Del: 22 Dicembre 2022 Di: Giulia Scolari Commenti: 0
Storie di cose strane. Gli Yōkai in mostra al Tenoha

Un vecchio boscaiolo di nome Mosaku e il suo giovane aiutante Minokichi un giorno si ritrovano al centro di una bufera di neve e sono costretti a ripararsi all’interno di una capanna abbandonata nella foresta. Al risveglio, Minokichi scopre una donna vestita di bianco, china sul corpo del padrone: la Yuki-Onna (雪女), la donna delle nevi. Il giovane presto capisce che il padrone non si sarebbe risvegliato e teme di essere la prossima vittima, ma invece ella lo risparmia a patto che non racconti mai a nessuno dell’apparizione.

È sempre nella foresta che, un anno dopo, Minokichi incontra una splendida donna passeggiare da sola. Se ne innamora subito e la invita a tornare con lui; la sposa e trascorre con lei una vita felice. Durante un momento in compagnia, le confessa di quella notte nella foresta e del suo incontro soprannaturale. Succede una cosa che non si sarebbe mai aspettato: la moglie si trasforma e si rivela nella sua inconfondibile forma nivea. La vita di Minokichi viene risparmiata di nuovo, ma a patto di non poterla rivedere mai più.

La Yuki-Onna è uno dei più popolari yōkai (妖怪) giapponesi, ovvero una delle creature soprannaturali del folklore la cui storia più viene rielaborata e tramandata e che risulta ancora oggi affascinante.

I suoi occhi che sembrano riflettere direttamente la morte, uniti al candore della sua immagine, sono una delle prime immagini che colpiscono ogni visitatore all’interno degli spazi dedicati alla mostra Fantasmi e Spiriti del Giappone – Don’t cross the red bridge che si tiene al Tenoha fino al 15 gennaio. Il primo concept store giapponese in Europa, infatti, offre l‘opportunità di immergersi direttamente nella cultura giapponese dell’horror e del folklore grazie a installazioni interattive, ambientazioni immersive e soprattutto l’esposizione di alcune delle opere più importanti di Benjamin Lacombe.

L’autore francese ha pubblicato nel 2021 il libro Storie di fantasmi del Giappone, nel quale affiancava ai racconti della tradizione giapponese trascritti da Lafcadio Hearn (uno dei primi autori occidentali ad ottenere la cittadinanza giapponese, forte dell’amore per il popolo e la cultura) illustrazioni dallo stile diverso a seconda del tema. In seguito al successo del primo volume, ha pubblicato Spiriti e creature del Giappone, in cui il suo tratto inconfondibile torna ad unirsi sinergicamente alle parole di Hearn in una raccolta di brani nuovi ed in parte inediti in Italia.

In uno spazio di oltre 1100mq, i visitatori possono immergersi in oltre dieci stanze a tema dedicate a yōkai diversi. La Yuki-Onna è solo una degli esseri misteriosi ed affascinanti che vengono presentati nelle sale, vi sono infatti diversi tipi di creature sovrannaturali che possono assumere le sembianze più diverse: in Occidente li presentiamo come “mostri” o “fantasmi“, ma sfuggono in realtà a qualsiasi definizione.

Non è necessario essere esperti della cultura nipponica per godere dell’esposizione:

ogni stanza è infatti accompagnata non solo da trascrizioni dei racconti, ma anche da descrizioni del contesto storico-geografico in cui i diversi racconti sono ambientati.

Negli ultimi decenni, il Giappone è diventato particolarmente affascinante per molti occidentali grazie alla globalizzazione che ha permesso la diffusione di prodotti come videogiochi e film ispirati alla cultura folkloristica nipponica.

