Del: 17 Novembre 2022 Di: Michele Baboni Commenti: 0
Giovani per il cambiamento. Intervista a Lia Quartapelle

Le elezioni sono ormai passate da quasi due mesi, eppure si ha la sensazione di essere calati in una campagna elettorale senza fine: dalla guerra in Ucraina alle morti sul lavoro, passando per un’infinità di altre questioni, ogni argomento è buono per accendere un dibattito che anima continuamente la vita politica del nostro paese. Spesso la disputa si consuma nei salotti televisivi o attraverso dichiarazioni più o meno ufficiali. In ogni caso, sono sempre le personalità politiche più rilevanti ad esprimere la propria opinione: per alcune voci che si sentono, ce ne sono molte altre che rimangono inascoltate, e molti altri temi che rimangono sottotraccia.

Molto spesso, i giovani sono coloro che non vengono ascoltati, e che devono sgomitare per farsi sentire dalle istituzioni. Un anno fa ne avevamo discusso con Pippo Civati, secondo cui oggi la politica non parla più a nessuno, ma è compiacente di sé stessa ed incapace di parlare ai giovani, alle donne e alle minoranze. Eppure, nascoste tra le urla del dibattito politico, esistono ancora figure che sanno rappresentare gli elettori, parlando della realtà con sensibilità e riuscendo ad essere portatrici delle istanze dei giovani.  

Tra queste persone c’è Lia Quartapelle, deputata del Partito Democratico molto nota tra i giovani e nella comunità milanese, che si è distinta in più occasioni per il suo impegno verso molte delle cause più sentite dalle nuove generazioni, dai diritti civili fino alle questioni di politica estera. Nell’ultima campagna elettorale l’abbiamo vista spesso al fianco di persone giovanissime, per ascoltarne le proposte e le idee. Per capire di più sul rapporto tra i giovani e la classe politica, abbiamo deciso di contattarla.

L’intervista è stata editata per motivi di brevità e chiarezza. 


In occasione delle ultime elezioni, lei si è spesso presentata nelle realtà liceali e giovanili, coinvolgendo nel suo comitato elettorale diverse persone molto giovani. Potrebbe raccontare l’esperienza? Che cosa ha imparato da queste persone?

L’esperienza di lavorare a stretto contatto con persone molto giovani è stata la cosa più bella della mia ultima campagna elettorale. Condividere un pranzo o un aperitivo con persone giovanissime – talvolta anche minorenni – mi ha fatto aprire gli occhi e vedere le questioni da un punto di vista differente. Durante la campagna ho incontrato persone che erano al loro primo voto: ormai tra me e loro c’è una distanza di 20 anni, per questo avere delle occasioni di confronto è prezioso. Per capire il loro sguardo sul mondo e sul futuro, e per ragionare con una sensibilità diversa su determinati temi.

Come crede che saranno le politiche giovanili del nuovo governo a guida Meloni?

Temo che il governo Meloni non abbia chiare le necessità dei giovani e le problematiche che affrontano vivendo in Italia oggi. Dalle diverse narrazioni fatte negli ultimi anni sembra che la destra veda i giovani italiani in una maniera stereotipata e molto distante dalla realtà. È stato reso chiaro proprio da Meloni stessa, quando durante la campagna elettorale ha fatto quel discorso sulle «devianze» dei giovani. Spero vivamente che lo scontro con la realtà di governo farà capire loro che il mondo dei giovani e dei loro bisogni è ben diverso da come lo immaginavano o come lo avevano dipinto.

Quali sono secondo lei i temi su cui i giovani sono più sensibili? La classe politica riesce ad intercettare questa sensibilità?

I temi su cui i giovani sono più sensibili a mio parere sono la lotta al cambiamento climatico, il lavoro e la scuola. Dalle realtà liceali e giovanili percepisco un grande desiderio di battersi per gli stage retribuiti, per una maggiore offerta lavorativa per i giovani e per politiche ambientaliste al passo con l’urgenza che stiamo vivendo. Parlando con loro ho anche capito che la scuola, così com’è strutturata oggi, è per loro da cambiare: i PCTO devono essere rivisti e il metodo d’insegnamento deve essere ripensato per essere più al passo con i tempi che viviamo. Credo che la classe politica per molto tempo abbia parlato di giovani senza parlare con i giovani. Credo che ci sia la necessità di smetterla di parlare di giovani ma di iniziare ad ascoltarli, e insieme a loro trovare delle soluzioni concrete alle loro necessità. 

Dato che lei si è a più riprese occupata di politica estera, quanto è estesa la sensibilità giovanile sui temi caldi della politica estera? Per intendersi, si limita alle questioni più dibattute, come la guerra in Ucraina, oppure va oltre?

Dalla mia esperienza ho capito che i giovani sono interessati ad ampliare i loro orizzonti e a osservare la politica anche fuori dall’Italia. Quando è scoppiata la guerra in Ucraina, abbiamo organizzato diverse cene di raccolta fondi sia a Milano che a Roma per sostenere organizzazioni che portassero lì cibo, medicine e beni di prima necessità. In queste occasioni ho visto moltissimi giovani pronti a darsi da fare e volenterosi di mettersi in gioco. Anche al di là della guerra in Ucraina credo che la passione per la politica estera dei giovani sia viva e interessata.

Le manifestazioni hanno un’influenza sul posizionamento internazionale dell’Italia?

Le manifestazioni sono uno strumento importantissimo, da utilizzare in democrazia quando si vuole dare un segnale, sia internamente che internazionalmente. Le manifestazioni possono avere un’influenza anche sul posizionamento internazionale dell’Italia, se strutturate con un obiettivo chiaro e comune. Per questo motivo penso sia importante che le manifestazioni per questioni internazionali non diventino palchi in cui i diversi partiti si posizionano in contrapposizione ad altri internamente (come è accaduto nelle recenti manifestazioni per la pace in Ucraina a Roma e Milano). Se ci si presenta in maniera unitaria e rappresentando un obiettivo comune e superiore ai singoli partiti, si riescono a dare segnali più forti.

Lei si è spesa più volte anche per la parità di genere, sostenendo movimenti come “Libera di abortire” o altre associazioni femministe. Quanto sono importanti questi movimenti in Italia?

Per quanto mi riguarda, sono importantissimi. Penso che questi movimenti siano essenziali per controllare come alcune leggi vengono applicate nel nostro paese (mi riferisco alla 194 ad esempio); per fornire dati e testimonianze aggiornate; per mantenere vivo il dibattito su determinati temi e per creare rete tra persone. 

Chiudo con una domanda un po’ provocatoria: i giovani d’oggi possono cambiare il mondo?

I giovani hanno sempre cambiato il mondo. Oggi, come sempre nella storia, c’è bisogno delle giovani generazioni per cambiare le cose che non vanno. Io invece mi impegnerò per stare al loro fianco e per fornirgli gli strumenti necessari.

Michele Baboni
Studente di scienze politiche, sono appassionato di filosofia, politica e calcio. I temi che ho più a cuore sono i diritti civili e il cambiamento climatico, anche se l'attualità è sempre un punto di partenza stimolante per nuove riflessioni. La scrittura è il mezzo per allargare i miei orizzonti, la curiosità il vento che mi spinge alla ricerca incessante di nuove risposte.

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