
Rispettivamente il 4 e il 5 marzo del 1943, nascevano due artisti di cui oggi rimane vivido il ricordo: Lucio Dalla e Lucio Battisti. Lasciando da parte i sentimentalismi, è innegabile come il loro ruolo nell’ambiente musicale italiano sia stato significativo, ed è giusto continuare a ricordare il loro valore a livello artistico.
Seppur oggi siano considerati rami dello stesso albero, in realtà, questi due cantautori, hanno avuto la capacità di distinguersi nell’ambiente musicale e non, per motivi diversi: Lucio Dalla è stato libero e irrequieto fin dai primi passi nella musica.
Compare infatti nella scena jazz bolognese degli anni ’60 pubblicando il suo primo 45 giri Lei (non è per me), che altro non è che un adattamento italiano di Careless Love di Ray Charles. Partecipa poi al Cantagiro del 1964 (una delle prime manifestazioni canore nazionali) ma senza avere particolare successo.
Dopo un breve periodo insieme agli Idoli, gruppo noto per averlo accompagnato musicalmente e con quale incide il suo primo album 1999 (di cui si ricorda la prima canzone portata al festival di Sanremo, Pafff…bum! come esordiente), riesce effettivamente ad emergere nel 1971 con 4/03/1943, il brano contenuto in Storie di casa mia, l’album che dopo anni di gavetta l’ha consacrato effettivamente come grande cantautore.
Gli esordi di Battisti sono altrettanto tumultuosi: tra il 1962 e il 1966 diventa membro di tanti gruppi diversi, come Gli Svitati, Mattatori, I Satiri, I Campioni.
Ma il vero punto di svolta ci fu con l’incontro con il paroliere Giulio Rapetti, in arte Mogol, con cui il sodalizio durò fino al 1980 e che ha permesso la produzione di canzoni come “La canzone del sole”, “I giardini di marzo”, “Emozioni”.
Successivamente è affiancato da Pasquale Panella e pubblica gli ultimi suoi 6 dischi, che però furono poco apprezzati dal pubblico per i testi piuttosto ricercati e i nuovi arrangiamenti che prendevano spunto dal blues, dalla musica dance e da tutto ciò che derivava dal mondo musicale americano degli anni ’80.
Nonostante sia per eccellenza l’anti-divo, non essendosi mai concesso facilmente ai giornali e al pubblico, Battisti rimane uno degli artisti più impattanti del panorama musicale italiano e straniero: è stato infatti negli anni, soggetto di numerosi apprezzamenti da parte dei suoi colleghi connazionali e internazionali. Ad esempio, parte della sua produzione musicale è stata reinterpretata da David Bowie, che fu autore del testo inglese di “Music is Lethal” di Mick Ronson, cover di Io vorrei…non vorrei…ma se vuoi…, e Mina ha interpretato questo stesso brano nell’album del 1989 Uiallalla.
Necessario riconoscergli alcune sperimentazioni, dal punto di vista musicale: ad esempio il drum and bass (genere musicale con elementi elettronici-dance), rinvenibile nell’album Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera con il brano Il veliero, in cui il ritmo appare quasi anticipatore dell’avvento della musica house in Italia. Un’altra novità di cui fu pionere è l’introduzione del backsmasking, tecnica con cui introdusse tracce di chitarra registrate all’inverso nei brani Non è Francesca, Era e Nel cuore nell’anima prodotta per il gruppo Equipe 84 sull’onda dei colleghi internazionali Beatles.
Lucio Dalla, rispetto al collega Battisti, è la puttana ottimista di sinistra per eccellenza (come cita il suo brano Disperato Erotico Stomp).
Si è infatti concesso a numerose collaborazioni e non è estranea la sua vicinanza all’area culturale italiana di sinistra dell’epoca, con le canzoni scritte insieme all’intellettuale bolognese Roberto Roversi presenti nell’album Anidride Solforosa del 1975.
Questa è sicuramente un’altra differenza che riguarda i due cantautori: di Dalla, infatti, si ricordano le molteplici e notorie tournée degli anni settanta e ottanta tenute con Francesco De Gregori e Gianni Morandi (con cui si dedica ad un intero album Dalla/Morandi nel 1988) e i duetti tenuti per il primo Pavarotti & Friends, con Michel Petrucciani e Ray Charles.
Aveva inoltre proposto un progetto collaborativo con Battisti, “I due Lucio” dove l’uno avrebbe dovuto interpretare i pezzi dell’altro ma dopo un’iniziale titubanza, il cantautore laziale non accettò.
A 80 anni della loro nascita, entrambi sono stati celebrati con una serie di iniziative organizzate da Sony Music: il 3 e il 4 marzo scorso sono uscite le ristampe di vinili di alcuni dei loro più importanti album e in occasione dell’anniversario è stato commissionato a Matteo Berton la realizzazione di un murales per la loro sede milanese.
«Lavorare all’illustrazione per l’ottantesimo anniversario della nascita di Battisti e Dalla – racconta Matteo Berton – è stata una grande opportunità per riscoprire il legame che ho con queste due icone della musica italiana. Ognuno di noi ha sicuramente un ricordo legato ad una delle loro canzoni, per me erano diversi, il più vecchio forse è quello di mamma e suoi dischi di Battisti ma anche la prima volta che ho sentito ‘Com’è profondo il mare’ e le nottate passate a suonare le loro canzoni alla chitarra. Ho voluto lavorare ad una composizione allegorica, quasi rinascimentale, i due posano in mezzo ai campi e le galline in un contesto popolare lontano dai luoghi della celebrità. In terra una coperta e la natura morta di un pic nic e sparsi nell’immagine degli easter egg e riferimenti alle loro canzoni».