Del: 5 Febbraio 2024 Di: Matilde Elisa Sala Commenti: 0
Bookadvisor, consigli di lettura di febbraio

Il 5 di ogni mese, 5 libri per tutti i gusti: BookAdvisor è la rubrica dove vi consigliamo ciò che ci è piaciuto di recente, tra novità e qualche riscoperta.


Demon Copperhead, Barbara Kingsolver (Neri Pozza) – recensione di Matilde Elisa Sala

Il giovanissimo Damon Fields, meglio conosciuto come Demon, per la sua personalità quasi demoniaca, Copperhead, per la sua chioma rosso fuoco è cresciuto con una madre tossicodipendente, un padre assente e sconosciuto. Rimasto orfano di entrambi i genitori, Demon prosegue la sua vita tra famiglie affidatarie e servizi sociali, costretto a doversi comportare, fin troppo presto, come un adulto e ad affrontare tutti gli aspetti più duri e crudeli della vita.

Vincitore del Premio Pulitzer 2023, Demon Copperhead racconta la storia di un moderno David Copperfield, celebre romanzo di Charles Dickens del quale ci sono riferimenti molto puntuali a partire proprio dalla trama. La storia è narrata in prima persona dal nostro protagonista, con grande ironia e umorismo tagliente, in grado di farci sorridere ed empatizzare sempre di più con Demon. Le sue vittorie diventano anche le nostre e le sue sciagure diventano nostri dolori.

Con molta schiettezza e onestà, l’autrice ha scritto un potente romanzo di formazione e politico, nel quale sono presenti molte critiche, alcune velate altre meno, agli Stati Uniti d’America degli anni ’90. La storia di Demon è una storia di denuncia e di speranza, che lascia numerosi spunti di riflessione e nuovi punti di partenza per il futuro, compreso il nostro.


Love Harder, Barbara Stefanelli (Solferino) – recensione di Giulia Riva

«Dice il brano di Kae Tempest […]: quando tutto si infiamma, noi innamorati impariamo a essere guerrieri; quando il buio diventa nero, noi guerrieri impariamo ad amare più forte. La Rivoluzione delle ragazze e dei ragazzi d’Iran mi ha fatto pensare, sin dalle prime manifestazioni, a metà settembre 2022, a questo amore combattente».

Così Barbara Stefanelli, giornalista e vicedirettrice del Corriere della Sera, apre la sua ultima pubblicazione, Love Harder, edita da Solferino lo scorso novembre 2023: poco più di un anno dopo l’uccisione della 22enne curda Jina Amini, aggredita dalle Guardie Rivoluzionarie iraniane perché i suoi capelli sfuggivano al velo. Sebbene ogni vita schiacciata porti con sé il peso di quello che non è potuto essere, alcune morti precipitano più rumorosamente di altre nelle nostre coscienze, si imprimono, da trauma individuale si fanno trauma e memoria collettive: mese dopo mese, nonostante gli occhi del mondo si siano frequentemente distolti dal popolo iraniano e dalla sua rivendicazione di libertà e futuro, il fuoco della rivolta ha continuato a bruciare. È la maggioranza che si sente coinvolta, che si mobilita: individui fianco a fianco, al di là dell’identità sessuale e di genere, nonostante le condanne a morte, le vessazioni e le incarcerazioni, gli stupri, le pallottole che mirano agli occhi e ai genitali, per “marchiare”. Ai guerrieri di questa battaglia contro la violenza istituzionalizzata, l’intolleranza, il patriarcato, Stefanelli dedica un volume che, di capitolo in capitolo, ricostruisce i loro volti molteplici, i frammenti delle loro storie, delle loro vite e delle loro morti: Nika, Reyhaneh, Asra, D., Elaheh, Aida, Mohammad, Zahra e Sarah, Farnaz. La canzone Baraye che, raccogliendo centinaia di voci da Twitter, si fa inno di tutti e per tutti.

«La miccia sono stati e sono i desideri. Delle giovani donne, che vogliono svelarsi, anche a se stesse, ed essere riconosciute. E degli uomini, giovani e meno giovani, compagni fratelli padri, che le hanno seguite e sostenute, accettando di scambiare vecchi privilegi con la promessa di un cambiamento per tutti e tutte, di tutti e tutte».

Oggi «le ragazze iraniane camminano davanti a noi».


La gente di Bilbao nasce dove vuole, Maria Larrea (Feltrinelli) – recensione di Nina Fresia

Maria ripercorre la storia dei suoi genitori: Victoria e Julian sin dal giorno della loro nascita hanno conosciuto abbandono e abusi, madri che non li hanno mai veramente voluti e il Nord della Spagna franchista. Agli episodi che vedono la madre sacrificarsi per i numerosi fratelli e sorelle e alle scene in cui il padre si ribella alla sua formazione cattolica, Maria intreccia il racconto della sua infanzia da immigrata spagnola a Parigi, la sua inquieta adolescenza e la sua carriera nel cinema. Consultare i tarocchi la calma, dice, ma saranno proprio le carte a sconvolgere la vita di Maria: tutte le sfortune, i tormenti e le inclinazioni alla ribellione che credeva di aver ereditato in realtà non fanno parte del suo patrimonio genetico. Victoria e Julian non sono i suoi veri genitori.

Il romanzo di Maria Larrea è viscerale, schietto, autentico. Non nasconde la cruda realtà dietro a un velo di finta perfezione: ci parla di sangue, di dolore e di tabù con cinica fermezza. Le emozioni hanno spesso un riflesso nel corpo, la narratrice percepisce e ci riporta i suoi movimenti interni, come i suoi organi reagiscono alla vita.

