periodici eseguiti sulle strutture, fatto che a noi non risulta, sia per le testimonianze dei dipendenti dell’Università sia per il fatto che, già il giorno successivo rispetto al crollo, il Preside del polo umanistico ha comunicato la volontà, da parte dell’Ateneo, di intervenire sul regolamento dell’Università, il quale non prevede controlli periodici su tutti gli edifici ma solo dei controlli a campione. Inoltre, la testimonianza di alcuni studenti – che una di queste mattine sono stati svegliati perché doveva entrate del personale per controllare che fossero presenti le mappe per l’evacuazione – dimostra che, a seguito di questo disastro, si è messa in moto una macchina il cui obiettivo è semplicemente quello di effettuare dei “rattoppi”, degli “interventi tampone” che poi finiscono per lasciare la situazione così com’è. Un aspetto inquietante che è emerso, ad esempio, è che una dipendente segnalava da anni le infiltrazioni che probabilmente hanno causato il crollo, ma è sempre stata ignorata; penso che tutto questo emergerà nelle indagini che ora si stanno conducendo, dato che al momento vi sono quattro indagati per disastro colposo, tra cui il Rettore».

A seguito del crollo, peraltro, era circolata la notizia relativa ad alcuni lavori svolti proprio su quell’edificio e ultimati soltanto qualche mese prima, fatto che aveva suscitato diverse perplessità circa il modo in cui potessero essere stati svolti. La risposta data dal Preside di Studi Umanistici, tuttavia, suscita forse delle perplessità ancora maggiori, dal momento che, interrogato su questo punto, ha affermato che effettivamente erano stati portati avanti dei lavori in Geologia, ma non era stata fatta alcuna valutazione di rischio per quanto riguarda l’area che nello specifico è stata poi interessata dal crollo.

La situazione, insomma, non è delle migliori, con poca chiarezza da parte dell’Ateneo circa la sicurezza delle sue strutture e, però, alcune situazioni che fanno sorgere forti dubbi circa lo stato di questi edifici.

«Anche in questi giorni continua a piovere nelle mense e le case messe a disposizione degli studenti sono da tempo in condizioni precarie, dal momento che un balcone di queste case è anche crollato – ha dichiarato Samed Ismail – I problemi strutturali, insomma, vengono affrontati solo con interventi di emergenza anziché essere risolti a monte, ma una gestione emergenziale dei problemi produce dei costi enormi perché porta a degli interventi solo dopo che si sono verificati dei veri e propri disastri, come nel caso del crollo. Tutto questo affonda la propria radice nei tagli all’Università che ci sono stati in Italia negli ultimi decenni e che vanno a svantaggiare gli Atenei delle Isole e del Sud, senza contare che molti di noi sono poi costretti, soprattutto nei cicli secondari degli studi, a lasciare la Sardegna e Cagliari per andare a studiare a Milano, Torino, Bologna».

Ora, la principale preoccupazione della comunità studentesca di Cagliari è che lo svolgimento delle lezioni in DAD, ripreso dal 24 ottobre per la Facoltà di Lingue e proposto in teoria fino al prossimo 7 novembre, possa invece protrarsi a lungo, dal momento che, nel nostro Paese, delle esigenze di studentesse e studenti sembra che ci si dimentichi molto presto.

Angela Perego
Matricola presso la facoltà di Giurisprudenza, “da grande” non voglio fare l’avvocato. Nel tempo libero amo leggere e provare a fissare i miei pensieri sulla carta.

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