«Per le sua innovativa drammaturgia e la prosa che danno voce all’indicibile», Jon Fosse, scrittore e drammaturgo norvegese considerato dal Daily Telegraph uno dei 100 geni viventi, ha vinto il Premio Nobel per la Letteratura 2023.
64 anni, natio di Haugesund, nel sud-ovest della Norvegia, autore di numerosi romanzi, pièce teatrali, saggi, raccolte di poesie e libri per bambini tradotti in oltre 50 lingue, l’autore norvegese ha ricevuto il prestigioso titolo dall’Accademia di Svezia che ha riconosciuto il ruolo della sua produzione letteraria nella creazione di un nuovo immaginario collettivo sia nel suo paese che all’estero.
Con le sue opere, infatti, Fosse non si esime mai dal dare voce alle contraddizioni insite nella vita umana,
indagando in maniera personalissima tematiche quali la solitudine, l’ansia, l’invecchiamento, la morte, l’arte, la ricerca di Dio. Per lui la letteratura consiste in un vero e proprio strumento d’indagine, utile ad arrivare al senso ultimo delle cose e a farne emergere la vera essenza, l’anima.
Sul sito del Nobel si legge che l’autore ha molto in comune con il norvegese Tarjei Vesaas, dal momento che «combina forti legami locali, sia linguistici che geografici, con tecniche artistiche moderniste»: non a caso, infatti, tra le sue maggiori influenze è possibile annoverare Samuel Beckett, Thomas Bernhard e Georg Trakl.
Esordendo nel 1983 con il romanzo Rosso, nero e nel 1994 con la sua prima opera teatrale, intitolata E non ci separeremo mai, andata in scena a Bergen, egli sperimenta sin da subito i generi letterari più disparati, non rinunciando mai allo stile minimalista e lirico, alla prosa ipnotica, quasi magica che arriverà ben presto a contraddistinguerlo.
In Italia, l’autore ha pubblicato con Fandango nel 2009 Melancholia e nel 2011 Insonni, mentre con La nave di Teseo nel 2019 Mattino e sera, nel 2021 L’altro nome. Settologia Vol. I-II, e il 10 ottobre di quest’anno Io è un altro. Vol III e IV di Settologia.
Scritti secondo la tecnica del flusso di coscienza, quindi senza nemmeno un punto o una virgola, i due libri fanno parte dell’opera più importante e imponente di Jon Fosse:
ben 1250 pagine, tre volumi scritti sotto forma di monologo in cui un artista anziano parla a se stesso come a un’altra persona. Settologia è proprio l’opera che lo ha portato alla candidatura per il Premio.
Con Jon Fosse, che già nel 2003 era stato nominato Cavaliere dell’Ordine nazionale al merito di Francia e nel 2015 aveva ottenuto il Nordic Council’s Literature Prize, i paesi scandinavi riaccolgono dopo 10 anni il Premio Nobel, assegnato precedentemente al poeta svedese Tomas Tranströmer nel 2011.
Anders Olsson, Presidente del Comitato per il Nobel, parlando dei libri dello scrittore spiega:
Nella sua radicale riduzione del linguaggio e dell’azione drammatica, esprime le più potenti emozioni umane di ansia e impotenza nei termini quotidiani più semplici. È attraverso questa capacità di evocare la perdita di orientamento dell’uomo, e come questo paradossalmente possa fornire l’accesso a un’esperienza più profonda e vicina alla divinità, che egli è diventato uno dei maggiori innovatori del teatro contemporaneo.