Del: 7 Gennaio 2023 Di: Redazione Commenti: 0

Nel 1991, un riluttante Tim Burton rifiuta il ruolo di regista per La famiglia Addams a causa di conflitti con la produzione di Batman – Il ritorno, poi uscito nelle sale l’anno successivo. Barry Sonnenfeld prende il suo posto e il film diviene un enorme successo finanziario per la Orion Pictures, tanto da ispirare un sequel e cristallizzarsi nell’immaginario collettivo come l’adattamento per antonomasia dei fumetti di Charles Addams. Ora, Tim Burton arriva a prestare a Netflix il suo caratteristico stile lugubre con Mercoledì, serie incentrata sulla figlia maggiore di Morticia e Gomez Addams. Non solo si tratta della sua prima serie televisiva, ma è anche uno dei suoi progetti più sommessi, visto l’approccio meno cupo e stravagante rispetto ai noti lungometraggi.

Nonostante la serie sia stata fortemente commercializzata come un progetto nato “dalla mente di Tim Burton”, il famoso regista ha diretto solo quattro degli otto episodi che la compongono, peraltro solo dopo aver visionato il copione di Alfred Gough e Miles Millar. Noti per il loro lavoro nelle serie per teenagers, i due hanno contribuito ad attenuare le caratteristiche perturbanti che rendevano moralmente ambigua la famiglia Addams. Divisi dai conflitti intergenerazionali tipici di ogni famiglia, gli Addams qui hanno un ruolo marginale: fra tutti, solo Mano è un personaggio di primo piano, ben delineato e fedele all’originale. I nuovi Morticia e Gomez (Catherine Zeta-Jones e Luis Guzmàn, che vanno a sostituire l’ottima performance di Anjelica Houston e Raùl Julià) sono sì un’incarnazione fedele dei due storici personaggi, ma spesso risultano delle figure normalizzate, piuttosto che gli unici anormali in un mondo realistico: divisi tra la classica esuberanza e un’insolita compostezza, arrivano a vergognarsi degli scheletri nell’armadio che danno il via alla trama, di cui invece ― negli adattamenti precedenti ― sarebbero stati più che orgogliosi.

L’unicità degli Addams risulta inoltre poco evidente nell’ambiente frequentato da Mercoledì, che pullula di creature paranormali. Questa scelta fa sollevare qualche sopracciglio: le creature del folklore tradizionale perdono inspiegabilmente alcuni tratti distintivi (come i vampiri, che nella serie non patiscono la luce del sole), mentre quelle originali, come gli hyde, avrebbero potuto avere una descrizione più accurata.

In un cast così ampio conta poco la buona performance di molti degli attori, relegati a ruoli di supporto e di poca conseguenza: Mercoledì rimane un prodotto incastrato tra la teen comedy e il più cupo murder mistery, una combinazione ad oggi popolare nei media adolescenziali. Fra gli elementi più caratteristici di questi generi vi è l’ambientazione para-liceale (che apre la strada all’estetica dark academia), con gruppi di ragazze e ragazzi organizzati in “cricche” o cliques (in questo caso distinguibili sulla base di caratteristiche soprannaturali); si tratta di elementi iconici dei film da teenager di vent’anni fa come Mean Girls (2004) o Jawbreaker (1999), ma che affondano le radici in film cult come Heathers (1988). Il delineamento di un contesto nel quale sono presenti insiemi ben individuabili, che funzionano secondo dinamiche facilmente comprensibili e poco mutevoli nel tempo, rende questi prodotti apprezzabili. 

Lo spettatore ha la sensazione di capire profondamente le dinamiche del mondo circoscritto che osserva.

La serie funzionerebbe anche meglio, se Millar e Gough avessero applicato a Mercoledì la stessa cura usata per sviluppare la giovinezza di Superman in Smallville (2001-2008), ma il prodotto spreca un grande potenziale, spalmandosi su troppi personaggi, spesso non strettamente legati agli Addams.

La scena d’apertura vede la protagonista che, espulsa da un liceo per “persone normali”, viene iscritta al collegio che ha accolto, in gioventù, anche i suoi genitori. Gestita dalla preside Larissa Weems (Gwendoline Christie), la Nevermore Academy fornisce asilo e istruzione a studenti con ogni sorta di abilità soprannaturali, oltre che essere teatro di misteriosi omicidi e una lunga maledizione. Il ricordo di Hogwarts, famosa scuola di magia nel mondo di Harry Potter, è fin troppo ingombrante perché Nevermore non sembri un maldestro tentativo di trovare facilmente un luogo in cui porre Mercoledì a stretto contatto con i suoi coetanei. Da lupi mannari a sirene, gli allievi dell’accademia costituiscono un elemento ricorrente nella trama, fungendo variamente da aiutanti e antagonisti per le indagini della protagonista: tocca infatti a lei illuminare il legame fra i suoi antenati e il fondatore di Jericho, la cittadina in cui Nevermore è situata. Il paranormale diviene così la norma piuttosto che una caratteristica peculiare dei protagonisti, nonché un’ottima occasione per dare ritmo alle indagini con l’aiuto di qualche deus ex machina.  

Mentre Mercoledì insiste sul ruolo isolato che gli emarginati hanno rispetto al mondo reale, la serie non risulta credibile nel rappresentarlo, particolarmente per il carisma e la natura intrigante donata da Jenna Ortega al personaggio principale: più emotiva rispetto all’interpretazione di Christina Ricci, convenzionalmente bella, con molte abilità e la battuta pronta, viene cercata e invidiata dai compagni.
“Trovo i social media un vuoto succhia-anime di affermazioni senza senso”, dice Mercoledì alla sua compagna di stanza Enid (Emma Myers), eppure ogni sua battuta sembra essere stata creata appositamente per andare virale su TikTok – a partire dalla coreografia sulle note di Goo Goo Muck dei Cramps, la cui diffusione sui social è stata prevista e ricercata dalla produzione stessa, come ha rivelato l’attrice protagonista.
A dispetto di tutto questo, comunque, la serie rimane in ultima analisi godibile: anzi, funziona proprio perché pensata come pura forma d’intrattenimento, che si appoggia soprattutto sulle scelte creative. Come già accennato nella (più positiva) recensione disponibile nell’ultimo articolo di The Sofa Chronicles, è la scena a farla da padrona. Purtroppo però, quando si tenta di approfondire tematiche di rilevanza sociale, Mercoledì non riesce a centrare il punto.

Articolo di Daniele Di Bella, Elisa Basilico e Michele Cacciapuoti

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