Del: 5 Marzo 2023 Di: Matilde Elisa Sala Commenti: 0
Bookadvisor, consigli di lettura di marzo

Il 5 di ogni mese, 5 libri per tutti i gusti: BookAdvisor è la rubrica dove vi consigliamo ciò che ci è piaciuto di recente, tra novità e qualche riscoperta.


Paolo Nori, Vi avverto che vivo per l’ultima volta. Noi e Anna Achmatova (Mondadori) – recensione di Angela Perego

Con la passione che lo contraddistingue e la consueta capacità di intrecciare il racconto delle più importanti personalità della letteratura russa con quello della propria storia personale e professionale, Paolo Nori, nell’ultimo romanzo Vi avverto che vivo per l’ultima volta, ripercorre la complicata vita di Anna Achmatova. Raccontando la storia di questa donna straordinaria, Paolo Nori coglie l’opportunità di fare alcune riflessioni sull’attuale conflitto in Ucraina e sulla tenacia della letteratura, in grado di sopravvivere alla censura dei regimi più autoritari.

Anna Achmatova nacque ad Odessa, nell’attuale Ucraina, ma trascorse gran parte della sua giovinezza a Carskoe Selo, vicino a Pietroburgo. Una poetessa ucraina o russa, dunque? Una poetessa che, certamente, aveva come patria la lingua russa, un po’ come Camus, che, nato in Algeria, alla fine del 1950 scrisse di sé: Sì, ho una patria: la lingua francese. Una donna, l’Achmatova, che si trovò a vivere sotto il regime stalinista, dovendo affrontare il dolore della perdita di due uomini da lei amati e la sofferenza per la reclusione del figlio, avvenuta tra il 1935 e il 1940. Proprio durante una delle interminabili giornate trascorse in fila dinanzi al carcere delle Croci di Leningrado, dove si trovava suo figlio, una donna, riconoscendola, le chiese: Ma lei questo lo può descrivere?

Da questa domanda nacque il capolavoro Requiem – perché Anna Achmatova poteva, aveva parole per descrivere persino quel dolore. Un’opera che si trovò costretta a comporre nella propria mente, facendone imparare a memoria i versi alle amiche, dopo averli trascritti su un foglietto di carta che avrebbe poi immediatamente dato alle fiamme; un’opera che, pur non essendo stata pubblicata, riuscì comunque a raggiungere i prigionieri nei gulag, tanto da far dire a Paolo Nori – che in questo modo fa riferimento anche all’episodio in cui l’Università Bicocca di Milano, a pochi giorni dallo scoppio della guerra, aveva deciso di cancellare un ciclo di conferenze che Paolo Nori avrebbe dovuto tenere su Dostoevskij, essendo russo – «La letteratura russa è stata più forte dell’esercito sovietico, del Politburo, del terrore, della guerra, dei gulag, sarà più forte anche dei burocrati occidentali, poveri burocrati occidentali».


Hell Bent. Portale per l’inferno, Leigh Bardugo (Mondadori) – recensione di Giulia Scolari

Il secondo capitolo della saga de La Nona casa è stato pubblicato per la prima volta in Italia lo scorso 10 gennaio. La storia riprende con un salto temporale di alcuni mesi. Ritroviamo così Galaxis “Alex” Stern, la fedele Pamela Dawes e gli altri improbabili compagni di avventura sempre più determinati a salvare Darlington dagli abissi dell’inferno, anche a costo di rinunciare ai loro privilegi all’interno della Lethe. Il viaggio che intraprenderanno li porterà dritti dritti all’Inferno e l’itinerario non prevede un ritorno, a meno di non voler pagare un caro prezzo.

Dopo il susseguirsi di misteriose morti, i protagonisti capiranno di aver dato inizio a qualcosa di più grande di loro e di stare lottando contro un male che non coinvolge solo Yale, ma tutta New Heaven. Un avvincente seguito da leggere tutto d’un fiato: sicuramente meno di qualità rispetto al primo volume, scade in alcuni dettagli che tendono al ridicolo, ma i personaggi non possono non godere di una straordinaria affezione da parte dei lettori.

Anche questa saga regala una conferma dello straordinario talento di Leigh Bardugo (già autrice della saga che ha ispirato la serie Netflix Tenebre e Ossa).


