In occasione del ventesimo anniversario dalla fondazione di Vulcano Statale, il giornale degli studenti dell’Università Statale di Milano, abbiamo pensato alla creazione di un numero speciale, di carta, che a partire da questa settimana potrete trovare nelle diverse sedi dell’Ateneo, oltre che leggere giorno per giorno sul nostro sito. Per ulteriori informazioni, seguici sulla nostra pagina Ig: @vulcanostatale.
In seguito al decreto rettorale del 7 gennaio 2022, in cui si garantiva la trasmissione di tutte le lezioni in diretta streaming, la redazione di Vulcano aveva condotto un’indagine.
Su 130 intervistati dell’Università degli Studi di Milano, l’89% si era dichiarato a favore della didattica mista.
Ma a settembre, una circolare interna ricevuta sulla mail d’Ateneo si apre dicendo che «le attività didattiche tornano in presenza, con l’occupabilità delle aule e delle biblioteche al 100%», prevedendo l’attivazione dello streaming soltanto in caso di richieste superiori rispetto alla capienza delle aule.
Nulla, però, viene detto in merito all’eventualità in cui le aule non siano piene, lasciando apparentemente uno spazio di contingenza ai professori, che sembra possano liberamente decidere come comportarsi in tale ipotesi.
Questo è ciò che tutti avevano inizialmente inteso, professori compresi. Se non che, quando il solito afflusso delle prime settimane di lezione ha iniziato a scemare, sembra che, come affermato dagli stessi professori a lezione, il Rettore abbia esplicitamente chiesto di non mantenere lo streaming a coloro che così avevano deciso.
Lo streaming, dunque, sembra essere autorizzato solo nel caso di massima affluenza alle aule.
Come conseguenza, insieme alla corsa alla prenotazione, ha iniziato a diffondersi l’incertezza rispetto alle modalità di erogazione delle lezioni, dato che i professori molto spesso hanno deciso arbitrariamente se avviare lo streaming, registrare la lezione o non fare nessuna delle due cose.
Altro problema è quello che riguarda la carenza di spazi: le aule costantemente piene, infatti, costringono spesso gli studenti a seguire le lezioni in giro per l’università dal pc, dal momento che non sempre sono disponibili posti in biblioteca o ai tavoli nelle aree comuni.
Si continuano a ignorare, inoltre, le richieste di due categorie svantaggiate, e che dalla didattica mista potrebbero beneficiare in modo particolare: pendolari e studenti lavoratori. Secondo un’indagine di Talents Venture, infatti, nell’anno accademico 2021-2022 la Statale contava 6.477 iscritti provenienti da altre province, risultando al terzo posto fra le Università italiane che accolgono studenti fuori sede: alla luce di questo dato, dunque, sembra ragionevole rivendicare un maggiore interessamento nei loro confronti.
Per quanto riguarda gli studenti lavoratori, invece, esiste l’iscrizione a tempo parziale, la quale, tuttavia, presenta delle tempistiche diverse: se uno studente lavoratore volesse finire gli studi nei tempi regolari, dunque, la didattica mista potrebbe fornire un supporto fondamentale.
Eppure, tra la non esplicita proibizione dello streaming e l’anarchia lasciata in materia di registrazioni, dove ogni professore può decidere come vuole, sono proprio gli studenti pendolari e lavoratori a trovarsi in una posizione di svantaggio.
Un’altra problematica che la didattica mista avrebbe potuto arginare era quella delle sovrapposizioni: stando a quanto comunicato dai professori in aula, se due lezioni si fossero sovrapposte sarebbe stato necessario fornire le registrazioni, eppure ci sono stati casi di esplicito rifiuto di registrare da parte di alcuni docenti. Di conseguenza, anche questa pratica che sembrava collocarsi a metà tra una direttiva e una voce di corridoio è caduta ben presto nell’anarchia.
Un altro problema è poi il criterio con cui vengono compiute certe scelte: Unimi non vuole diventare un’università telematica e dunque ha deciso di riportare le attività didattiche in presenza; ma tutt’ora alcuni corsi si svolgono completamente online, così come laboratori, esercitazioni, che in qualche caso si prolungano oltre le 19.00. Anche le sedute di laurea, che secondo l’Ateneo «si svolgono in presenza», per i corsi triennali si svolgono ancora da remoto.
È difficile capire quali possano essere le motivazioni dietro a questa avversione per la dad, ma che sia l’ideologia, l’utilità, l’antipatia o quant’altro, gli studenti sperano che per una volta nelle scelte del rettorato in merito alla didattica mista il loro benessere possa essere considerato una priorità.