Dal 30 settembre 2022 al 29 gennaio 2023, l’Orangerie della Villa Reale di Monza ospita Keith Haring. Radiant Vision, una mostra itinerante dedicata a Keith Haring (4 maggio 1958 – 16 febbraio 1990), uno dei più importanti esponenti della Pop Art.
In oltre centotrenta opere inedite, provenienti da una collezione privata, vengono ripercorse le tappe più importanti della vita dell’artista: creazioni che risalgono al breve periodo di attività di Haring, esteso per soli dieci anni, ma tutt’ora significative, in grado di comunicare qualcosa in più e lasciare il segno, anche materialmente.
Fortemente influenzato dall’attività artistica di Andy Warhol, Haring inizia a esprimersi tramite segni, simboli e icone, affascinato dai meccanismi pubblicitari e dallo studio della semiotica. Ben presto si renderà conto che tutto ha un significato per ogni singolo individuo, che il simbolismo è qualcosa di vitale, segno di purezza verso il futuro.
L’arte è pubblica, l’arte è per tutti e l’arte sono modi e tecniche diverse.
Haring sperimenta molto nel corso della sua carriera, dipingendo murales nella metropolitana newyorkese, offrendo quindi vere e proprie performance di street art, creando stampe (come l’immensa Medusa), icone, colorate e in bianco, fino ad arrivare al famosissimo radiant baby, il suo tag, marchio di riconoscimento.
Se si volesse però cercare di riassumere il valore pregnante dell’arte di Keith Haring, dovremmo allora parlare di artivismo: un connubio tra arte e attivismo, politica, cultura e rappresentazione della realtà. In numerose opere-manifesto, Haring affronta in maniera molto aperta il tema della sessualità libera, essendo lui dichiaratamente omosessuale, il tema della droga, a causa della sempre maggiore diffusione del crack o ancora si fa portavoce della lotta contro l’Apartheid.
Negli anni ’80, come molti altri artisti in quel periodo, si ammala di Aids e la rappresentazione di questa malattia diventa sempre più preponderante nelle sue opere. In Apocalypse, un connubio di immagini e parole, Keith racconta come sia diventata la città di New York in quegli anni e come lo spettro dell’Aids sia ormai diventato incombente.
Oltre ad essere un grandissimo sostenitore della giustizia sociale, Haring si è sempre dedicato ai giovani di tutto il mondo, alla difesa dei loro diritti e del loro talento artistico, collaborando con loro.
Il contatto con il suo pubblico si è sempre più intensificato grazie all’apertura dei Pop Shop, dove si potevano acquistare spille, magliette, oggetti, creati direttamente da lui.
Grazie a Keith Haring si è rivoluzionato il modo di fare arte. Le sue opere sono teatro di un progetto più grande, che mira a far sentire la propria voce e il proprio pensiero, denunciare le ingiustizie e i problemi della società per trovare un cambiamento.
L’arte è di tutti e per tutti, ognuno ha il diritto di sentirsi rappresentato. L’artivismo di Keith Haring ha ancora molto da insegnare alla nostra società: è fin troppo attuale e necessario nel mondo in cui viviamo oggi, che ha ancora bisogno di un forte scossone per innescare un simbolico cambiamento.
Si ringrazia gentilmente lo Studio Battage per le fotografie ufficiali della mostra.