
Chiedere un mutuo in banca, partecipare ad un concorso o adottare un bambino non sarà più un ostacolo per le persone che sono guarite da un tumore.
L’oblio oncologico, infatti, è diventato legge in Italia il 6 dicembre con l’approvazione all’unanimità (139 voti) in Senato del DDL, già approvato dalla Camera dei Deputati lo scorso luglio.
Un lungo applauso, con i senatori in piedi, ha seguito il voto dell’assemblea. «Accolgo con grande gioia l’approvazione all’unanimità della proposta di legge parlamentare – ha dichiarato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni – Una norma di civiltà, che il Governo ha convintamente sostenuto e che cancellerà quelle umilianti e ingiuste discriminazioni che pesavano sulle persone guarite da patologie oncologiche. Grazie a tutte le forze politiche che hanno consentito di raggiungere oggi questo obiettivo».
Con la nuova legge, le persone guarite da una patologia oncologica avranno il diritto di non fornire informazioni o subire indagini circa la loro pregressa condizione.
Lo scopo della norma è di tutelare la dignità e i diritti di coloro che hanno avuto un tumore, affrontato le cure e infine superato la malattia, evitando discriminazioni e trattamenti ingiusti, verificabili per esempio nell’accesso ai servizi finanziari e assicurativi.
La malattia non è più ritenuta rilevante nel momento in cui scompare il rischio in eccesso dovuto al cancro, identificato in un lasso di tempo di circa dieci anni dal termine delle cure attive per gli adulti e cinque anni per i tumori diagnosticati prima dei 21 anni d’età, senza che si siano verificati episodi di ricaduta.
Un paziente oncologico è quindi ufficialmente guarito quando raggiunge la stessa attesa di vita della popolazione generale, ma le tempistiche possono variare in relazione alle neoplasie, le quali hanno caratteristiche diverse e richiedono, a seconda della persona che ne è affetta, un differente iter di terapie. Esistono tumori che possono essere curati in alcuni mesi o in pochi anni, altri invece richiedono più tempo; alcuni poi possono essere cronicizzati e garantiscono al paziente una qualità di vita quasi pari a chi non è malato.
Con il titolo Disposizioni in materia di parità di trattamento, non discriminazione e garanzia del diritto all’oblio delle persone guarite da patologie oncologiche, la nuova legge giunge quindi in Italia dopo un lungo lavoro di sintesi tra diverse proposte avanzate in questi anni. «È una bella giornata per il Parlamento e per la civiltà. Oggi l’Italia toglie dal petto degli ex malati la “lettera scarlatta” e trasforma il “tu non puoi” in “tu puoi” – sostiene Patrizia Marrocco, deputata di Forza Italia e prima firmataria della proposta di legge – Sono commossa ed onorata di avere presentato ad inizio legislatura questa sacrosanta proposta di legge, che colma un vuoto normativo ed era attesa da un milione di persone guarite».
In questo modo, l’Italia potrà beneficiare di una delle norme più all’avanguardia per la tutela degli ex malati oncologici.
Nel nostro Paese sono 3,6 milioni le persone che hanno avuto una diagnosi di cancro: di questi, il 27%, circa 1 milione, può essere considerato guarito, ma molti di loro hanno continuato a subire discriminazioni legate alla malattia anche nei periodi successivi.
La nuova norma valorizza l’impegno e il ruolo delle associazioni dei pazienti e del volontariato oncologico, ma non riguarda chi non può ancora essere considerato guarito dal cancro perché non è ancora trascorso il numero di anni previsti dalla fine dei trattamenti antitumorali e dall’ultima evidenza di malattia. Non si tratta di discriminazioni, ma di precisi criteri medici.
Non rientrare nei “canoni” della legge non significa comunque non avere diritti: in Italia chi convive con un tumore in fase acuta o cronica è tutelato da norme legislative e contrattuali che hanno lo scopo di eliminare gli ostacoli a livello sociale e lavorativo.
«È una legge di civiltà – commenta Annamaria Mancuso, presidente Salute Donna ODV e coordinatrice del Gruppo di Associazioni dei pazienti oncologici e oncoematologici – La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere. Da oggi l’Italia è un Paese più civile e il cancro non è più considerato uno stigma sociale. L’Italia, come altri Paesi europei, fa un passo avanti e considera un ex malato di tumore, che abbia superato ogni recidiva, al pari di qualunque altro cittadino».
Negli ultimi due anni Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo avevano già mosso i primi passi per permette la nascita di una legge con l’obiettivo di garantire agli ex pazienti il diritto di non essere rappresentati dal loro tumore e di non subire discriminazioni.
Con il Piano europeo di lotta contro il cancro non solo si assicura ai pazienti oncologici di sopravvivere alla malattia, ma anche di vivere una vita lunga e soddisfacente, senza ostacoli iniqui: era, quindi, necessario per il nostro Paese unirsi agli Stati europei che avevano già emanato la legge per il diritto all’oblio.
Inoltre, Fondazione AIOM (associazione italiana di Oncologia medica) ha realizzato la campagna di comunicazione Io non sono il mio tumore per sensibilizzare l’opinione pubblica e le Istituzioni.

«I cittadini guariti dal cancro in Italia non saranno più discriminati nella vita sociale, professionale e familiare – afferma Francesco Perrone, presidente AIOM – Sono infatti previste specifiche norme che tutelano gli ex pazienti da possibili discriminazioni nel campo assicurativo e finanziario, oltre che nell’ambito lavorativo».
Aggiunge Perrone: «La legge non tutela solo nei rapporti con banche e assicurazioni ma anche in sede concorsuale, qualora sia prevista un’idoneità fisica e nell’ambito dei procedimenti di adozione. È, pertanto, una legge più avanzata rispetto a quanto stabilito in altri Stati che hanno già adottato norme su questo tema».