Quando Joe Biden si è insediato ufficialmente, il 20 gennaio 2021, a 78 anni compiuti è divenuto il presidente più anziano degli USA. Nell’immaginario comune viene spesso rappresentato come confuso, manovrabile o persino affetto da demenza senile: i suoi imitatori lo mostrano esitante e incomprensibile e i vignettisti si sono scatenati, da quando ha annunciato la propria ricandidatura per il 2024.
Ma da dove viene quest’immagine?
Gli inciampi verbali di Biden non sono certo una novità: nel 2008 chiamò Obama «Barack America», venendo per questo paragonato dal comico Robin Williams a una persona sotto farmaci o affetta da sindrome di Tourette. Se però durante i suoi mandati da vicepresidente queste gaffe venivano interpretate più come simpatiche o infantili (si vedano i meme post-elettorali del 2016), è dalla campagna del 2020 che l’immagine di Biden è cambiata: non a caso il pezzo di Williams è ciclicamente tornato in auge quell’anno e nuovamente adesso.
Il motivo è presto detto: propagandisticamente, Trump ha quasi sempre affibbiato nomignoli denigratori ai propri sfidanti con l’intento di plasmarne l’immagine. Il più riuscito di questi tentativi è Crooked Hillary Clinton, che nel 2016 dipinse come «corrotta» la sua avversaria poi sconfitta (nomignolo che ora Trump dice di voler passare proprio a Biden).
Nel 2020 il presidente uscente aveva provato a ripetere l’operazione inventando Sleepy Joe.
Sul momento non sembrò essere andato a segno, ma a lungo termine il nomignolo sembra aver attecchito. Lo scopo di questo articolo non è né assolvere né condannare Biden sui risultati della sua amministrazione, ma capire piuttosto quanto ci sia di vero dietro il mito di Sleepy Joe e se stiano in piedi le accuse di demenza senile o comunque di poca lucidità.
Raccogliendo una sessantina di spezzoni del presidente circolanti sui social, abbiamo potuto verificare che molte sue gaffe semplicemente non sono mai avvenute e costituiscono dei falsi: dal noto video di Biden distratto dalla musica di un gelataio a quello in cui calpesta un gatto, fino all’audio delle sue guardie del corpo mentre lui vaga disorientato (sono tutti suoni posticci aggiunti all’originale). Alcuni sono comunque contenuti più evidentemente ironici, come la finta intervista in cui Biden si dichiara sotto pillole (l’originale è del 2021), analoga a quelle fatte in Italia da Marzilli.
Quasi metà dei video che abbiamo raccolto, però, più che falsificare direttamente le sue parole ne stravolge il significato omettendo artatamente il contesto.
È il caso di un’intervista del 2021 sulla CNN in cui Biden impersonava uno scettico sui vaccini, che nel 2023 è stata ritagliata come se lui stesso fosse scettico. Lo stesso artificio è stato usato per fingere che Biden si auto-definisse estremista, ignorasse il significato di supply chain o ammettesse che i Dem bevono il sangue dei bambini: in tutti questi casi il presidente stava retoricamente impersonando la posizione opposta alla propria, per poi smentirla.
Altre decontestualizzazioni creano l’immagine di un uomo svampito: è il caso di un discorso del 2017 in cui menzionava i peli biondi delle sue gambe (nell’originale descriveva la loro peculiarità in una piscina a maggioranza nera), o del virale video del 2022 in cui sembra porgere la mano al nulla (plausibilmente in realtà rivolto a qualcuno fuori campo), o ancora di quello in cui sembra “spegnersi” come un automa (ma sta solo cambiando un microfono malfunzionante).
Molti dei contenuti finora citati circolano su una rete composta da account come il cospirazionista Worldorder Memes, sul quale compaiono altri video tagliati (in uno Biden sembra dire «possiamo solo rieleggere Trump», ma è un discorso del 2020 che continuava con «se rimaniamo…»).
