Del: 16 Aprile 2023 Di: Michele Cacciapuoti Commenti: 1

Topolino che cammina con un sorriso sempre più inquietante, Squiddi che fissa lo spettatore con gli occhi iniettati di sangue, Tom e Jerry depressi che attendono la morte sui binari del treno… Di che cosa stiamo parlando? Sono esempi di cosiddetti lost episodes, puntate dei classici cartoni animati per bambini che si postulano perdute a causa del loro contenuto splatter o disturbante, che le case produttrici avrebbero censurato.

Ma chi ne parla? Quanto c’è di vero? E perché sono così virali?

Detestiamo infrangere sin da subito la sospensione dell’incredulità, ma di vero c’è ben poco: quasi tutte queste storie appartengono all’universo delle creepypasta, racconti horror affini alle leggende metropolitane che dagli anni Novanta e Duemila trovano diffusione su forum e social network tramite il meccanismo del copia-e-incolla (copypasta).

La Poupée – H. Bellmer (1935/36)

Alcune sono esplicitamente fittizie mentre altre aspirano ad una maggiore verosimiglianza, ma le creepypasta sono tutte opere di finzione letteraria di cui i fruitori abituali sono consapevoli. Quello che viene generalmente considerato il capostipite del sottogenere dei lost episodes è Suicidemouse.avi. Il titolo fa riferimento a un file audiovisivo: secondo il racconto, compilando un’antologia di vecchi corti degli anni ’30 (la serie Disney Treasures, realmente pubblicata entro il 2009) il critico L. Maltin si sarebbe imbattuto in un filmato creato da Walt Disney in persona, fino ad allora creduto limitarsi alla camminata di Topolino per pochi minuti.

Maltin avrebbe invece scoperto che il corto continuava in modo sempre più disturbante: l’espressione di Topolino mutava in un ghigno folle per poi perdere i bulbi oculari, mentre l’audio diveniva prima un mormorio incomprensibile e poi un grido disumano. L’ultimo fotogramma sarebbe stato una scritta in russo riguardante visioni infernali: stando alla creepypasta, il dipendente incaricato da Maltin di ultimare l’esame del corto si sarebbe sparato seduta stante.

Nel 2020 uno YouTuber adduceva a fonte d’ispirazione della creepypasta un supposto fumetto di Walt in cui il topo tenta invano di togliersi la vita per amore: il riferimento è a una storia del 1930, che però non è stata scritta da Disney in persona. È persino possibile trovare il presunto video di questo corto (intitolato Mickey Mouse goes to hell), che Internet Archive data al 1929 e una wiki al 1931 – secondo quest’ultima, la creepypasta sarebbe stata creata sul forum 4chan nel 2008 o 2009, cosa confermata dall’unico fact-checking completo sulla storia, compiuto nel 2017 dall’autrice Lucia Peters (che sottolinea anche la non corrispondenza dello stile di disegno a quello dei primi anni Trenta).

Il tema del suicidio è sfruttato piuttosto frequentemente (e in modo indelicato, come sottolinea Peters) da queste creepypasta: emblematico è Squidward’s Suicide, la testimonianza di un sedicente tirocinante della Nickelodeon che nel 2005 avrebbe visionato un episodio di Spongebob in cui Squiddi, a seguito di un fallimento musicale, si dispera fino a spararsi con un fucile.

Ricorrono elementi inquietanti: audio che sovrappone pianto e risata, video intervallato da fotografie splatter di cadaveri sventrati…

In questo caso non si trovano fact-checking della storia, ma noi stessi abbiamo potuto verificare che si tratta con ogni probabilità di finzione: nel 2013 un utente di Reddit asseriva di essere l’inventore della storia e allegava lo screen del forum 7chan su cui l’avrebbe diffusa nel 2007 (a dire il vero anonimamente). Anche di questa creepypasta esiste un video da almeno due anni, ma abbiamo accertato che si tratta di un raffazzonato collage delle puntate Squidbob Tentaclepants (2005) e Dying for pie (2001).