Le sorelle Hollow, Krystal Sutherland (Rizzoli) – recensione di Matilde Elisa Sala

Quando erano bambine, le sorelle Hollow, Grey, Vivi e Iris, sono misteriosamente scomparse. Un mese dopo, sono state ritrovate completamente nude, con i capelli bianchi come il latte, gli occhi neri come la notte e una cicatrice a forma di mezzaluna sotto il mento. Nessuno ha mai capito cosa sia accaduto, neppure la madre Cate e il padre Gabe. Da quel momento in poi, però qualcosa è cambiato: le tre sorelle sono diventate inseparabili, capaci anche di percepire i sentimenti l’una dell’altra a grande distanza. Qualche anno più tardi, dopo numerose vicissitudini, una delle sorelle scompare di nuovo e, nel corso delle ricerche, verità nascoste verranno a galla e molte domande troveranno una risposta.

Questo fantasy dark, a tratti anche un po’ horror, è un vero godimento. L’ambientazione è contemporanea e i personaggi sono davvero ben sviluppati. Molto diverso rispetto ad altri romanzi di questo genere, è fitto di colpi di scena, che vi faranno sfogliare una pagina dopo l’altra. Anche il finale lascia completamente senza parole.


Friends, amanti e la Cosa Terribile, Matthew Perry (La Nave di Teseo) – recensione di Giulia Scolari

«Come sta Matthew?» è la domanda che tormenta maggiormente i membri del cast più famoso della serialità televisiva di tutti i tempi dagli anni Novanta ad oggi. Perry risponde per la prima volta con sincerità nella sua biografia e lo fa esattamente come farebbe Chandler: facendo ridere, facendo piangere.

La stesura della sua biografia lo ha tenuto occupato negli ultimi anni e sembra non vedere la collaborazione di ghostwriters, ma anche se fosse non importerebbe. Quello che ne esce, infatti, non è il solito ritratto della celebrità che ce l’ha fatta e ha conquistato la felicità eterna, ma quello di un uomo di mezza età che sotto tanti versi non ha idea di come fare e non ha – finalmente – paura di dirlo.

Come molte persone che soffrono di dipendenze, Perry è fortemente empatico e trova soddisfazione soprattutto nell’idea di poter ispirare ed aiutare gli altri, anche a costo di vederli fare meglio di lui. Questa biografia è la lettura perfetta per chi ha pianto davanti alla diretta della reunion, per chi guarda Friends ogni volta che ha bisogno di conforto e per chi almeno una volta ha commentato l’aspetto fisico di Chandler nel corso degli episodi. Soprattutto, però, speriamo sia un libro che possa offrire una guida a chi per qualunque ragione non sappia cosa sta facendo della sua vita o non sappia come uscire da una brutta strada: spesso più che una guida, si ha bisogno di una spalla e Chandler/Matthew offre proprio questo. 


Il consiglio della casa editrice Le Lucerne

Fiori di pioppo al vento. Storie di donne cinesi in cerca di diritti, Sara D’Attoma (Edizioni Le Lucerne) – recensione di Matilde Elisa Sala

Per secoli le donne cinesi sono state costrette a una situazione di subordinazione, nella letteratura e nella vita reale. Concubine, amanti, mogli ed ex mogli, madri e donne vittime di violenze in ogni modo hanno cercato di trovare la loro identità ma, soprattutto, di riappropriarsi dei propri diritti.

Le storie raccontate da Sara D’Attoma, ricercatrice e docente universitaria, partono dal crollo dell’Impero Qing nel 1911 e arrivano fino a oggi. Intrecciando storie di personaggi femminili provenienti dai racconti cinesi con vicende realmente accadute ad alcune donne, questo saggio ci presenta una complessa e ricca spiegazione della condizione femminile in Cina e delle lotte che le donne hanno cercato di portare avanti per vedere riconosciuti i loro diritti.

“Fiori di pioppo al vento”, un’espressione tanto affascinante quanto misogina: così vengono infatti definite le donne, lascive e inclini al cambiamento, infedeli e instabili come fiori di pioppo in balia di un soffio di vento. Le donne, di cui invece si racconta in questo saggio, sono «storie di fiori di pioppo controvento», che cercano di ottenere qualcosa in più, ribellandosi all’oppressione e alla misoginia che ha sempre caratterizzato la loro vita.

Matilde Elisa Sala
Studio Lettere, mentre aspetto ancora la mia lettera per Hogwarts. Osservo il mondo con occhi curiosi e un pizzico di ironia, perdendomi spesso tra le pagine di un buon libro o le scene di un film. Scrivo, perché credo che le parole siano lo strumento più potente che abbiamo.

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