Il 5 di ogni mese, 5 libri per tutti i gusti: BookAdvisor è la rubrica dove vi consigliamo ciò che ci è piaciuto di recente, tra novità e qualche riscoperta.
Il bikini di Sylvia Plath, Giada Biaggi (Nottetempo) – recensione di Giulia Scolari
Eva è una brillante dottoranda in filosofia, che vive in un monolocale a Milano e frequenta le compagnie radical chic di intellettuali privilegiati e senza contatto col mondo reale che si destreggiano tra la Milano di Citylife e quella di Fondazione Prada. Perde la testa per Ludovico, un curatore che collabora solo con artiste femminili e le manda nudes su Instagram, pur essendo fidanzato, e crea intorno a lui una narrazione filosoficamente onirica ben più interessante della sua persona: il libro vede l’inizio, lo svolgimento e la fine di questa para-relazione, che funge per Eva da spinta per la sua realizzazione e formazione.
Giada Biaggi crea personaggi così finti da essere veri, che discutono solo di argomenti seri, eppure fanno ridere da morire. Spesso ad Eva appaiono i fantasmi di pensatori (ma anche quello di Mick Jagger, forse la più iconica) dopo aver fatto uso di sostanze, con cui porta avanti conversazioni a volte profonde e a volte piuttosto caotiche. I riferimenti all’interno del testo sono tantissimi e variano da citazioni di altissimo livello a frammenti di pop culture: forse per alcuni questa scrittura può risultare pesante, ma che riflette invece brillantemente la comunicazione di una nuova generazione di professionisti, meno riservati dei personaggi di Sally Rooney e più intellettuali delle protagoniste di Mean Girls. Una sorta di trascrizione letterale di pagine come Sapore di Male e Superuovo.
Da amante di Biaggi come stand-up comedian, content creator e complex female character, è impossibile non consigliare il suo esordio letterario a tutte le studentesse belle e brillanti che, come Eva, faticano a fare pace con la loro identità e con quel bisogno di essere leggere senza essere superficiali. Biaggi sta anche lavorando alla scenografia per la serie tv ispirata al romanzo: noi non ce la perderemo di sicuro!
Le vite nascoste dei colori, Laura Imai Messina (Einaudi) – recensione di Giulia Maineri
La copertina bianca crea un perfetto contrasto con l’esplosione di colori che vengono proposti al lettore tra le pagine del libro, attraverso gli occhi di Mio. Non è un punto di vista qualsiasi: Mio vive in una realtà aumentata, in cui il ventaglio dei colori si è espanso. “Blu” è una parola che per Mio non ha alcun significato: ci sono il blu delle sette di sera, l’azzurro vecchio sei anni, il celeste velato, il blu mezzanotte, l’indaco sbrodolato.
Uno spettro cromatico avvolto in una splendida cornice bianca, che si concretizza nel carattere dei personaggi e nell’ambientazione della storia. Il bianco è infatti un colore che in Giappone ha un significato speciale: è il colore della purificazione spirituale e fisica che simboleggia l’inizio di una nuova fase della vita di un uomo. E in effetti Laura Imai Messina racconta con delicatezza la transizione verso un nuovo stadio del percorso di Mio e Aoi, personaggi costruiti con estrema cura e sensibilità.
Ci sono i mille colori di Mio, c’è il bianco giapponese, e c’è il buio della morte, con cui Aoi ha sempre a che fare. Un filo narrativo tranquillo, che si snoda con agilità tra i veri pilastri del racconto: i colori, il Giappone e l’anima. Una storia che porta pace e poesia allo stesso tempo, oltre al desiderio di trovare il proprio colore.
Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno, Benjamin Stevenson (Feltrinelli) – recensione di Matilde Elisa Sala
Ernie Cunningham non ha mai amato le riunioni di famiglia. Non c’è dunque da stupirsi se non è affatto entusiasta di ritrovarsi circondato da tutti i suoi parenti in uno chalet sperduto in montagna, consapevole del fatto di non essere ben voluto dopo aver denunciato il fratello Michael a seguito di un omicidio da lui compiuto.
