Del: 27 Gennaio 2023 Di: Gabriele Benizio Scotti Commenti: 0
Che cosa sono stati i Modest Mouse e Jeremiah Green

Quando l’indie era ancora una cosa seria, un tipo di rock con un’identità forte e alternativa rispetto al mercato musicale statunitense, i Modest Mouse erano tra gli headliner del movimento. Una band nata ad Issaquah nello stato di Washington, che dopo alcuni lavori di assestamento iniziali segnerà per sempre il panorama musicale mondiale con tre pietre miliari del rock alternativo: il malinconico e decadente This is a long drive for someone with nothing to think about, il nevrotico concept album anti-urbanizzazione statunitense The lonesome crowded West e il più maturo The Moon and the Antarctica.

Il 31 dicembre 2022 è morto Jeremiah Green di cancro a 45 anni.

Può essere un nome che non dice molto a tanti, ma Jeremiah Green ha rappresentato la spina dorsale di una delle più grandi indie rock band degli anni ’90 ovvero i Modest Mouse, di cui lui era batterista. Solo pochi giorni prima il gruppo aveva annunciato sempre su Instagram che gli era stato diagnosticato un cancro, e che in quel momento si trovava in cura.

Jeremiah Green è stato co-fondatore dei Modest Mouse insieme al cantante e chitarrista Isaac Brock e al bassista Eric Judy. Green era rimasto con la band dall’inizio alla fine, eccetto per una piccola battuta d’arresto tra il 2003 e il 2004 per via di un esaurimento nervoso.

Jeremiah Green è stato un batterista eccezionale, ha sempre accompagnato in maniera formidabile sia i pezzi più malinconici che miravano a dipingere gli scenari solitari e isolati delle praterie americane, sia le tracce più ansiose dai ritmi schizofrenici. Era un batterista versatile, che aveva come più grossa ispirazione i Fugazi (altra band che di batterista ne aveva uno eccezionale) e i Cure. Pezzi come Trucker Atlas o Lounge sono delle prove batteristiche mastodontiche, contenuti in due dei più grandi capolavori musicali usciti nella storia del rock.

I Modest Mouse purtroppo dopo l’uscita di The Moon and the Antarctica cercheranno di abbracciare il grande pubblico, soffocando il loro altissimo talento e non riuscendo più a replicare quello che hanno rappresentato nella seconda metà degli anni ’90.

Ma per chiunque sia affascinato dal rock indipendente statunitense con la morte di Jeremiah Green muore una certa parte di sé come ascoltatore.

Ancora ricordiamo quando abbiamo scoperto i Modest Mouse da adolescenti. A quei tempi ascoltavamo principalmente Pavement, Slint e l’emo del midwest, cercavamo qualcosa con quella sensibilità, ma un po’ più duro e grezzo. I Modest Mouse sono stati una rivelazione.

Oggi muore anche una parte di noi come ascoltatori, muore in noi quell’adolescente che si approcciava all’indie rock seguendo liste trovate su internet e che fu folgorato dalla voce e dalla chitarra di Brock, dal basso di Judy e dalla batteria di Green,

da quella emotività strabordante, da quella apparente sguaiatezza che l’estetica grezza dei brani dava a vedere ma che rivelava sotto sotto una creatività e una ricerca fuori dal comune, da quei suoni così rozzi che per qualche ragione suonavano e suonano meglio di quelli di qualsiasi band dal suono patinato.  

Forse non sarà un nome che passerà alla storia come quello di altri batteristi, per semplici ragioni di fama, ma Jeremiah Green ha lasciato uno dei segni più grossi della musica contemporanea con i Modest Mouse suoi e di Isaac Brook. Uno dei più grossi tributi che possiamo fargli, a nostro avviso, è quello di cercare di consigliarvi alcuni dei suoi lavori per provare a farlo rivivere con quella che era la sua arte.

Gabriele Benizio Scotti
Studente di filosofia, appassionato di musica, cinema, videogiochi e letteratura. Mi piace scrivere di queste tematiche e approfondirle il più possibile.

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