Del: 11 Maggio 2023 Di: Camilla Restelli Commenti: 1
In Braidense: "Peste orribile flagello tra vivere e scrivere"

In occasione del 150º anniversario dalla morte di Alessandro Manzoni, la Biblioteca Nazionale Braidense ospiterà, fino all’8 luglio, la mostra “Manzoni, 1873-2023. La peste orribile flagello tra vivere e scrivere”. Fulcro dell’esposizione, allestita in Sala Maria Teresa e inaugurata il 4 maggio, è il contagio pestilenziale che, insieme alla carestia e alla guerra, ha costituito un trittico tematico cruciale nella produzione letteraria manzoniana: i Promessi Sposi, così come lo scritto giovanile (incompiuto) de La Vaccina e l’appendice romanzesca la Storia della Colonna Infame, ne sono la più compiuta esemplificazione.

La mostra, come ha affermato Marzia Pontone, direttrice scientifica della Biblioteca Nazionale Braidense, si propone di entrare in sintonia con il lato emozionale dei visitatori che, mediante un percorso espositivo formato da 17 sezioni, si troveranno ad ammirare sia i pregevoli materiali librari messi a disposizione dalla Biblioteca che le notevoli incisioni su carta provenienti dal Gabinetto dei Disegno e delle Stampe della Pinacoteca di Brera, che ha messo a disposizione anche alcuni disegni mai esposti in teca fino ad oggi. La selezione delle opere in mostra ha permesso dunque di valorizzare il patrimonio della Braidense e, al contempo, di stimolare un dialogo tra letteratura e arte, due discipline interconnesse che sono sempre state in grado di fare breccia nel cuore dei propri fruitori.

Il percorso espositivo copre un arco temporale millenario e si propone di mostrare come il dramma pestilenziale, che da sempre ha accompagnato il cammino dell’uomo sulla terra, sia stato elaborato nel corso dei secoli sia a livello letterario che iconografico.

Sono state molteplici, infatti, le opere che hanno fotografato differenti pestilenze (sia mitiche che storiche) e che hanno contribuito a creare un preciso immaginario legato al fenomeno, oltre che a influenzare la sensibilità dei posteri a riguardo. Persino quella manzoniana. La peculiarità della mostra consiste, infatti, nel proporre un’immagine inedita del celebre scrittore milanese che, prima ancora di essere scrittore, è stato un attento e instancabile ricercatore. Di fatto, per riuscire a descrivere in modo verosimile il flagello pestilenziale borromaico, racchiuso nelle pagine sempre eterne dei Promessi sposi, per l’autore è stato inevitabile confrontarsi con quegli autori che, prima di lui, hanno cristallizzato, su pagine inchiostrate o illustrate, epidemie distruttive e catastrofiche.

Biblioteca Nazionale Braidense
sala Maria Teresa
Ph. James O’Mar

La mostra, quindi, fornisce ai suoi visitatori un percorso ideale che, partendo dall’Iliade, il cui esordio racconta proprio della diffusione di un terribile morbo nell’accampamento acheo, passa poi in rassegna una serie di testimonianze letterarie e iconografiche– tra i quali si citano le opere di Ovidio, Virgilio, Tucidide, i versi di Boccaccio e Petrarca, le opere di Valla e di Paolo Diacono, oltre che le storiografie quattrocentesche di Corio e Simonetta e le illustrazioni di Gallina e Sabatelli, maestro di Hayez- che, per via più o meno diretta, hanno finito per influenzare il resoconto manzoniano sull’ “orribile flagello” e, di conseguenza, anche i bozzetti del Gonin.

Ma non è finita qui: il percorso espositivo offre persino la possibilità di interfacciarsi con una serie di trasposizioni e adattamenti successivi della triade peste-guerra-carestia proposta dal Manzoni che, per la sua potenza espressiva, ha sollecitato la stesura di opere dal contenuto più o meno affine. Di particolare rilevanza, sotto questo punto di vista, sono le partiture e bozzetti, ammirabili in mostra, dell’Archivio storico Ricordi, nonché adattamenti ottocenteschi della vicenda manzoniana per il genere teatrale melodrammatico.

Si può affermare inoltre che, in questo viaggio a ritroso nel tempo, che sancisce un macabro trionfo della morte e che simboleggia, per certi versi, un decadimento incessante della solidarietà umana, non si potrà fare a meno di riflettere su un altro tema, strettamente connesso all’irrompere del morbo: la paura della morte. Non a caso, la mostra lascia sottintendere come la recente epidemia da Covid-19, da considerarsi una vera e propria pestilenza, ci abbia fatto convivere, nel quotidiano, con sensazioni di incertezza e di diffidenza reciproca (le stesse descritte da Manzoni nei capitoli sulla peste del suo romanzo)che ci hanno reso del tutto equiparabili a quelle vittime innocenti che, nel corso dei secoli, sono state colpite dall’orribile morbo.

Si può affermare quindi che il percorso espositivo si proponga, in ultima istanza, di riaccendere la nostra empatia, un potente mezzo di cui siamo dotati (ma di cui usufruiamo solo quando speriamo di “uscirne migliori”) e che, come riteneva saggiamente Alessandro Manzoni, può esserci salvifico per superare quelle fragilità morali, sociali e politiche che, da sempre, contrassegnano e indeboliscono l’umanità.

Camilla Restelli
Letterata, scrivo e compongo versi per nutrire la mente e curare l’anima. Viaggio, sorrido e mi innamoro spesso. Per gli amici: Camille.

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