Del: 28 Settembre 2023 Di: Maria Pia Loiacono Commenti: 1
io capitano: raccontare con realtà

“Ho attraversato il deserto e ho subìto le torture in Libia, questo film racconta la verità”. Queste le parole di Mamadou Kouassi, la cui storia ha ispirato Io Capitano di Matteo Garrone. Una descrizione visiva, minuziosa e senza filtri del viaggio che ogni migrante affronta scappando dalla povertà o/e dalla guerra, con lo scopo di raggiungere il territorio europeo. Uno dei protagonisti è Seydou, interpretato
egregiamente da Seydou Sarr: è lui il capitano che porterà in salvo centinaia di migranti guidando una imbarcazione fatiscente (pur non avendo alcuna competenza), in un viaggio il cui primo centro è il senso di smarrimento, con annessa progressiva perdita della percezione spazio-temporale.

Seydou intraprenderà questo viaggio con il cugino Moussa: entrambi sono nati e cresciuti a Dakar e hanno il sogno di diventare musicisti.

Pensano che l’Europa sia il luogo giusto per inseguire questa loro aspirazione, guardano attraverso lo schermo di un telefono alcuni video di quello che potrebbe essere il sogno italiano ed europeo. Decisi quindi ad intraprendere questo viaggio attraverso il deserto del Sahara e poi il largo del Mediterraneo, con una dose piuttosto massiccia di incoscienza. Seydou ha 16 anni e ha come unico punto di riferimento la madre. Questa, fin da subito, lo mette in guardia dei vari pericoli che potrebbero scorgere durante
un viaggio del genere, ma decide comunque di partire segretamente. La figura materna ha un ruolo cardine durante tutto il film e ricompare silenziosamente sia durante il viaggio per il Sahara, in cui Seydou si ritroverà a soccorrere una signora, sia lungo la tratta del Mediterraneo, durante cui il protagonista prenderà in custodia una donna gravida.

lla locandina del film


Altra figura cardine e non secondaria è sicuramente quella paterna: Seydou ha perso il padre precocemente ma, nelle prigioni libiche in cui verrà internato, incontrerà un uomo che vigilerà su di lui.
La loro relazione è non solo amicale: si percepisce il senso di sicurezza che l’uomo vuole impartire al ragazzo, ed effettivamente ci riesce. Tant’è che si prodigherà affinché entrambi alla fine riescano ad ottenere la libertà.


Garrone riesce a districarsi dall’aurea di pietismo che di solito permea durante la narrazione di questo tipo di vicende, dirigendo un racconto di formazione totalmente affidato ai protagonisti.

Dopo aver abbandonato l’innocenza della loro età danno spazio alla disillusione. Questo film permette a noi spettatori di immedesimarci personalmente rendendo l’accaduto tangibile, dando la possibilità di sentire vicina una storia che altrimenti avremmo solo potuto guardare da lontano. Il desiderio del regista è stato palese fin da subito: raccontare quella parte di viaggio che si conosce ma che non si è mai vista.


Chiaramente nella stesura della sceneggiatura sono state coinvolte moltissime persone che questa Odissea l’hanno vissuta in maniera diretta, lo stesso Mamadou Kouassi racconta quanto sia stato difficile riprendere in mano la propria storia: “Ammetto che a un certo punto la rabbia ha preso il sopravvento perché nessuno mai dovrebbe affrontare una prova così dura, spesso mortale. Questa ingiustizia, purtroppo, continua a ripetersi ogni giorno per tantissime altre persone che fuggono. Oggi vivo a Caserta, sono un sopravvissuto, e vorrei che questa fortuna venisse riservata a chiunque ambisce a un futuro migliore del proprio presente.” E ancora: “Ho scelto di contribuire alla realizzazione di questo film per far
capire meglio alle ragazze e ai ragazzi che scelgono di partire dall’Africa che Libia e Tunisia non sono paesi sicuri in cui rifugiarsi a vivere, ma luoghi di terribili malvagità, e per sensibilizzare il pubblico europeo ai valori del salvataggio e dell’accoglienza.”
Il film ha già ricevuto numerosi riconoscimenti: premio speciale per la regia a Matteo Garrone e premio Marcello Mastroianni a Seydou Sarr al festival del cinema di Venezia e, recentemente, è stato anche candidato agli Oscar come miglior film internazionale.

Maria Pia Loiacono
Studentessa di beni culturali, scrivo con lo scopo di imparare più cose del mondo che mi circonda, cercando di farmi e farvi incuriosire.

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