In vista delle elezioni presidenziali, lo scorso 13 agosto in Argentina si sono svolte le primarie con cui sono stati selezionati i candidati che partiti e coalizioni presenteranno alla tornata elettorale del 22 ottobre. Ad ottenere il maggior numero di voti è stato l’anarco-capitalista Javier Milei, eccentrico personaggio che domina i talk show argentini e sogna di “battere la casta al primo turno”. Presentandosi da solo con il proprio partito La Libertad Avanza, Milei ha ottenuto poco più del 30%, superando i voti sommati dei due candidati per la coalizione peronista e della coppia presentata dal raggruppamento di destra.
La singolare capigliatura, lo sguardo glaciale e le curiose ambizioni fanno sì che Javier Milei si avvicini più ad una caricatura di se stesso che ad una figura politica di rilievo. Quando si ascoltano i suoi interventi, si ha come l’impressione che un parodista abbia deciso di portare all’estremo tutti gli assunti di base delle teorie libertarie. Non solo: indagando sulla sua storia, Milei passa dall’essere un riuscito prodotto satirico ad un perfetto antagonista da film Disney. Oltre all’aspetto stravagante, l’economista argentino ha tutte le componenti essenziali dei “cattivi” meglio riusciti dei cartoni animati.
Ha un passato piuttosto travagliato: ad oggi infatti Milei ha interrotto i rapporti con i genitori, dopo anni di violenze fisiche e psicologiche, subite anche a scuola dove veniva soprannominato “el loco” a causa dei suoi scatti d’ira, proprio quelli che gli sono valsi l’attuale successo. Nemmeno entrando nel mercato del lavoro il possibile futuro presidente argentino ha trovato la strada spianata, arrivando, pare, a pesare 120 chili sacrificando la sua alimentazione e il suo stipendio a favore di una delle costanti della sua vita: il suo cane Conan.
Il legame tra Milei e il suo amico a quattro zampe va ben oltre l’affetto che tipicamente unisce cane e padrone. Secondo quanto ha affermato l’economista, il suo primo incontro con Conan risale all’epoca dell’Impero Romano: Milei come gladiatore e il mastino inglese nei panni di un leone si sarebbero scontrati nel Colosseo se Dio non li avesse fermati.
Questa mistica convinzione si inserisce all’interno di una dimensione ben più ampia, dove Milei mischia spiritualità e ambizioni di onnipotenza, come, per l’appunto, l’antagonista perfetto farebbe.
Milei ricerca una connessione con l’eterno, sia in un senso letterale (ha addirittura contattato un laboratorio statunitense per clonare Conan e, infatti, al momento possiede quattro mastini inglesi), sia perché sostiene di dialogare direttamente con Dio. E, a quanto pare, Dio lo appoggia nella sua campagna elettorale: “Dios es libertario” secondo l’aspirante inquilino della Casa Rosada, mentre lo Stato ed ogni suo apparato sarebbero espressioni demoniache. Non a caso, il suo programma di governo è il manifesto di una crociata mossa contro quella che lui definisce “la casta”. Le armi per combattere questa battaglia sono la privatizzazione, lo Stato minimo e il libero commercio. E usare termini bellici non è poi così un’iperbole: è Milei stesso a paragonare la sua azione di governo ad una motosega che dovrebbe polverizzare le tasse che troppo a lungo hanno soffocato cittadini ed imprese.
Da un lato Milei e la sua politica mantengono una dimensione di burla, come l’essere favorevole alla vendita di organi o la messa in palio del proprio stipendio da parlamentare. Dall’altra parte, però, l’idea che l’anarco-capitalista possa effettivamente vincere le elezioni dovrebbe quantomeno destare un allarme: l’Argentina avrebbe un presidente contrario all’aborto, negazionista del cambiamento climatico ed intenzionato ad effettuare tagli ingenti alla spesa pubblica, convinto nel perseguire un piano economico rischioso e di difficile attuazione.
Milei ha infatti ottenuto consensi facendo leva sull’insofferenza di una popolazione piegata dalla quarta inflazione annuale più alta al mondo (114%) proponendo un approccio alla crisi che risulta tanto semplice quanto assurdo: l’abolizione della banca centrale Argentina.
L’inflazione è stata una delle principali preoccupazioni dell’intera America Latina negli ultimi decenni, ma se i vicini dell’Argentina l’hanno affrontata ottenendo risultati positivi grazie a politiche di prudenza fiscale e gestione del debito, Milei non ha tempo da perdere e illude se stesso e gli elettori di poter eliminare il problema alla radice. Ma per contrastare l’inflazione l’economista argentino ha anche un’altra proposta: adottare il dollaro statunitense ed abbandonare il peso argentino ormai pesantemente svalutato. Ma Milei quando urla dai palchi o nei salotti televisivi non tiene conto del fatto che per attuare la dollarizzazione sarebbero necessarie considerevoli riserve internazionali che il suo paese non possiede. Inoltre, sembra non ricordare quali paesi saranno con tutta probabilità i suoi alleati in futuro. E per un aspirante presidente la gestione della politica estera non è cosa da poco.
L’Argentina ha infatti ricevuto l’invito a entrare a far parte dei Brics entro il prossimo anno ed in seno a questo gruppo di stati è tentatrice l’idea di diminuire la propria dipendenza dal dollaro sostituendolo nei commerci internazionali. E se l’Argentina di Milei non sarebbe l’unico ostacolo alla realizzazione di obiettivi politici comuni a tutti i paesi Brics, è anche vero che il raggruppamento comporterà ai suoi membri notevoli vantaggi economici a cui il secondo paese più grande dell’America Latina non può di certo rinunciare e che non otterrebbe senza qualche compromesso. Qualora l’irruente liberista dovesse effettivamente confermare il successo delle primarie, sarà interessante valutare se il messaggio divino che sostiene di veicolare subirà dei mutamenti. Gesù nel deserto ha resistito per tre volte alle tentazioni del Diavolo: chissà se Javier Milei sarà altrettanto convinto nell’opporsi alle lusinghe della demoniaca casta politica.