Sono passati 15 anni dall’ultimo sciopero degli sceneggiatori hollywoodiani, quando per 100 giorni, tra il 2007 e il 2008, gli scrittori fermarono la lavorazione di gran parte delle serie tv e di molti film. Ora la storia si ripete: dal 2 maggio la WGA, la Writers’ Guild of America, il sindacato che raccoglie oltre 10 mila autori, è in sciopero, infatti il contratto collettivo della categoria era scaduto da tempo e, fallite le trattative con i produttori dell’Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP), il sindacato della WGA ha dato l’annuncio ufficiale dello sciopero.
Per gli sceneggiatori la WGA è un organo importante dato che le case di produzione possono assumere solo gli iscritti a questo albo: l’associazione rappresenta una sorta di incrocio tra un sindacato e un ordine professionale ed è proprio in virtù di questo porsi in difesa degli iscritti che tutti i membri hanno l’obbligo di rispettare lo sciopero, per altro autorizzato dal 98% di loro tramite un voto online.
Le proteste si estendono per tutta la città davanti agli studi di Amazon, ai cancelli di Paramount, agli uffici di Fox e Sony, ai capannoni di Disney, Warner Bros e Universal Pictures, presidiati dai manifestanti con manifesti che riportano frasi come “Pagateci o spoileriamo il finale di Succession”, “Un computer non sa fare arte” o “No accordo = no Shrek 5” , mentre sui social incalza l’hastag #Dothewritething che, sfruttando l’assonanza tra le parole inglesi write (scrivere) e right (giusto), richiama il cult di Spike Lee ‘Do the Right Thing’ (Fa’ la cosa giusta).
Si stima che il precedente scioperò costò circa 2.1 miliardi di dollari, ma rispetto al 2007 il sistema produttivo e distributivo è profondamente cambiato: l’impatto dello sciopero sui rilasci potrebbe essere diverso rispetto al passato perché oggi sono dominanti le piattaforme di streaming e non più la televisione generalista, la quale soffrirà maggiormente con le nuove stagioni di serie tv come Grey’s Anatomy, 9-1-1 o The Good Doctor che potrebbero tornare sul set per le puntate autunnali in ritardo rispetto al previsto.
L’arrivo delle piattaforme streaming e le mega fusioni tra corporation dell’intrattenimento hanno moltiplicato in modo esponenziale la quantità di serie scritte e prodotte, rendendo però meno a lungo termine e meno pagato il lavoro degli sceneggiatori: essendo le stagioni televisive di media sugli 8 o 10 episodi, rispetto allo standard di un tempo che vedeva 22 episodi ad annata, ci sono meno puntate da scrivere e di conseguenza uno stipendio più basso.
Gli sceneggiatori chiedono una maggior certezza del proprio lavoro, infatti molti di loro vengono impiegati per poche settimane con spesso un vincolo di esclusiva che impedisce loro di accettare altri lavori. Inoltre spesso le piattaforme chiedono le sceneggiature di tutte le puntate ancor prima di ordinare la serie, pagando però gli sceneggiatori il minimo sindacale non avendo la sicurezza del risultato.
Tra le ragioni dello scontro c’è proprio la richiesta degli sceneggiatori di un numero minimo di autori coinvolti in base alle puntate della serie e di avere un nucleo di sceneggiatori pagato anche nella fase di post produzione, quindi dopo la fase di scrittura. Inoltre chiedono una revisione dei loro guadagni per lo sfruttamento della serie: in passato gli autori prendevano una percentuale in base ai diversi passaggi in replica, oggi le serie tv possono generare profitti e abbonamenti alle piattaforme, restando in catalogo per mesi senza che questo comporti alcun guadagno agli sceneggiatori. I produttori sono disponibili a riconoscere una percentuale agli sceneggiatori, ma non c’è accordo sulla cifra da destinare agli autori.
Sostanzialmente gli sceneggiatori ritengono che i produttori abbiano reso più precario il loro lavoro, cercando di trasformarli tutti in lavoratori a chiamata e freelance, senza legami con gli studi e le case di produzione.
Per esempio, su Twitter lo sceneggiatore Michael Mohan scrive: «Quando stavamo scrivendo Everything sucks, io e Ben rubavamo cibo dalla mensa di Netflix perché per molti mesi abbiamo lavorato gratis».
Negli Stati Uniti si sono già fermati tutti i Late Show, cioè i talk della seconda serata che presentano monologhi dei presentatori e interviste con ospiti, e il Saturday Night Live; contemporaneamente arrivano la prime notizie dai set di serie in lavorazione: ‘House of the Dragon’ e ‘Il signore degli Anelli: Gli Anelli del potere’ proseguiranno le riprese perché la scrittura dei copioni era già in fase sufficientemente avanzata da poter fare a meno di ulteriori ritocchi. Diverso è il caso di serie tv come Stranger Things, la cui produzione è stata bloccata, e di altri show molto apprezzati come la sitcom ‘Abbott Elementary’, ‘American Horror Story’ e ‘Yellowjackets’.
Oltre alla questione economica delle paghe minime degli sceneggiatori, un altro punto critico sono le intelligenze artificiali: la WGA ha chiesto con forza che l’intelligenza artificiale non possa scrivere o riscrivere materiale letterario e che non possa essere impiegata per generare sceneggiati di partenza, in quanto il timore è che usandole per creare delle bozze, poi le produzioni assumerebbero scrittori come collaboratori occasionali per rivedere e sistemare il lavoro, causando un’ulteriore riduzione dei loro compensi.
Mentre i produttori sembrano aperti a ritoccare i salari minimi, non c’è stato per ora nessun accordo invece su tutele aggiuntive e sul tema dell’intelligenza artificiale.
In tutto ciò, potrebbe essere colpito anche il 76° Festival di Cannes, iniziato martedì 16 maggio, e la domanda principale da porsi è: in che modo lo sciopero influirà sull’andamento del Festival?
Cannes costituisce la sede di un fiorente mercato in cui le aziende acquistano sceneggiature e vendono film finiti per la distribuzione: alcuni ritengono che il pieno impatto dello sciopero non sarà sentito al momento, dato che molte aziende hanno accumulato progetti prevedendo un rallentamento, altri invece sostengono che lo sciopero potrebbe far aumentare i prezzi dei film finiti o delle sceneggiature completate.
Sono numerosi anche gli attori e le personalità che hanno dimostrato la loro vicinanza agli sceneggiatori, per esempio sono Rob Lowe, Amanda Seyfried, Elizabeth Olsen, Jay Leno, Mark Hamill, Quinta Brunson e Olivia Wilde.
Difficile dire quanto le proteste andranno avanti: il precedente sciopero durò dal novembre 2007 al febbraio 2008, concludendosi solo quando fu chiuso un accordo ritenuto soddisfacente da entrambe le parti, ma nonostante ciò in quella stagione televisiva serie come Lost, Breaking Bad, Scrubs e Gossip Girl andarono in onda con un numero di episodi inferiore al previsto. Bisogna tener conto però del fatto che in questi anni il mondo della televisione è completamente cambiato e forse mai come oggi gli sceneggiatori svolgono un ruolo essenziale nel sempre più onnivoro sistema della serialità.