Chi, seppur distrattamente, dovesse avere seguito il dibattito politico latinoamericano, si sarà sicuramente imbattuto in uno dei temi che forse più dominano la scena in quella parte di mondo, ossia il progetto di unità sudamericana. Declinato come unione economica o politica in funziona antimperialista contro il potete vicino statunitense, il discorso pubblico su un progetto unitario subcontinentale è stato recentemente portato avanti soprattutto dalle forze progressiste e da quei governi che si posizionano nell’area di sinistra o socialista, ma ha in realtà radici profonde che risalgono fino agli anni della lotta indipendentista contro la Corona spagnola.
Fu infatti Simon Bolívar, uno dei principali artefici della liberazione sudamericana, a teorizzare nella sua Carta di Giamaica del 1815 un grande progetto di unità, poi rivelatosi utopistico, delle ex colonie spagnole.
Nel corso di questo documento il Libertador ricordava come, nell’America Spagnola, si scontrassero due tendenze: la prima vedeva nelle colonie un’unità indivisibile, destinata a formare un’unica nazione; la seconda poneva l’accento sulle sovranità locali che avrebbero generato una molteplicità di governi. La linea bolivariana univa aspetti di entrambe le posizioni. Pur rifiutando la dimensione universalista e monarchica, riconoscendo l’impossibilità di formare un unico governo a cause delle distanze e delle differenze economico-sociali tra le colonie, Bolívar giunse a elaborare un progetto confederale che riunisse tutti i territori precedentemente appartenuti alla Corona spagnola.
Vicino alle posizioni di Rousseau, il generale riteneva che il governo dovesse essere unitario e generato, nell’unione della Nazione, dalla volontà sociale. Tale unione, per Bolívar, prendeva la forma dello Stato-nazione pronto, però, a collaborare con altri Stati per la più generale causa indipendentista.
Conclusosi il processo di liberazione con l’indipendenza del Vicereame del Perù, costituito dagli attuali Perù e Bolivia, il generale venezuelano continuò il tentativo di dare vita al progetto appena accennato. Il 12 maggio 1826, infatti, il Libertador inviò una lettera a Sucre e a Gutiérrez de la Fuente nella quale esponeva il proprio disegno di grande federazione tra Bolivia, Perù e Grande Colombia, fulcro della quale avrebbe dovuto essere proprio la Costituzione boliviana che si andava elaborando che, riadattata in base alle specificità di ogni Paese, si sarebbe dovuta estendere agli altri territori.
Gli Stati particolari, secondo Bolívar, sarebbero stati governati da un Presidente, coadiuvato da un Vice-Presidente, e avrebbero avuto Camere nazionali che si sarebbero occupate della gestione della religione, della giustizia e di tutto ciò che non fosse di competenza del governo federale. L’unione sovranazionale, vero e proprio Stato federale dotato di bandiera ed esercito, sarebbe stato retto da un Presidente, anche in questo caso affiancato da un Vice, e avrebbe avuto tre Camere composte da deputati inviati da ogni nazione facente parte della Federazione.
Come si può facilmente immaginare, tuttavia, il disegno di Bolívar incontrò l’opposizione di vasti settori delle società latinoamericane dell’epoca.
Non solo l’oligarchia reazionaria peruviano-boliviana, ma anche i generali a lui più vicini e l’élite della Grande Colombia, timorosi di perdere la propria influenza, non acconsentirono al progetto federativo bolivariano, senza contare la fortissima opposizione degli Stati confinanti come, per esempio, Cile, Impero brasiliano e Buenos Aires che non desideravano veder aumentare ulteriormente l’influenza del Libertador.
Emergono quindi, come accennato, le radici storiche e, potremmo aggiungere, bolivariane del progetto unitario latinoamericano, rivelatosi utopistico in passato a causa proprio delle divisioni interne alle ex colonie di recente indipendenza, ma tornato alla ribalta negli ultimi decenni, seppur nuovamente messo a repentaglio da rinnovate divisioni e ingerenze esterne. Un disegno forse destinato a non realizzarsi mai e a restare utopia, ma che, allora come oggi, ha segnato e segna il dibattito e le società di questa parte del continente americano e che non si può comprendere pienamente senza ricercarne le origini storiche.