Domenica scorsa alle tre di notte è andato in onda l’ultimo episodio di quella che è già la serie cult dell’anno: House of Dragons. La sceneggiatura appartiene al mondo del Trono di spade, e si è rivelata un tale successo, acclamato dai fan di tutto il mondo, al punto tale che non solo è stata riconfermata per una seconda stagione ma ha portato alla produzione di almeno un altro spin-off su Jon Snow dopo il suo esilio sulla Barriera. Oltretutto potrebbe essere presa in considerazione anche un’altra serie sulle vicende della guerriera Nymeria, sulla conquista di Westeros da parte di Aegon I, o sul Serpente del Mare, Corlys Velaryon.
Dopo più di tre anni dalla fine della serie principale, finalmente House of Dragons riporta i fan di tutto il mondo nel Continente Occidentale, con le sue ambientazioni suggestive e i nomi delle casate che abbiamo imparato ad amare e odiare.
Prequel rispetto all’originale, la storia è ambientata circa 200 anni prima, quando sul trono siede la casata dei Targaryen, al massimo del suo splendore. Il primo episodio, infatti, si concentra per l’appunto nel riabituare i fan a quei luoghi familiari, seppur molto diversi: dalla piazza dove Ned Stark è stato giustiziato, alla fossa dei draghi, passando per l’area dei Tornei e la sala del trono. Tutto risulta molto più ricco rispetto all’originale e, seppur ovviamente questo sia anche legato ad una questione di maggior budget disponibile, ciò non è altro che un effetto voluto da parte degli sceneggiatori per rimarcare le differenze fra le due serie.
Se il Trono di Spade è ambientato non molti anni dopo una tremenda guerra che ha diviso il paese, portando alla rovina i Targaryen e indebitando enormemente la corona, con il risultato che la capitale (Approdo del re), risulta una città per lo più povera, in molti luoghi addirittura malfamata, in House of Dragons invece troviamo una situazione pacifica: re Jaehearys I, uno dei più grandi sovrani della storia di Westeros, sotto il quale l’occidente ha prosperato come non mai, è deceduto da qualche anno e a succedergli per decisione del consiglio ristretto è stato il suo primo nipote maschio Viserys I, “sorpassando” sua cugina Rhaenys, figlia del primogenito di Jaehaerys I. Il sovrano non avrebbe avuto problemi nell’eleggere la donna come sua erede ma il suo obbiettivo era quello di evitare una guerra, consapevole del potere distruttivo che possono avere i draghi quando scendono in campo.
Approdo del re ci appare quindi al massimo del suo splendore ma soprattutto sorvolata da diversi draghi, i quali invece risultano estinti fino all’arrivo di Daenerys Targaryan 200 anni dopo. La serie, per l’appunto, ci propone diversi spunti su di loro: come si relazionano con i propri riders, come vivono ad Approdo del re e il ruolo cruciale che rivestono nella storia non solo in quanto potentissimi strumenti di guerra ma anche come esseri intelligenti che non sempre obbediscono al loro padrone.
La serie è incentrata sulle vicende di Rheanyra Targaryen, figlia di Viserys I, e sulla sua nomina a erede, la quale in seguito verrà contestata dalla matrigna di lei, Alicent Hightower, sua ex migliore amica d’infanzia da cui si è allontanata quando la giovane ha sedotto il re, sotto indicazione del padre.
Negli anni fra le due si generano astio e gelo a causa delle nature opposte delle giovani: mentre Rheanyra vorrebbe vivere con libertà la sua sessualità e si rifiuta di sposarsi, Alicent si sacrifica, prima per obbedire al volere del padre, poi per i suoi doveri di moglie e di sovrana e arriverà a detestare la principessa per non volersi piegare alla convenzione e vivere come più la aggrada, prima trovandosi un amante con cui ha dei figli e in seguito sposando l’uomo che ama, sbarazzandosi dell’inutile marito. Da questo disprezzo e frustrazione la celebre citazione di Alicent in un momento di furia: «Where is duty? Where is sacrifice? It’s trampled under your pretty foot again». Tutta la serie mostra il contrasto caratteriale delle due, prima da ragazze e poi da donne, rappresentato anche dal modo diametralmente opposto in cui crescono i propri figli: se quelli di Rheanyra si mostrano più sensibili, Alicent avvelena i suoi con l’odio nei confronti della principessa, appellando i suoi eredi come bastardi e preparandoli all’idea di un confronto fra i due rami della famiglia quando il re morirà e una parte del reame vorrà proclamare Aegon, suo primogenito e primo figlio maschio di Viserys, come successore al trono.
Sebbene la storia possa sembrare uno scontro fra femminismo casalingo e moderno, negli ultimi episodi Alicent rivela la sua vera natura: quella di una donna assetata di potere, desiderosa di regnare attraverso il figlio e a discapito del bene del regno. La serie, infatti, si chiude con i presupposti della guerra civile sul tavolo, draghi ruggenti e schieramenti che si formano da entrambe le parti.
Sebbene la storia della guerra civile che avverrà, chiamata Danza dei Draghi, sia già stata oggetto di uno spoiler da un lato su YouTube da alcuni video della HBO dove i protagonisti della serie originale raccontano la storia e dall’altro nel Trono di Spade stesso a causa di certi dialoghi, è interessante vedere come alcune cose siano andate diversamente rispetto a quello che poi è stato affidato alla memoria di Westeros, e come alcuni personaggi siano in verità estremamente sfaccettati, umani e, di conseguenza, alcune volte contraddittori. A tal proposito un enorme encomio per la recitazione è doveroso nei confronti di Patrick George Considine e Matt Smith, rispettivamente Viserys I e suo fratello minore, il turbolento Daemon Targaryen: i due si sono perfettamente calati nei loro ruoli creando dei personaggi interessanti, campaci di ammaliare e catturare il pubblico, commuoverlo, divertirlo e sconvolgerlo. Basti pensare alla performance di Matt nella seconda puntata, in cui nonostante abbia avuto una sola battuta, è risultato comunque il protagonista assoluto, rubando la scena a tutti gli altri.
Parlando degli aspetti più tecnici della serie, inoltre, anche il reparto costumi è da elogiare in maniera particolare, il quale ha regalato ai fan degli abiti e delle acconciature così meravigliosamente elaborati e ricchi di piccoli dettagli che è impossibile cogliere tutti i significati che nascondono senza mettere in pausa la scena e zoomarla.
Questo è un elemento molto apprezzabile in questa serie in particolare in quanto storicamente gli abitanti di Westeros sono soliti dimostrare i loro schieramenti e influenze attraverso i propri look: basti pensare che lo schieramento fra le due fazioni della Danza dei Draghi, i verdi e i neri, sono nati a seguito del colore degli abiti di Alicent e Rheanyra, le quali vestono appunto rispettivamente di verde una, il colore della sua casata d’origine, e di nero l’altra.
Molto interessante è anche l’intro: esso consiste in un flusso di sangue che segue le vicende della famiglia dei Targaryen, a partire dal disastro di Valiria, avvenimento catastrofico avvenuto centinaia di anni prima della serie e al quale sono sopravvissuti solo i Valeryon e i Targaryen, portando i draghi in occidente, e cambia di volta in volta con il proseguimento della storia, a seconda dei decessi, delle nuove nascite e dei matrimoni.
Insomma, grandi attori, una sceneggiatura convincente, costumi e ambientazioni incredibili sono gli ingredienti di House of Dragons; purtroppo però i fan dovranno aspettare probabilmente due anni prima della prossima stagione.