Il libro è un tornado, un vortice di storie che travolge il lettore, che aumenta quando Maria è alle prese con una ricerca genealogica che non conosce sosta. Ma in questo turbinio frenetico una zona di relativa calma c’è: l’occhio del ciclone è uno strampalato nucleo familiare, circondato dalle tempeste e che trae la forza dalla consapevolezza della propria fragilità.


L’incendio, Cecilia Sala (Mondadori) – recensione di Nina Fresia

Leggere il libro di Cecilia Sala è forse un po’ il sogno dei fan del suo podcast Stories: è come ascoltare una grande quantità di episodi tutti in fila, ma in questo caso sono stampati su carta. Lo stile della giornalista è inconfondibile ed è impossibile non riconoscerlo per chi è abituato a sentire la sua voce. Talvolta con amara ironia, Sala riesce a raccontare l’attualità e a descrivere i contesti protagonisti del libro con immagini o ricordi raccolti sul campo, intrattenendo contatti diretti con chi quelle storie le vive. E molto spesso, una storia è più potente di qualsiasi dato.

Sala ci guida attraverso quelli che lei definisce come tre incendi che bruciano il mondo tramite le voci della generazione che li sta affrontando e alimentando. Si parte dall’Iran, dove la Repubblica islamica fa fatica a far fronte a un movimento di protesta senza precedenti. Sala ci fa immergere nella storia recente del paese e tenta di farci capire, anche attraverso la storia di Nabila, una giovane fedelissima alla Rivoluzione, come spesso tendiamo a semplificare un mondo tenuto in equilibrio proprio dalle sue contraddizioni. Si passa poi all’Ucraina e al suo conflitto con la Russia, ricostruendone i retroscena, le strategie militari e di propaganda: se questa guerra ha colto di sorpresa molti di noi, non ha fatto altrettanto con i giovani ucraini come Roman che avevano già cercato aiuto con le proteste di EuroMajdan. E, infine, si approda in Afghanistan, dove il ritorno dei talebani non può far dimenticare a un’intera generazione le ambizioni e i sogni che avevano potuto coltivare fino a poco tempo prima. E questo significa che gli afghani non intendono arrendersi passivamente a quello che dovrebbe essere il loro destino: donne come la sindaca Zarifa o la giornalista Zahra sono esempi della apparentemente piccola ma vitale ribellione che ogni giorno permette di alimentare la speranza.


Chainsaw Man 12, Tatsuki Fujimoto (Viz Media) – recensione di Vittoria Menga

Dopo la sconvolgente chiusura del primo arco narrativo della saga comprendente gli undici volumi iniziali dello shōnen, Chainsaw Man, l’opera dell’avanguardista Tatsuki Fujimoto torna nelle fumetterie e nelle librerie riconducendoci all’interno del mondo del protagonista Denji e dei feroci diavoli che infestano il Giappone dell’epoca. Denji è squattrinato, da sempre asservito in tutto e per tutto a obbedire a quelli che di volta in volta riconosce come padroni e con prospettive ancora più misere per il futuro: dopo la sua avventura all’interno della Pubblica Sicurezza, luogo in cui l’affascinante Makima, donna misteriosa a capo della relativa sezione anti-diavolo, lo ha introdotto, Denji è alla deriva, la quasi totalità dei suoi compagni massacrati dalla stessa Makima (ovvero il diavolo dominio), e il macigno nella propria coscienza di essersi fatto ingannare dalla persona di cui si era invaghito. Ma Denji conserva in sé la risorsa per eccellenza in modo da poter perseverare nonostante gli ostacoli: lui è Chainsaw Man, l’uomo motosega, un umano dal cuore diabolico che combatte i suoi simili per proteggere la società civile; il tutto senza chiedere nulla in cambio, e soprattutto, senza rivelare la propria identità. Il secondo arco narrativo del manga, denominato School Arc, si apre con le vicende di Asa Mitaka, studentessa schiva e riservata che segretamente sogna di poter stringere legami più stretti con i propri coetanei.

La vita di Asa appare molto piatta, tanto da far dubitare il lettore su come effettivamente la trama possa svilupparsi date le premesse abbastanza noiose; tuttavia, è solo questione di tempo prima che la ragazza venga coinvolta in una serie di sconvolgenti vicende che la porteranno a stringere un patto con il diavolo guerra, Yoru, allo scopo di riavere indietro il proprio corpo; ques’ultima, furiosa all’idea che lo stesso concetto della guerra sia stato cancellato dalla faccia del globo proprio a causa di Chainsaw Man, sfrutterà Asa per fabbricare un’arma potentissima, talmente micidiale da poter finalmente uccidere il nostro protagonista. Ma Asa e Yoru non hanno idea di chi si nasconda dietro l’identità di Chainsaw Man, e la loro fragile alleanza dovrà scendere a compromessi quando si accorgeranno delle difficoltà insite nella missione. Anche se l’inizio del secondo arco è decisamente meno rocambolesco dell’apertura della saga, Fujimoto combina con destrezza gli elementi costruiti in precedenza creando un filo di continuità che, anche se in modo più lento, sospinge il lettore a chiedersi cosa succederà nelle pagine successive, facendo leva sull’immensa capacità narrativa di cui ha dato prova nel capitolo sulla Pubblica Sicurezza, e ancor di più sulla caratterizzazione dei villains, anche in questa seconda stagione personaggi femminili decisamente pericolosi e sanguinari pronti a sedurre (e distruggere) l’inimitabile uomo motosega.

Matilde Elisa Sala
Studio Lettere, mentre aspetto ancora la mia lettera per Hogwarts. Osservo il mondo con occhi curiosi e un pizzico di ironia, perdendomi spesso tra le pagine di un buon libro o le scene di un film. Scrivo, perché credo che le parole siano lo strumento più potente che abbiamo.

Commenta