Il problema principale però è tutt’altro, perché tutti, nella famiglia Cunningham, hanno ucciso qualcuno.
Partendo dal Decalogo del giallo perfetto di Richard Knox, proprio Ernie trascina il lettore nelle vicende in cui la sua famiglia è coinvolta, in maniera tanto divertente quanto assurda: alcuni fatti vengono anticipati, svelando ai lettori i capitoli esatti in cui verranno svolti; più e più volte Ernie si lascerà andare a commenti e osservazioni, come se stesse parlando a quattr’occhi con il suo interlocutore.
L’autore ha creato un giallo assolutamente inedito e particolare, una lettura decisamente diversa dall’ordinario, in cui il lettore viene completamente sommerso dai fatti. Impossibile posarlo una volta iniziato! Il romanzo ha avuto talmente tanto successo che diventerà una serie TV prodotta da HBO.
Politica Netflix. Chi detta l’agenda nell’era dei social, Will con Lorenzo Pregliasco e Giovanni Diamanti (Will Media) – recensione di Nina Fresia
Che cos’è la “politica Netflix”? E qual è il suo impatto sulla nostra società? A queste domande, tentano di rispondere autrici e autori di Will Media, creatore di contenuti informativi su diverse piattaforme, con la collaborazione di Lorenzo Pregliasco e Giovanni Diamanti, fondatori di Quorum/Youtrend.
Il libro rappresenta una vera e propria guida per orientarsi in un mondo dei social network sempre più complesso (basti notare la quantità di termini tecnici impiegati all’interno del saggio), intrecciato a doppio filo con la struttura economica e l’attività politica. Con “politica Netflix” si vuole intendere una tendenza a concentrare il dibattito pubblico su temi frammentati, portati in primo piano da soggetti non politici tramite mezzi di comunicazione diversi da quelli convenzionali e rapidamente dimenticati.
La riflessione non è incanalata in un unico flusso, ma è collettiva: più voci intervengono mettendo in luce i diversi modi con cui la politica Netflix si esprime. Vengono ripercorse le origini del fenomeno, così come sono presi in considerazione tutti i soggetti attualmente capaci di influenzare le masse: celebrità, influencer e aziende hanno come mai prima d’ora la possibilità di concentrare l’attenzione della propria community su un tema o su un valore, informando soggetti che altrimenti non sarebbero mai venuti a contatto con tali contenuti.
Alla luce di una sempre più ampia disaffezione nei confronti di istituzioni e partiti, diventa necessario interrogarsi sul significato che assume oggi l’attivismo e dei rischi in cui si può incorrere a causa di un’eccessiva semplificazione di tematiche politiche intricate. Allo stesso tempo, vengono illustrati alcuni casi (come il movimento #MeToo e il ddl Zan) in cui si è riusciti a passare da Netflix alla politica vera e propria: il dibattito sui social network, alimentato dall’intervento di figure popolari, è stato così dirompente da condizionare l’agenda politica.
Il consiglio della casa editrice Le Lucerne
Bestie delinquenti, Carlo D’Addosio (Edizioni Le Lucerne) – recensione di Matilde Elisa Sala
Gli animali sono sempre stati parte integrante delle nostre vite, protagonisti a partire dalle pitture rupestri, fino ai dipinti e alle opere letterarie più note.
Nel 1892, Carlo D’Addosio scrisse un volume completamente incentrato sugli animali, o meglio, sugli animali implicati in processi e impegnati nei tribunali. Ciò che è stato creato è un libro davvero unico nel suo genere: partendo da processi a carico di animali, sia civili che penali, la lettura di questo libro offre molto di più. Come viene fatto notare fin dalla Prefazione, risulta evidente il confronto, e la polemica, che l’autore voleva instaurare contro L’uomo delinquente di Cesare Lombroso e le teorie della Scuola Penale Positiva.
Il risultato è, nel suo insieme, qualcosa di molto innovativo, un bel viaggio culturale, in grado di attirare lettori molto diversi tra di loro, per la grande curiosità dell’argomento proposto.