Le città sono indiscutibilmente al centro della sfida ai cambiamenti climatici. Questi ambienti densamente popolati, caratterizzati da intricate reti di infrastrutture e persone, si trovano in prima linea quando si tratta di affrontare gli impatti sempre più evidenti dei cambiamenti climatici. È innegabile che le città non solo ospitino la maggior parte della popolazione mondiale, ma generino anche l’80% del Prodotto Interno Lordo globale.
Le sfide che le città si ritrovano ad affrontare sono in continua crescita e comprendono: la migrazione rurale-urbana, l’esclusione sociale, il costante innalzamento del livello del mare e l’effetto “isola di calore urbana“( l’aumento di temperatura che si ha spostandosi dalle zone rurali al centro cittadino.)
È evidente come gli eventi climatici estremi, quali ondate di calore, tornado, periodi di siccità, inondazioni e tempeste di vento, stiano divenendo sempre più frequenti e intensi in tutto il mondo. Questa crescente frequenza e pericolosità, comporta rischi significativi per le infrastrutture e per le risorse alimentari e idriche delle città. Si prevede che, entro il 2050, le inondazioni, la siccità e l’erosione costiera causeranno danni finanziari alle citta, pari a circa 200 miliardi di dollari all’anno, mettendo a rischio di innalzamento del livello del mare circa 800 milioni di persone in 570 città.
Da notare è come l’impatto dei cambiamenti climatici non sia affatto uniforme.
Varia infatti da regione a regione e da paese a paese, dipendendo da una complessa interazione di fattori naturali, sociali e umani. Ma ciò che spesso sfugge all’attenzione è che gli eventi climatici a breve termine hanno un impatto immediato e significativo sulle donne.
La distribuzione degli impatti dei cambiamenti climatici può essere amplificata dalle disuguaglianze e dalle esclusioni legate a fattori come il genere, la razza, lo status economico e altre variabili sociali ed economiche.
Le donne, infatti, rappresentano una parte significativa della popolazione urbana e sono spesso esposte ad una serie di sfide. Il 70% delle persone che vive in povertà estrema è costituito da donne nelle aree urbane, mentre il 40% delle famiglie più povere è guidato da donne. Nonostante siano responsabili per la produzione alimentare globale (50-80%), esse detengono meno del 10% delle terre. Questa situazione le rende particolarmente vulnerabili ai rischi climatici.
In molti contesti, si ritrovano a dover affrontare una serie di barriere, tra cui la violenza di genere, il lavoro domestico non retribuito, il limitato accesso ai beni e la partecipazione diseguale ai processi decisionali. Inoltre, sono spesso le prime a intervenire durante i disastri naturali, assumendo un ruolo fondamentale nella riduzione dei rischi e nella ripresa post-catastrofe. Nella lotta contro i cambiamenti climatici, è essenziale coinvolgere attivamente le donne nelle fasi di pianificazione e risposta.
Secondo un rapporto pubblicato da UN Women lo scorso mese, entro la metà del secolo, nel peggiore degli scenari, il cambiamento climatico potrebbe spingere fino a 158,3 milioni di donne e ragazze in più verso la povertà.
Si tratta di 16 milioni di persone in più rispetto agli uomini e ai ragazzi.
Secondo le Nazioni Unite, le comunità dimostrano un maggiore successo nell’elaborazione di strategie per la resilienza e il rafforzamento delle capacità quando anche le donne sono coinvolte nella fase di pianificazione.
Coinvolgendo le donne sia nella pianificazione comunitaria che nella risposta ai disastri, possiamo favorire lo sviluppo di comunità più solide e resilienti, meglio attrezzate per affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico In molte società, sono i principali gestori delle risorse domestiche, il che le rende centrali nella gestione dell’energia, dell’acqua e del cibo durante gli eventi climatici estremi.
Soprattutto, nei Paesi meno sviluppati economicamente, le ripercussioni dei cambiamenti climatici possono aumentare il già notevole carico di lavoro di donne e ragazze. Ciò può comportare viaggi più lunghi per accedere alle necessità quotidiane, riducendo il tempo disponibile per le attività generatrici di reddito e potenzialmente sottoponendole a maggiori rischi per la loro sicurezza personale.
Tuttavia, al momento, mancano prove sufficienti, studi relativi all’impatto di genere dei cambiamenti climatici nelle città. È fondamentale costruire una solida base di prove che spinga i decisori politici a considerare attentamente le questioni di genere nelle loro iniziative climatiche. Solo attraverso un approccio sensibile al genere possiamo assicurare che le donne siano al centro delle strategie di adattamento e che possano contribuire attivamente alle risposte ai cambiamenti climatici.
L’UNFCCC (la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) riconosce l’importanza di considerare il genere nei cambiamenti climatici.
L’integrazione dell’uguaglianza di genere in tutte le fasi delle politiche, programmi e progetti è un passo cruciale verso un futuro più resiliente e sostenibile per le città e per il mondo intero. In definitiva, riconoscere il ruolo delle donne nei cambiamenti climatici urbani è un primo grande passo per affrontare con successo questa sfida globale.