Del: 19 Dicembre 2023 Di: Silvia Natoli Commenti: 0
Goya. La ribellione della ragione, in mostra a Palazzo Reale

Pittore, incisore e accademico aragonese, Francisco José de Goya y Lucientes è considerato come l’ultimo degli antichi maestri e il primo dei moderni, per l’attività artistica pionieristica attraverso cui è riuscito a dar voce agli sconvolgimenti storici in corso nel periodo in cui è vissuto e per l’influenza che ha avuto sui pittori coevi e del secolo successivo. 

La sua carriera ha inizio presso la corte spagnola dove, diventato Primer Pintor de Cámara, si dedica a lungo alla realizzazione di numerosi ritratti di appartenenti all’aristocrazia e alla famiglia reale, oltre che alla produzione di arazzi in stile rococò per il palazzo reale. 

Francisco Goya, Autoritratto al cavalletto, 1785
Olio su tela
Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid

Col tempo, l’esperienza e l’acquisizione, attraverso il contatto con illuministi suoi conterranei (Jovellanos, Moratin), di una cultura illuminata, caratterizzata da un forte senso critico della realtà, dalla messa in discussione di quanto ereditato dalla storia e dai i valori della tradizione, arriva a maturare un personalissimo approccio alla pittura, che non è meccanico o improvvisato, ma parte dalla ragione, da una lucida interpretazione etica e morale della società spagnola e dello spirito del tempo di cui si avvale per denunciarne tutte le violenze e le contraddizioni.

Per rendere omaggio al genio spagnolo, Palazzo Reale ospita dal 10 dicembre 2023 al 3 marzo 2024 la mostra Goya. La ribellione della ragione, a cura di Victor Nieto Alcaide, realizzata grazie alla collaborazione con la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando e con il patrocinio dell’Ambasciata di Spagna in Italia e dell’Istituto Cervantes di Milano.

L’esposizione, articolata in diversi nuclei tematici, permette di seguire da vicino l’intero percorso artistico ed esistenziale del maestro spagnolo, testimone di un’epoca complessa, ricca di cambiamenti politici, sociali ed ideologici, che è quel tormentato periodo storico tra il 1746 e il 1828, segnato dalla fine dell’Antico Regime, dall’Illuminismo, dalla Rivoluzione Francese, dalle guerre napoleoniche.

La mostra pone il visitatore di fronte ad una settantina di opere, alcune delle quali messe in dialogo con le più importanti incisioni che hanno fatto di Goya il punto di riferimento per quanto riguarda quest’arte, affiancate dalle loro originali matrici in rame. Dalla fase di pittore “ufficiale” di corte, dal lavoro su commissione che gli permette di crearsi un’affezionata rete clientelare (con quadri come María Luisa de ParmaJuan López de Robredo), si arriva alla fase di lucido cronista del suo tempo, con l’imponente raccolta dei Caprichos, attraverso cui l’artista rende conto dei vizi, degli errori e della follia umana, della solitudine della vecchiaia e della morte. 

Ma è con le incisioni in rame che Goya riesce ad esprimersi in maniera più libera e personale. Nel ciclo dei Desastres de la guerra, ne Il tribunale dell’Inquisizione e ne La processione dei flagellanti, che rappresentano una denuncia dell’atrocità e dell’orrore dello stato di guerra che la salita al trono di Spagna di Giuseppe Bonaparte aveva generato, si concentra tutta la carica politica ed ideologica della sua arte, una critica da parte della ragione che si ribella di fronte alla follia della guerra, un richiamo al ritorno all’ordine e alla ragionevolezza. 

Francisco Goya, Il Colosso, 1808-12
Olio su tela
Museo Nacional del Prado, Madrid.

«Attraverso le sue opere – commenta Víctor Nieto Alcaide – Goya appare come l’origine, l’inizio e il punto di partenza di tutte le forme di pittura moderne poiché, sebbene l’espressività appaia come una forma istintuale, qui sembra sottomettersi ai dettami della ragione. E perché l’unico modo, creativo ed efficace, di rompere con l’assurdità, l’orrore e il terrore suscitati dalla mancanza della ragione è la ribellione della ragione stessa. Da qui, la validità della pittura di Goya, che sta nel non essere centrata su precisi eventi della Storia e nel fissare un valore universale e atemporale».

In copertina: Francisco Goya, Il manicomio – dalla serie Cuadros de fiestas y costumbres –, 1808-12, Olio su tavola, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid.

Silvia Natoli
Studentessa al secondo anno di editoria. Bevo tanti caffè, leggo molti libri, dormo poco e mi interesso principalmente di letteratura, storia e politica.

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