Sono passati dieci anni dal tragico naufragio di Lampedusa, eppure, al Memoriale della Shoah di Milano, il ricordo di quelle 368 persone che persero la vita in mare è ancora ben nitido. L’esposizione “La Memoria degli Oggetti” inaugurata martedì 26 settembre si propone infatti di mantenere viva la memoria della catastrofe marina del 3 ottobre che rese visibili, per la prima volta, i corpi esanimi di quegli uomini, donne e bambini che avevano cercato di raggiungere l’Europa dall’Eritrea, sperando di lasciarsi alle spalle un vissuto contrassegnato da senti, fame e oppressione.
Da quella tragedia si contano oltre 31.000 persone morte nel Mediterraneo, eppure non c’è scritta più adatta rispetto a quella posta all’ingresso del Memoriale per descrivere l’atteggiamento che si assume frequentemente di fronte al fenomeno migratorio: “Indifferenza”. Non è un caso se la mostra prende avvio proprio a pochi metri di distanza da quelle lettere riprodotte a caratteri cubitali, quasi come se volesse smuovere la coscienza dei visitatori, per spingerli a prendersi la responsabilità di informarsi, riflettere e sensibilizzare chi tende a spersonalizzare e a quantificare freddamente le vittime che, quasi con cadenza giornaliera, vengono risucchiate dalle onde affamate del mare.
La mostra, che sarà aperta fino al 31 ottobre, comprende oggetti e foto appartenuti ai migranti morti durante il naufragio di dieci anni fa
Piccole croci e santini con cui aggrapparsi a Dio nei momenti di sconforto, documenti di identità per non scordarsi del proprio passato tra le onde alienanti del mare, telefoni cellulare per rassicurare i propri cari e per alimentare la possibilità di costruire insieme un futuro migliore, ma sulle rive opposte del Mediterraneo, in un domani non precisato.
Ad arricchire ulteriormente l’esposizione sono le testimonianze agghiaccianti di alcuni sopravvissuti e dei parenti delle vittime che rievocano quel giorno con estrema lucidità, con occhi ridotti a due fessure, perché intenti a ricordare attimi che non verranno mai dimenticati, raccontati con una voce traboccante di rabbia e impotenza. Altro protagonista indiscusso della mostra è Adal Neguse, rifugiato eritreo, che con i suoi disegni, ha testimoniato con semplici quanto dettagliati tratti a matita, le atrocità delle torture subite dai suoi coetanei nel Paese da cui stavano cercando disperatamente di evadere.
L’impegno che si assume il Memoriale con questa mostra è di sollecitare a usare la nostra memoria come strumento non solo per ricordare gli esiti a cui ha portato l’antisemitismo nazi-fascista quasi un secolo fa, ma per essere sempre vigili e ricettivi per capire che, in fondo, l’ingiustizia e la discriminazione, nel corso del tempo, hanno cambiato volto e modalità d’azione. E che, soprattutto, è necessario, almeno nel nostro piccolo, tenere ben presente che il fenomeno migratorio non deve implicare solamente dibattiti incentrati sulla gestione e sulla difesa dei propri confini, perché dietro ai dati numerici che ci vengono propinati allarmisticamente dai media, ci sono delle persone: uomini, donne e bambini che devono essere protetti e non lasciati annegare tra le onde di un mare di disinteresse.
L’accesso alla mostra incluso nel biglietto d’ingresso al Memoriale: 10 euro intero, 5 euro studenti e over 65, gratuito per portatori di handicap e giornalisti, 22 euro biglietto cumulativo famiglia. Il Memoriale è aperto dal lunedì alla domenica dalle 10.00 alle 16.00 (chiuso il venerdì). Apertura straordinaria ultimo venerdì del mese con ingresso gratuito dalle 10.00 alle 18.00. Info su: https://www.memorialeshoah.it/visita/