La finale della 74esima edizione del Festival di Sanremo ha tenuto incollati allo schermo 14,3 milioni di spettatori; i social sono stati per una settimana invasi dai volti dei concorrenti, dai loro brani, da vignette sui momenti salienti del festival e di articoli in stile “top e flop”, che evidenziavano i lati riusciti della kermesse e quelli che invece non sono piaciuti.
Sanremo 2024, in effetti, è stata una vera montagna russa di top e flop; momenti altissimi seguiti da vere e proprie cadute di stile, in ogni ambito.
Partendo dallo stile in senso stretto, quest’anno, complice forse il bonus FantaSanremo – celebre gioco che permette di creare delle squadre prima dell’inizio del Festival e poi guadagnare punti attraverso determinati comportamenti dei cantanti scelti – che attribuiva 10 punti al cantante che si fosse esibito con un look total black, la fantasia negli abiti di scena è stata completamente assente. C’è chi è stato in grado di vestire di nero ed apparire, se non creativo, quantomeno elegante; questo il caso di Emma, o Alessandra Amoroso, o ancora Fiorella Mannoia nella serata del suo duetto con Francesco Gabbani.
Per contro, soprattutto per quanto riguarda gli abiti maschili in gara, il nero si è spesso tradotto in look blandi e dimenticabili, come quelli sfoggiati da Il Volo, da Mr Rain durante la serata finale e soprattutto da Alfa, che ha optato per riproporre lo stesso abbigliamento in tutte le sue esibizioni; pantaloni e t-shirt, un abbinamento già piuttosto informale e discutibile per una serata sul palco dell’Ariston, decisamente inadeguato per tutte e cinque. Stessa strada intrapresa da Renga e Nek, che non annoiano con il total black ma con una serie di completi più adatti ad una giornata in ufficio che al Festival.
Brilla invece Clara, che già dalla prima serata stupisce con un abito di Giorgio Armani elegante ma reso particolare da un luccicante spacco sul fianco; continua poi a splendere per tutte le puntate successive, con due meravigliosi abiti argentati e il vestito firmato Cavalli con cui durante la serata cover richiama la giacca di Ivana Spagna, con cui condivide il palco. E che dire di Angelina Mango? Con i suoi look di Etro è stata forse la concorrente che ha osato di più, suscitando infatti qualche perplessità nella serata di martedì, per poi conquistare il pubblico con un crescendo di capi eccentrici ma ben riusciti.
Il FantaSanremo non ha influenzato solo i look. Oltre al bonus “scapezzolata” da 20 punti che ha infine portato La Sad a vincere il conteggio dei punti, e quello “abbraccia il conduttore” che per 5 punti ha fatto investire Amadeus da un’ondata di affetto da parte dei concorrenti, ci sono due ulteriori voci nel punteggio che hanno fatto sorgere qualche voce maligna. Si tratta dei bonus “contro discriminazioni” e “pro pace”, 10 punti ciascuno, stravinti da Ghali e Dargen D’Amico, ma anche da Big Mama, La Sad e Bnkr44. In molti si sono chiesti quanto di genuino ci fosse nelle parole forti che molti cantanti hanno pronunciato sul palco, schierandosi contro conflitti e discriminazioni di ogni genere e a favore della pace.
Polemica sterile: così come il bonus voluto dal Parlamento e dalla Commissione europea, che attribuiva 20 punti all’artista che portasse sul palco una matita nella serata del’8 febbraio per incoraggiare velatamente il pubblico al voto, i bonus sopracitati non possono che fare del bene. Vuoi per i punti, vuoi per un sincero impegno politico e personale, come è più probabile, i cantanti hanno condiviso i riflettori con temi che meritano indiscutibilmente l’attenzione dell’audience. Temi che tuttavia hanno infastidito l’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio; con un comunicato stampa letto da Mara Venier durante la trasmissione Domenica In, la dirigenza Rai si è discostata di non poco dalle parole degli artisti in gara, mossa ben più degna di suscitare indignazione e polemiche rispetto a una voce del punteggio di un gioco il cui apporto è stato nient’altro che positivo.
Le controversie di un Festival decisamente acceso non si fermano qui.
