Lunedì 2 gennaio, poco prima delle otto del mattino, cinque attivisti legati a Ultima Generazione hanno imbrattato la facciata di Palazzo Madama con della vernice arancione. Come dichiarato dagli aderenti alla campagna, il gesto trova la sua ragione in una profonda frustrazione di fronte all’inazione delle istituzioni rispetto alla crisi climatica.
Gruppi legati ad Ultima Generazione avevano già provato a dar voce alla propria protesta, sia mediante manifestazioni sia tramite gesti di forte impatto all’interno di musei e davanti alla Scala di Milano. Ma, come ha affermato un’attivista, «sono i governi e le istituzioni ad avere il potere decisionale per avviare una transizione energetica effettiva, per modificare e regolare le produzioni di energia e di beni e il sistema dei trasporti, per arginare concretamente le cause della crisi climatica». Per questo «non possiamo illuderci che fare la raccolta differenziata e partecipare a cortei organizzati sia sufficiente».
Da qui nasce quindi la necessità di far arrivare la sollecitazione ad agire ai palazzi del potere.
E viene fatto con dati alla mano. Secondo Legambiente, in Italia nel 2022 si è verificato un aumento del 55% degli eventi meteo-idrogeologici rispetto all’anno precedente. Tra prolungata siccità, alluvioni e temperature anomale, 310 eventi meteorologici hanno causato 29 morti e numerosi danni a persone ed infrastrutture. È tanto facile quanto doloroso riportare alla mente le recenti immagini che ci sono giunte dalla Marche e da Ischia, dove il fango ha inghiottito più di venti vite, rovinandone molte altre.
Le istanze di Ultima Generazione vengono riassunte in due punti. Si richiedono l’interruzione della riapertura delle centrali a carbone dismesse e l’eliminazione dei progetti di trivellazione per estrarre gas naturale. Inoltre, si domanda l’incremento dell’impiego di energia solare ed eolica di almeno 20GW, impiegando chi lavora nell’industria fossile nel campo dell’energia rinnovabile.
La risposta delle istituzioni e del mondo della politica si è subito fatta sentire, scatenando il dibattito pubblico. Pressoché tutte le parti politiche si sono schierate contro i metodi impiegati dagli attivisti, condannando un attacco diretto contro una sede istituzionale. Da una parte esponenti del Movimento Cinque Stelle e dell’Alleanza Verdi e Sinistra hanno tentato di porre l’attenzione sul vero motivo della protesta, ossia l’emergenza eco-climatica. Dall’ altra Azione-Italia Viva e il centrodestra hanno scelto di esprimersi molto duramente contro gli attivisti, definendoli come meri vandali o teppisti. Dichiarazioni sproporzionate rispetto all’effettiva gravità del gesto non fanno altro che spostare il centro dell’attenzione.
Tutti si ricorderanno che è stato imbrattato il Senato, ma in pochi si soffermeranno sul perché.
Aizzando e scatenando la furia mediatica sull’evento si rischia di passare il messaggio che della vernice colorata su un palazzo sia più grave rispetto all’urgenza di evitare di percorrere quella che il segretario delle Nazioni Unite Guteress ha definito come «un’autostrada verso l’inferno».
E questo è proprio l’effetto controproducente di tali modalità di protesta. Dagli attivisti di Just Stop Oil che hanno imbrattato un Van Gogh a coloro che si sono incollati alla Primavera di Botticelli, l’obiettivo era sempre quello di portare attenzione sul tema della crisi ambientale. In ogni azione sono state prese dovute precauzioni, come la verifica della presenza di vetri protettivi a coprire e custodire i dipinti da eventuali danni. Ma l’esito è puntualmente stato quello di attirare numerose critiche dai media, spesso allontanando le persone dalle nobili cause di queste associazioni e collettivi.
Le sorti del nostro pianeta sono indiscutibilmente più importanti della preservazione di un quadro. Tuttavia è evidente che tale approccio non sia ben visto da un’importante fetta dell’opinione pubblica. Cioè proprio da coloro che più dovrebbero essere sensibilizzati.
È perciò indubbio che possano essere mosse critiche sui metodi adoperati dagli attivisti, ma devono essere appunti costruttivi e in grado di consentire il dialogo. Si corre altrimenti il rischio di limitare l’area di manovra della protesta pacifica. Di intimorire coloro che vorrebbero esprimere dissenso o esporre un punto di vista senza impiegare la forza. Si tratta di una protesta non violenta, che ha impiegato l’utilizzo accorto di vernice lavabile. Tuttavia, il giudice per le direttissime del tribunale di Roma ha convalidato l’arresto per tre attivisti che hanno preso parte all’azione. Nel frattempo liberi, in attesa dell’udienza fissata il 12 maggio.
L’accusa è quella di danneggiamento aggravato, punibile con la reclusione dai sei mesi ai tre anni e fortemente contestata da Ultima Generazione come eccessiva. Soprattutto considerando che la rimozione della vernice si è poi rivelata rapida ed immediata. Inoltre, il Presidente del Senato Ignazio La Russa ha annunciato che la camera alta si costituirà parte civile nel processo «per richiedere ristori dei danni materiali e morali».
Oltre all’accusa, Ultima Generazione denuncia ulteriori abusi.
Il ventenne Simone Ficicchia aderente al collettivo è stato convocato il 10 gennaio presso il Tribunale di Milano su richiesta della Questura di Pavia. In tale sede, si discuterà l’applicazione di misure di sorveglianza speciale previste dal Codice antimafia. Tra esse rientrano restrizioni considerevoli come l’obbligo di dimora e forme di controllo speciali da parte delle forze dell’ordine.
Ficicchia ha partecipato a numerose azioni di Ultima Generazione. Blocchi stradali, incollamenti nei musei e getti di vernice alla prima della Scala, senza mai intraprendere azioni violente o che mettessero in pericolo la comunità. Inoltre, secondo Ultima Generazione, a seguito dell’imbrattamento del Senato, al ventenne sarebbe stato impedito di partecipare alla trasmissione televisiva Agorà su Rai3, a cui era stato invitato. Nonostante egli fosse estraneo al fatto.
È quindi evidente che la sproporzione fra condanna e gesto non sia soltanto nelle parole di esponenti politici ed istituzionali, ma anche nelle valutazioni giudiziarie. Il Codice antimafia nasce per giudicare malavitosi e poco ha a che vedere con azioni non violente promosse da giovani. Lo scopo di queste azioni è quello di ricordarci che il pianeta è nelle nostre mani. Ed è per questo che Ultima Generazione ha organizzato un presidio il giorno dell’udienza. Per riaffermare «che la lotta contro la crisi eco-climatica è una lotta per salvare la nostra democrazia e che misure come la sorveglianza speciale non fanno che metterla a rischio», come dichiarato dallo stesso Simone Ficicchia.
La lotta volta ad arginare il collasso eco-climatico diventa un conflitto contro le istituzioni che più hanno il potere di impedirlo e una sfida per individuare i mezzi idonei a convincere la popolazione dell’urgenza di agire. Se da una parte l’approccio degli attivisti per veicolare le proprie istanze può essere modificato, è anche vero che la politica e i media dovrebbe imparare ad ascoltarle. Definire la vernice lanciata su Palazzo Madama un atto di vandalismo fine a se stesso significa ignorare il grido di aiuto lanciato dalle generazioni più giovani, che temono per il futuro del pianeta e di tutto ciò che lo popola. Perché l’unica cosa che conta, alla fine, è che il messaggio passi: il tempo è scaduto ed è ora di mettersi all’opera.