Del: 11 Dicembre 2022 Di: Gaia Martinelli Commenti: 0

La poesia è un’arte in grado di condizionare il cambiamento sociale, che ha saputo accompagnare o addirittura influenzare il corso degli eventi storici e continua tuttora ad avere un ruolo fondamentale per la nostra specie. 

Il potenziale che risiede in alcuni versi è inimmaginabile. Nel corso del tempo i poeti, con la loro arte, hanno saputo influire sui cambiamenti sociali, politici e storici. Il loro ruolo è, tuttavia, spesso poco evidenziato. Per accorgersi della crucialità di tale espressione artistica e dei suoi creatori basta citare l’UNESCO che nel suo sito web afferma in maniera risoluta: “No society exists without poets”.

Difatti, la poesia può servire, ad esempio, come strumento di creazione di consenso e di sensibilizzazione, come luogo di incontro per chi condivide le stesse idee, come sorgente di cambiamento sociale.

Ripetutamente, nel corso della storia i poeti si sono fatti portavoce di moti sociali, la loro arte è stata protagonista e simbolo di rivoluzione, alcuni loro poemi sono stati in grado di trascendere gli anni e rimanere protagonisti di certi reami, di certe idee, di certi valori. La poesia è rivoluzione, è cambiamento, o quantomeno ha il potenziale per esserlo.

Per approfondire, in termini storici, la rilevanza della poesia nei cambiamenti sociali, è fondamentale ricordare come essa fu cruciale per ragioni pratiche nell’antichità: la presenza delle rime facilitava la memoria e permetteva una più semplice trasmissione del sapere. Havelock, nel suo libro Cultura orale e civiltà della scrittura, spiega, appunto, che poesia e cultura coincisero fino all’epoca di Platone, giacché la poesia rappresentava il mezzo prediletto, per non dire unico, per tramandare la conoscenza accumulata sia a livello giuridico, che storico, scientifico e così via.

Adottando una prospettiva meno eurocentrica e spostandoci in Cina, un evidente esempio di ciò risale circa al 700 d.C., al tempo della dinastia Tang. Anche in questo contesto, i versi facilitavano il passaparola, utile alla loro diffusione. Li Bai, poeta cinese, porta questa diffusione all’estremo: l’arte poetica non resta più relegata allo strato elitario e dirigente della società, ma si fa più democratica; viene permesso al popolo di partecipare alla conoscenza, ma anche di riconoscersi nei versi, che tra le altre cose rappresentavano una satira alla corruzione o cantavano lodi all’immensa gratitudine alla natura. 

Scarry, nel suo articolo del 2012, intitolato Poetry Changed the World, spiega come più tardi, in epoca medievale, la poesia (e soprattutto la disputa poetica) fosse strettamente correlata alla diffusione di tre istituzioni tra il XII e il XV secolo: le università, le corti di giustizia e il Parlamento.

Ancora, John Milton, nel XVI secolo, così come Dante aveva già fatto nel XII secolo, influisce fortemente sulla concezione sociale relativa ad alcuni concetti religiosi: il paradiso e l’inferno, ad esempio. Attraverso Paradise Lost, l’idea di redenzione viene rivoluzionata. Inoltre, lo stesso autore, con i suoi versi sulla libertà, ha contribuito in maniera decisiva alla Rivoluzione Americana. Allo stesso modo, Dante, con la Divina Commedia “ha cambiato la storia perché ha cambiato il modo di percepire la realtà, di descriverla, di trasformarla in simbolo”.

Tra il 1700 ed il 1800, inoltre, poeti come Burns, Whitman e Blake, trattando delle tematiche di razza e sesso, hanno influito fortemente sulla presa di coscienza delle persone della necessità di uguaglianza e fratellanza. 

Nel XX secolo, invece, in svariati casi la poesia si veste esplicitamente di messaggi politici che influenzano in modo determinante la società. Ad esempio, negli Stati Uniti, le opere di poeti come Baraka, Baldwin e Hughes plasmano la realtà dell’epoca e denunciano contraddizioni sociali, facendo così da apripista all’Harlem Renaissance e contribuendo al Movimento per i diritti civili.

Anche Adrienne Rich, lo scorso secolo, accostando la sua arte al femminismo ha generato una presa di coscienza generale relativa alle ingiustizie legate, ad esempio, all’identità di genere e alla sessualità.

Il suo impegno politico ha ispirato lettori e artisti. La poetessa si dichiarava forte del fatto che scrivere versi equivalesse a protestare per le strade giacché le sue opere non erano mai puramente estetiche, o prive di riferimenti a cambiamenti sociali necessari. 

Anche il continente asiatico è stato caratterizzato dalla forte influenza di alcuni poeti: evidente è il caso di Nazrul, poeta rivoluzionario bengalese che attraverso i suoi scritti ha diretto aspre critiche all’imperialismo britannico ed all’intolleranza religiosa. Quando, nel 1972, il Bangladesh venne finalmente liberato, il poeta è stato invitato a Dhaka dal nuovo governo e dichiarato “poeta nazionale del Bangladesh”.

Rimanendo in Oriente, è cruciale citare l’Iran, dove la poesia è un’arte che contribuisce da sempre ed in modo esplicito e decisivo al sostegno di cause sociali, alla diffusione della conoscenza di certe problematiche politiche e a generare unità. Un caso interessante è quello di Zahra, moglie di Mir Hossein Mousavi, candidato dell’opposizione durante il governo iraniano del 2009, che ha risposto con alcuni versi alle minacce di morte scagliate verso il marito dal capo del Consiglio di sicurezza iraniano. Infatti, la donna si è trasformata in un influente simbolo del cambiamento in Iran dopo aver diffuso su Twitter la seguente poesia:

Let the wolves know that in our tribe / If the father dies, his gun will remain / Even if all the men of the tribe are killed / A baby son will remain in the wooden cradle.

La poesia ha avuto, e ancor oggi detiene, il potenziale necessario, se non per cambiare il mondo, per mobilitare gli uomini affinché lo facciano: una dimostrazione contemporanea di quest’affermazione è Hilda Raz.

L’artista, attraverso i suoi versi, incoraggia le persone ad interessarsi a temi ambientali e ad adottare comportamenti che possano contribuire alla salvaguardia dell’ambiente. La sua più celebre opera (Some questions about the storm) presenta un linguaggio colloquiale ma allo stesso tempo toccante, che sfocia in scettiche domande su una tempesta e le rispettive risposte che dimostrano le attuali paure ecologiche.

Anche Amanda Gorman, la giovane poetessa che ha declamato i suoi versi all’inaugurazione presidenziale di Biden, carica la sua poesia di temi politici, invoca cambiamenti sociali necessari e tenta di creare inclusione per le comunità marginalizzate. Gorman lega strettamente la poesia all’attivismo e tratta prevalentemente di temi sociali per dirigere l’attenzione del lettore su di essi. Come scrive in uno dei suoi componimenti, “[poetry] is automatically a type of rebellion against the literary status quo.” 

Oggi, usando le parole di Maria Baranda, “il poeta, il poema e la poesia hanno il potere rivoluzionario e sono combustibile che può accendere lo spirito”, perciò possono cambiare il mondo.   

Gaia Martinelli
Gaia di nome e di fatto – ma non sempre. 22 anni di tramonti, viaggi e poesie. A tratti studio anche corporate communication presso la Statale di Milano. Scrivo di cose belle perché amo l'idea di diffondere bellezza.

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