Per quanto ci attragga l’immaginario dell’isola, la cultura è molto diversa dalla nostra ed è complesso riuscire a capire quanto di profondo vi sia dietro a storie apparentemente superficiali ed infantili come quelle di paura. I cosiddetti Kaidan 怪談 (storie misteriose/di fantasmi), infatti, risalgono soprattutto al cosiddetto periodo Edo (1603 – 1868). Nonostante il Giappone sia sempre stato storicamente guidato da un imperatore, fino alla vittoria di Tokugawa Ieyasu nella battaglia di Sekigahara (21 ottobre 1600) il paese era de facto governato da un’élite di guerrieri e uomini militari.

Con l’inizio di una prima era di stabilità e pace, ancora oggi considerata l’epoca d’oro giapponese, per la prima volta la morte diventò un concetto con il quale non era difficile convivere, perfino affascinante. Divennero così sempre più interessanti le storie di fantasmi ed esseri soprannaturali, che si diffusero con una velocità e facilità mai vista prima grazie alla scoperta mobilità di cui il popolo poteva godere grazie alla pace. Venne creata per esempio la pratica dell’hyakumonogatari (incontro per 100 storie di fantasmi) ed era uso comune dei potenti invitare cantastorie durante gli incontri sociali.

Come racconta Giorgio Fabio Colombo nel suo libro Fantasmi e guerrieri – Giustizia e vendetta nell’immaginario giapponese, però, queste narrazioni non intrattenevano soltanto il pubblico, ma svolgevano anche altre funzioni sociali, tra le quali c’era quella di monito verso i detentori del potere. Uno degli aspetti fondamentali era infatti quello dell’ingiustizia perpetrata da qualcuno in posizione di dominanza verso una vittima che non può opporgli resistenza. In tutti i casi in cui il diritto è inadatto a riparare il torto, il compito di ristabilire l’ordine morale è affidato al soprannaturale.

La maggior parte degli yōkai presenti alla mostra sono infatti creature che hanno la sembianza di donne o animali – ad un primo impatto non sembrano nemmeno così minacciosi – e la loro presunta cattiveria deriva da un sentimento di vendetta. Ecco che diventa più facile comprendere la storia della misteriosa amante del pescatore nella stanza che proietta una tempesta o della testa senza corpo che vaga alla ricerca della completezza.

Particolarmente interessante dal punto di vista dell’interazione tra folklore e giustizia è la storia del Kappa, cui viene dedicata una stanza interamente ricoperta da un fumo simile a nebbia, introdotta da un corridoio di ninfee e alghe. Questo esserino, chiamato anche kawatarō (川太郎) “ragazzo di fiume” è un diavoletto che abita le paludi e che era solito infastidire gli esseri umani con atti di violenza o dispetti.

La leggenda riportata da Hearn e Lacombe racconta di come un giorno esso sia rimasto intrappolato sotto la pancia di un cavallo che si stava abbeverando al fiume e sia stato dunque trascinato al centro del villaggio, dove gli abitanti desideravano punirlo con la morte. Il padrone del cavallo, però, ritenne che fosse meglio assicurarsi la sua collaborazione facendogli firmare un contratto che lo impegnava a non infastidire più nessuno. Ancora oggi in un tempietto situato nel villaggio di Kamachi si può osservare il documento con la piccola impronta del Kappa intinta nell’inchiostro.

Guidati dai kodama (木魂) – che gli amanti dello Studio Ghibli conoscono molto bene – i visitatori scopriranno un mondo irreale che però non riesce a lasciare indifferenti. Quello che il Tenoha presenta a Milano è un Giappone che tra i grattacieli e le pionieristiche scoperte tecnologiche dedica uno spazio centrale alla spiritualità. E tra il traffico milanese in Porta Genova, gli schiamazzi dei Navigli e i mezzi in ritardo, non possiamo che consigliarvi di prendervi una pausa per sostare sulle spalle degli strani giganti su cui si fonda la potenza nipponica. Un po’ mostri, un po’ fantasmi.

Giulia Scolari
Scienziata delle merendine, chi ha detto che la matematica non è un’opinione non mi ha mai conosciuta. Scrivo di quello che mi piace perché resti così e di quello che odio sperando che cambi.

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