C’è un video in cui il presidente si guarda attorno spaesato dopo aver firmato un documento, ma in realtà sta solo aspettando che il senatore Manchin finisca di applaudire per dargli la penna; o c’è un video in cui un Biden altrettanto spaesato cerca di dare una medaglia alla cantante Gladys Knight mentre quest’ultima s’inchina e lo abbraccia, ma evidentemente non si aspettava tali gesti (i cinque artisti che l’avevano preceduta erano rimasti fermi).
Non sono però solo anonimi account a condividere video fuorvianti.
Benny Johnson (capo della conservatrice Turning Point) e il Daily Wire dell’opinionista di destra Ben Shapiro postano quelli che sono meri lapsus di Biden (come quando disse China invece di Canada, correggendosi subito). Se questi banali lapsus fossero segni di demenza, in molti dovremmo preoccuparci: è così assurdo scambiare il toponimo Rolling Fork con Rolling Stone, come ha fatto lui a marzo?
Sono sempre il Daily Wire e Benny Johnson a irridere un discorso apparentemente sconclusionato di Biden, ma visionando l’originale sulla rete C-SPAN si nota come la frase sia stata tagliata e corredata di sottotitoli sbagliati, ignorando peraltro una probabile espressione idiomatica.
La rivista conservatrice Townhall ha invece più volte presentato come assurde alcune frasi di Biden in realtà sensate, come let’s go lick the world (forse un modo di dire irlandese, di cui il presidente è originario).
Intorno al 10% del campione analizzato, inoltre, presenta come segni di poca lucidità semplicissimi episodi di balbuzie, di cui Biden soffre sin da quando era giovane e indipendenti da una possibile demenza: è il caso di un intervento alla Camera del repubblicano Nehls (che peraltro taglia parti del discorso originale per togliergli senso), o del meka leka spopolato su TikTok.
Ciò non toglie che in altri casi Biden sembri perdere il filo del discorso più per confusione che per la balbuzie: si tratta sempre più o meno di un 10% del campione.
A riportarne più d’uno è l’account di Kayleigh McEnany, l’ultima portavoce di Trump alla Casa Bianca e ora presentatrice di Fox News: se talora è evidente la confusione di Biden (si noti l’interruzione dell’interprete in linguaggio dei segni), altre volte i discorsi vengono decontestualizzati (nel 2023 pronunciò sì in modo ipo-articolato «prescription drugs», ma dopo averlo ripetuto quattro volte in cinque minuti).
McEnany ha anche condiviso un montaggio che interpreta esplicitamente diversi momenti di Biden come sintomi della demenza senile, in modo però insensato: il video include la sua caduta sulle scale dell’aereo nel 2021 (mera défaillance fisica, come la caduta dalla bici nel 2022 o apparenti problemi d’udito), un commento relativo a una lobotomia del 1988, domande retoriche o travisate e persino un audio falso messo in bocca alla moglie Jill Biden (si veda l’originale).
Certo, Biden non è «il miglior comunicatore» (come la sua portavoce Jean-Pierre l’ha definito).
Di recente è sembrato dimenticarsi di essere appena stato in Irlanda, in passato ha affermato che oltre metà delle donne del suo gabinetto sono donne…
Persino il video in cui sembra leggere ad alta voce le istruzioni dal gobbo pare vero, mentre la spiegazione alternativa dei fact-checker non sembra convincente, così come non torna l’interpretazione di Snopes di un video in cui Biden sembra a tutti gli effetti dimenticarsi di aver appena stretto la mano a un senatore.
Il presidente non ha sempre mostrato di saper “leggere la stanza” e diversi suoi commenti ironici risultano fuori luogo, quando pronunciati in riferimento a malattie o sparatorie; un altro appellativo contro cui potrebbe dover lottare più seriamente è quello di Creepy Joe, nato da effettivi comportamenti pubblici “espansivi” (da un lato indebitamente giustificati da alcune testate, dall’altro travisati da testate controverse come il Gateway Pundit, specie quando sono coinvolti dei bambini).
Fuori luogo, fisicamente incerto, balbettante e spesso evasivo rispetto ai giornalisti, ma questi non sono segni di demenza. Se la domanda resta quella che ci siamo posti all’inizio, allora no: Sleepy Joe è più che altro un mito.