È uscito il 14 dicembre in tutte le sale cinematografiche Wonka, l’attesissimo prequel de La fabbrica di cioccolato. Basato sull’omonimo romanzo scritto da Roald Dahl, grande classico della letteratura per l’infanzia, il film racconta la storia di Willy (Timothée Chalamet), giovane ragazzo giunto in una nuova città con un sogno: aprire il suo negozio di cioccolato nella celebre Galleria Gourmet.
Il giovane cioccolatiere dovrà presto scontrarsi con il cosiddetto “cartello del cioccolato”, i tre terribili Slugworth (Paterson Joseph), Prodnose (Matt Lucas) e Fickelgruber (Mathew Baynton), ognuno proprietario di un negozio in Galleria, pronti a impedire ogni tentativo di Willy di far conoscere il suo cioccolato al pubblico, arrivando persino a corrompere il capo della polizia (Keegan-Michael Key). Per di più, Willy si farà ingannare dall’avida e perfida signora Scrubbit (Olivia Colman), che lo costringerà a lavorare in una lavanderia.
Su questo sentiero scosceso e pieno di insidie, Willy incontrerà delle persone speciali, come la giovane Noodle (Calah Lane) e gli altri prigionieri della signora Scrubbit.
Grazie al loro aiuto, e a quello di un non subito simpatico, ma certamente iconico, Umpa Lumpa (Hugh Grant), Willy coronerà il suo sogno e diventerà il grande cioccolatiere che noi tutti conosciamo come Willy Wonka.
Scritto e diretto da Paul King, già regista del film Paddington, e prodotto da David Heyman, uno dei produttori della saga di Harry Potter, Wonka è uno dei migliori film per ragazzi usciti negli ultimi anni. Il personaggio, già interpretato in maniera magistrale, sebbene diversa, prima da Gene Wilder nel 1971, poi da Johnny Depp nel 2005, viene nuovamente portato in vita da un fenomenale Timothée Chalamet. Lo accompagnano tanti altri attori e attrici, come Olivia Colman, Keegan-Michael Key, Hugh Grant e, in un piccolo cameo, Rowan Atkinson.
Il regista aveva già in mente Chalamet nei panni del giovane Wonka, dunque, non a caso, l’attore non ha nemmeno dovuto sostenere un’audizione. Ma la scelta è stata vincente.
Il suo Wonka fa ridere, commuovere e divertire tantissimo, tenendo lo spettatore col sorriso sulle labbra per due ore di fila, senza mai smettere, e facendolo alzare dalla poltrona con aria sognante e tanta felicità in corpo.
La sua performance è stata anche premiata con una candidatura ai Golden Globes come “Miglior Attore Protagonista”.
Scenografia ed effetti speciali sono utilizzati in maniera meravigliosa: tutto sembra estremamente realistico in questa città fittizia, che in parte ricorda una Londra vittoriana, e in parte anche Milano, soprattutto per quanto riguarda l’estetica della Galleria Gourmet.
Numerosi sono i riferimenti a La fabbrica di cioccolato del ’71, della quale riecheggiano i colori brillanti, l’atmosfera gioiosa, e riferimenti più che espliciti, come l’abbigliamento dello stesso Willy o dell’Umpa Lumpa, fino alla piccola tazzina da tè gialla, che Gene Wilder sgranocchia in una delle prime scene della Fabbrica, a suon di Pure Imagination.
Proprio le canzoni sono l’altra colonna portante di questo prequel, che si può definire a tutti gli effetti un musical.
Tra alcuni nuovi motivetti e altri ben più che noti, le canzoni aiutano lo svolgimento della trama stessa e, nonostante siano numerose, non annoiano, anzi intrattengono ancor di più. Ai più grandi, abituati a sentire in lingua originale certe canzoni-simbolo de La fabbrica di cioccolato, dispiacerà molto sentirle doppiate in italiano. Si immagina la scelta sia stata dettata dal target di pubblico a cui la pellicola è maggiormente indirizzata.
Nonostante ciò, anche ai più grandi farà piacere immergersi nuovamente, dopo tanti anni, in questo dolce universo. Il regista sceglie di mostrare al pubblico chi è Willy il giovane sognatore, e non Willy Wonka, il cioccolatiere che crea la sua fabbrica, spazzando via tutte le domande che sono sorte attorno a questo personaggio, specialmente dopo l’adattamento di Tim Burton del 2005.
Willy è semplicemente un giovane gentile, che ha un sogno: fare cioccolato e portarlo in tutto il mondo. Per grandi e per piccini, l’invito è sempre quello di credere nei propri sogni e di non smettere mai. A qualsiasi età e in qualsiasi momento, sarà sempre possibile immergersi in un mondo di «pura immaginazione».