Si avvicinano giornate decisive per la politica, il 12 e 13 febbraio in Lazio e Lombardia si voterà per eleggere il nuovo Consiglio regionale e il Presidente della Regione. Noi tratteremo in modo più approfondito della situazione politica lombarda, ma lasciamo dei riferimenti a fine articolo anche sulle regionali del Lazio.
In questo periodo le regionali non sono un argomento così centrale, sappiamo bene che la campagna elettorale è stata minima e ridotta alla distribuzione di volantini nelle cassette postali dei cittadini. Nonostante ciò, esprimere la propria opinione è sempre importante, oltre ad essere un diritto garantito in democrazia. Possiamo vedere le regionali un po’ come un palcoscenico della situazione politica del nuovo governo, i suoi rappresentanti sono riuniti nella coalizione di centro-destra, che si vede unita e compatta. I risultati ci daranno un’idea della percezione che i cittadini hanno del governo Meloni.
Oltre a questo, non dimentichiamo quanto la regione abbia spazio di manovra in ambiti fondamentali, come ad esempio la sanità. Durante la pandemia da Covid-19 ricordiamo bene i nomi dei Presidenti di Regione, che dovettero fronteggiare una situazione emergenziale: fu un banco di prova importantissimo.
Chi vincerà la presidenza, lo farà ottenendo semplicemente il maggior numero di voti al primo giro di votazioni: non ci saranno ballottaggi nel caso in cui i due candidati ottengano lo stesso numero di voti.
Il ballottaggio avviene, invece, durante le elezioni comunali. Lo scorso anno, infatti, alcuni comuni avevano votato una seconda volta per esprimere la preferenza fra i due candidati rimasti.
Rispetto alle elezioni nazionali, invece, si vota direttamente il candidato preferito (e non dei rappresentanti di partito che poi sceglieranno il Presidente della Repubblica) e, il vincente, otterrà il ruolo di Presidente della Regione. Esiste anche un premio di maggioranza, infatti se la coalizione vincente ottiene meno del 40% dei voti, vengono assegnati 44 seggi in più; mentre nel caso in cui si ottenga più del 40% di votazioni, i seggi salgono a 48. Ad ogni modo i seggi non possono mai superare i 56 per coalizione. Questa redistribuzione dei seggi permette al Presidente di Regione di influenzare maggiormente la linea politica del Consiglio, visto che garantisce la maggioranza, ma non permette il predominio assoluto.
E’ sempre utile ricordare qualche informazione su come funziona la votazione, visto che di norma avviene ogni cinque anni. Esistono diversi modi per votare:
Preferenza sul nome del candidato o della candidata: in questo caso il voto andrà direttamente e soltanto al nome scelto.
Preferenza sulla lista e su candidato/a: si possono scegliere sia candidato o candidata alla presidenza, che una lista collegata a questa persona; il voto andrà sia alla persona, che alla lista.
Voto disgiunto: si traccia un segno sul nome candidato e anche su una lista che non è collegata alla persona scelta.
Preferenza solo sulla lista: il voto è assegnato sia al candidato o alla candidata di quella lista, sia alla lista stessa. Qui si possono esprimere sino a due preferenze di persone di sesso opposto, che gareggeranno per entrare nel Consiglio della Regione. Nel caso in cui si scrivano nomi dello stesso genere, la seconda preferenza verrà considerata non valida.
Qui un facsimile della scheda elettorale.
Diamo infine uno sguardo ai candidati in Lombardia:
Il centrodestra si presenta unito, la coalizione che supporta i candidati infatti è la stessa del governo Meloni. I partiti coinvolti sono Fratelli d’Italia, da cui proviene il Presidente uscente Fontana, Forza Italia e Noi Moderati. Il candidato presentato è Attilio Fontana, avvocato settantenne, a cui vengono fatte accuse sulla cattiva gestione della pandemia durante il suo appena terminato quinquennio in regione.
Pierfrancesco Majorino è il candidato proposto dalla coalizione formata da PD, Movimento 5 stelle e dall’Alleanza Verdi-Sinistra. È un europarlamentare storico, proveniente dall’ala sinistra del Partito Democratico milanese. Al momento è membro di diverse commissioni che lavorano a livello europeo su tematiche come migranti, relazioni con Paesi esteri, diritti sociali e civili e disinformazione.
Altra contendente alla presidenza è Letizia Moratti, sostenuta dal Terzo Polo, quindi dai partiti Azione ed Italia Viva con i rispettivi Calenda e Renzi. È stata ministra dell’Istruzione con il governo Berlusconi, poi presidente della Rai, sindaca di Milano e, in ultimo, vicepresidente della Regione con Fontana. Questo ruolo, in realtà, era stato fortemente voluto dall’allora Presidente di Regione, che l’aveva chiamata per svolgere il ruolo di Assessore al Welfare durante la pandemia.
Ultima candidata è Mara Ghidorzi, sociologa e ricercatrice sostenuta da Unione popolare, il movimento nato dalla fusione fra DeMa, Manifesta, Potere al Popolo e Rifondazione Comunista. Le parole chiave della sua candidatura sono: transfemminista, antifascista, ambientalista e soprattutto anticapitalista.
Ai seguenti link potete trovare degli approfondimenti sulle Regionali in Lazio: https://www.regione.lazio.it/elezioni-regione-lazio-2023 https://www.gazzetta.it/attualita/05-02-2023/elezioni-regionali-lazio-2023-come-si-vota-quando-e-i-candidati.shtml https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2023/01/23/elezioni-regionali-lazio-la-posta-in-gioco_afc885db-8177-435a-b591-8887fb4cf933.html