Un caso un po’ diverso è quello di Mickey’s best friend, ipotetico corto Disney che sarebbe persino stato proiettato al cinema nel 1929, in cui Topolino fa amicizia con un certo Eustace per poi rapirlo e trasformarlo chirurgicamente in un cane, a cui dà il nome Pluto. L’autore scrive anche che Eustace potrebbe aver ispirato la figura di Pippo. Se non bastasse l’immagine malamente photoshoppata a dimostrare la falsità della storia, c’è anche un anacronismo: Pluto venne creato nel 1930 e quasi sicuramente ricevette il nome dal pianeta Plutone, ancora ignoto nel 1929; quanto a Pippo, tra il 1932 e il 1934 il suo aspetto subì delle modifiche che indeboliscono l’ipotetico legame con Eustace.

Interessante l’esempio di Dead Bart, episodio segreto dei Simpson il cui file sarebbe stato fornito all’autore da nientepopodimeno che Matt Groening, in cui Bart viene coinvolto in un mortale incidente aereo. Di questa creepypasta (nata sul forum GameFAQs nel 2010) esistono più video, ma abbiamo verificato che impiegano spezzoni di puntate datate fra il 1990 e il 2000. In questo caso però la storia è fuoriuscita dal circuito tacitamente fittizio delle creepypasta per approdare sui social network nelle false vesti di episodio reale.

Si tratta delle stesse pagine Instagram che presentano come vero un episodio di Tom e Jerry in cui il topo viene decapitato con delle cesoie, in realtà versione modificata del corto Fine feathered friend (1942). A dire il vero esiste una puntata, ben più nota e realmente andata in onda nel 1956, in cui Tom e Jerry siedono depressi sui binari del treno, per una delusione amorosa. Si intitola Blue cat blues e viene definito l’ultimo episodio della serie, in cui i protagonisti muoiono sul serio, a differenza degli innumerevoli incidenti da cui di norma escono illesi o degli episodi in cui il decesso è solo il pretesto per una gag.

Al netto delle voci su una successiva intervista in cui il creatore W. Hanna spiegherebbe come i due si siano salvati all’ultimo dal treno, questo non è affatto il finale di Tom e Jerry : la prima serie di corti continuò per altri 11 episodi, finendo nel 1958 con Tot watchers.

Come mai dunque queste storie circolano in modo virale? Perché affascinano quantomeno gli appassionati di horror? Ci sono sicuramente elementi narrativi pertinenti alle creepypasta che inscrivono questi episodi in un terreno al limite fra sovrannaturale e realistico, quello che Todorov chiamava fantastique-merveilleux: video che provocano la morte come in The ring, cornici testimoniali che donano verosimiglianza (si pensi alla tecnica del found footage in The Blair Witch Project o Paranormal Activity), il richiamo enigmatico al più ampio insieme dei realmente esistenti lost media.

C’è però qualcosa di più, anche perché non tutti questi racconti nascono o rimangono creepypasta: l’elemento fondamentale è il contrasto fra le tematiche disturbanti e i cartoni animati della nostra infanzia.

Questo è vero anche a livello visivo, laddove la deformazione splatter si combina con stilemi grafici diversi da quelli attuali (non a caso le storie presentano Topolino, Bart, Tom e Jerry agli albori della loro animazione) generando un disagio affine a quello della uncanny valley, la reazione di inquietudine familiare ed atavica a personaggi imperfettamente umanoidi.

Il contrasto è però soprattutto a livello concettuale: che cosa spinge nel 2023 a fare un horror con Winnie Pooh? Perché nel 2020 circolò tanto la creepypasta sul pippide Jonathan Galindo, ottimamente analizzata da A. A. Vegliante? Vedere i classici e innocenti personaggi animati uccidere, uccidersi o venire uccisi, deprimersi o anche avere rapporti sessuali provoca in noi la perturbante e disorientante compresenza di familiarità ed estraneità – per dirla con Freud, unheimlich.

Michele Cacciapuoti
Laureato in Lettere, sono passato a Storia. Quando non sto guardando film e serie od osservando eventi politici, scrivo di film, serie ed eventi politici.

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