Del: 23 Novembre 2022 Di: Tommaso Pisani Commenti: 0
Raccontare storie: la narrazione in Dungeons & Dragons

Raccontare storie, creare mondi, immaginare tempi lontani dove tutto può accadere. Da sempre la specie umana ha voluto, o sarebbe meglio dire ha dovuto, riportare, modificare, inventare storie di ogni tipo: da semplici e scarni resoconti alle più bizzarre e fantasiose (forse ora non più) vicende fantascientifiche, dal fatto di cronaca quotidiana del matrimonio del vicino fino ai racconti più epici compiuti insieme ad Ulisse, dalla piccola favola della buonanotte alle grandi narrazioni in cerca di una balena bianca.

Tante quante sono le storie, così sono anche i significati intrinseci che ognuna di loro possiede. Le spiegazioni contenute nei miti cosmogonici greci, i valori morali da insegnare ad un’Italia da poco unificata che portava con sé Cuore di De Amicis, le critiche sociali che sussurrava Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij, i viaggi attraverso lo spazio di Dune di Herbert, l’orrore profondo intuito da Lovecraft nel Necronomicon e tanti altri. Finché ci sarà la specie umana così ci saranno storie, racconti, fiabe, poesie e tutto quello che l’immaginazione e le capacità umane potranno scegliere di riportare, scrivere, sognare, creare.

Con l’avanzamento tecnologico sono anche aumentati i modi in cui le storie possono essere comunicate: dall’oralità e le pitture rupestri intorno a piccoli falò in caverne anguste si è passati per la stampa, fino ad arrivare al mondo contemporaneo dove ogni informazione viene registrata ed è disponibile globalmente. Film, poesie, serie tv, giornali, libri, qualunque sia il racconto ognuno ha le proprie caratteristiche, dal genere e al significato fino al modo in cui è stato deciso che comunicherà il proprio contenuto.

In questo articolo si vuole parlare di uno specifico modo in cui gli esseri umani hanno deciso di raccontare storie: Dungeons and Dragons, un semplice gioco da tavolo.

Come detto, Dungeons and Dragons (da ora “D&D”) è un gioco da tavolo sviluppato nel 1974 da Gary Gygax e Dave Arneson. In particolare, è un gioco di ruolo, il che significa che i giocatori assumono il ruolo di un determinato personaggio, che sia scelto da loro o meno. Il gioco è organizzato in modo che ci siano i giocatori, ognuno con il proprio personaggio, e il dungeon master (“dm” in breve), ovvero colui che per ora potremmo dire controlla il gioco. Il dm pensa ad un mondo in cui i giocatori potranno girare liberamente.

Il gioco non ha uno scopo definito e si svolge attraverso le parole che i partecipanti si scambiano. Fino ad ora nulla di troppo emozionante. La vera scintilla presente in D&D è il ruolo che la creatività e l’immaginazione posseggono.

Per giocare a D&D non occorre nulla se non un foglio ed una matita. Non esistono, a meno che non li si desideri, pedine, tabelloni o carte, ma tutto quello che serve è nell’immaginazione dei partecipanti.

Affinché si possa giocare occorre un mondo di gioco che viene pensato e preparato dal dungeon master che in questo particolare racconto, perché ogni partita di D&D è un racconto, gioca il ruolo del narratore: è il dm che crea tanto l’ambientazione quanto i personaggi che ci scorrazzeranno dentro, esattamente come lo scrittore di un libro oppure il regista di un film. I giocatori hanno invece il ruolo di creare il proprio alter ego nel gioco, il proprio personaggio.

Una volta che queste premesse sono soddisfatte il racconto può cominciare e si svolge sotto gli occhi dei partecipanti. Infatti, la caratteristica che da sempre ha contraddistinto D&D dagli altri giochi è la possibilità che i giocatori hanno, tanto quanto il dm, di modificare il racconto nel mentre si narra; non è Monopoli dove il limite è il quadrato di cartone, ma è uno spazio immaginario in continua evoluzione e formazione.

I giocatori, insieme al dm, hanno un ruolo attivo nella creazione del mondo, dato che sono le loro scelte che indirizzeranno la trama e non solo quello che il dm ha pensato e preparato.

Un veloce esempio: il dm parte con la narrazione e dice che i personaggi arrivano ad un bivio; ora, saranno i partecipanti al gioco attraverso i loro personaggi a scegliere che strada prendere consci o meno delle insidie o delle meraviglie che li aspettano. Provate a prendere un libro a vostra scelta, supponiamo sia Il piccolo principe e cercate di fare andare il piccolo principe su un altro pianeta rispetto a quelli che ha visitato. Non potete. Ecco, questa è la caratteristica che contraddistingue D&D dalle altre narrazioni: il poter partecipare attivamente alla creazione della storia, il poter prendere in mano le redini del mondo in cui ci si trova e scorrazzarci dentro.

Nel corso del tempo D&D ha ispirato molto autori e molte altre narrazioni sono uscite da questo bacino sconfinato di immaginazione: basti pensare a tutti i giochi di ruolo che esistono adesso nel mondo dei videogiochi (come Elden ring, Skyrim o i numerosissimi Final Fantasy) oppure ai tentativi di rendere interattivi alcuni show televisivi (come la puntata “Bandersnatch” di Black Mirror).

Purtroppo, però, D&D è stato anche oggetto di pesanti critiche. La prime grandi accuse sono state sollevate da alcuni gruppi cristiani che videro nel gioco la promozione di pratiche legate al satanismo e alla stregoneria come suicidio, omicidio e la presenza di figure nude. In seguito, il gioco fu accusato di causare disturbi psicotici e da sempre è stato associato al mondo “nerd” con accezioni satiriche e dispregiative. Con il tempo le accuse sono state provate infondate mentre il gioco ha trovato un eco sempre maggiore. Basti pensare che negli ultimi anni la sua comparsa in serie televisive come Stranger things e The Big Bang Theory ha portato milioni di persone ad avvicinarsi a questo mondo e nel 2023 è programmata l’uscita di un film ispirato al gioco.

Detto questo, l’articolo si conclude con un caldo invito a provare in prima persona il gioco in modo da poter sperimentare cosa significhi far viaggiare l’immaginazione e cosa significhi creare una storia, senza cadere in stagnanti stereotipi.

Tommaso Pisani
Studente di filosofia del 2000. Leggo, guardo film, videogioco e semplicemente mi guardo attorno lasciando correre i pensieri e accompagnando la penna sul foglio.

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