Dopo essere stato proclamato vincitore della serata cover, Geolier come da prassi è dovuto salire sul palco per cantare una seconda volta la sua canzone. L’ha forse fatto accolto da applausi, o almeno da un dignitoso silenzio da parte di un pubblico in disaccordo? No. L’ha fatto tra i fischi e i versi di un’audience sicuramente maleducata, ma che rivela anche un problema più serio di razzismo interiorizzato verso i propri compaesani. Se Ghali è stato giustamente applaudito e acclamato per aver iniziato un pezzo in arabo e averlo concluso con le parole di Toto Cutugno “sono un italiano vero”, non si spiega come il pubblico dell’Ariston e quello dei social siano stati in grado di demolire un artista con affermazioni crudeli su di lui e sui suoi concittadini. “Non si capisce niente, è il festival della canzone italiana”; “l’hanno votato i napoletani con le SIM false”, queste le critiche che vanno per la maggiore. Quando Emma Marrone conquistò il 49% del televoto nella 62esima edizione del Festival nessuno si permise di fare simili insinuazioni sulla legittimità del suo pubblico.
Per quanto riguarda la comprensibilità del testo, gli oltre 6 milioni di ascoltatori di Geolier su Spotify non sembrano avere problemi in merito; senza dimenticare che il dialetto napoletano fa parte del patrimonio del nostro Paese, e, senza addentrarsi troppo in lezioni di linguistica, non c’è alcun motivo per il quale non sarebbe in linea con la canzone italiana. Meritava la vittoria? Questa è una questione di preferenza personale, così come lo è per Angelina Mango, vincitrice tanto amata quanto criticata con commenti principalmente riguardanti il suo cognome. Entrambi gli artisti, che piaccia o no, registrano numeri di ascolti elevatissimi, spopolano su TikTok e hanno un seguito legittimo. Forse, più che mascherarsi dietro fragili opinioni sui brani, il pubblico dovrebbe lavorare su ciò che li ha spinti a chiamare Angelina Mango “raccomandata” e ciò che ha portato altri a fare commenti razzisti verso una parte d’Italia ancora troppo poco riconosciuta come tale.
Paradossalmente, tra tante discussioni si è parlato poco della musica. Anche per quanto riguarda i brani presentati al Festival si possono individuare tanti top e altrettanti flop. Capolista delle hit estive è stata Annalisa. Il brano è orecchiabile, ma la cantante è stata criticata poiché anche i suoi stessi fan hanno visto nella sua proposta uno spreco di potenziale: nella serata cover, così come in più pezzi della sua discografia, Annalisa ha rivelato una voce più unica che rara e un talento sconfinato, che a volte tuttavia non sfrutta appieno, limitandosi a portare pezzi più adatti ad un trend di TikTok, e se spesso anche di questo il pubblico pare accontentarsi, com’era accaduto con la sua Mon Amour, Sinceramente non spacca nemmeno in questa categoria. Più riusciti in questo senso i brani dei The Kolors e quello di Mahmood; il primo è forte di un ritmo vivace, che senza troppe pretese richiama l’estate e la voglia di ballare, il secondo invece ha un ritornello fatto per rimanere nella testa degli ascoltatori, che il cantante ha abbinato ad un balletto creato ad arte per spopolare sui social. Anche i Ricchi e Poveri, adattandosi magistralmente ad un pubblico giovane, sembrano aver già conquistato il pubblico con la loro Ma non tutta la vita.
Più introspettive, invece, le propose del duo Renga e Nek, de Il Volo, di Irama, oltre che di Diodato e dei Negramaro, e ancora Gazzelle, Maninni e i Santi Francesi. Niente di particolarmente nuovo, tant’è che alcuni di questi artisti hanno annoiato. Pur non convincendo con il brano in gara, tanti si sono riscattati con le cover: è il caso dei Santi Francesi, il cui pezzo non ha riscosso un grande successo, ma sono stati accompagnati da Skin in una splendida interpretazione della celebre Hallelujah, o come Alfa, che con il suo brano è stato accusato se non di plagio, almeno di incredibile somiglianza con un’altra canzone degli One Republic, ma ha fatto venire i brividi all’Ariston e al pubblico a casa con un’emozionante cover di Sogna, ragazzo, sogna insieme a Roberto Vecchioni. In questo senso, è un peccato che Renga e Nek abbiano deciso di portare un medley dei propri brani, ancora una volta fallendo nell’intento di affascinare l’audience.
Non sono infine mancati i brani che, al di là dei gusti personali, contenevano messaggi di fondamentale importanza; oltre ai sopracitati Ghali e Dargen D’Amico, Big Mama con tutta la sua rabbia e il fortissimo inno alla femminilità di Fiorella Mannoia, insieme alla fiera dichiarazione di self-love di Loredana Bertè e ai più ribelli La Sad e Bnkr44, che raccontano il malessere e la voglia di rivalsa dei più giovani, hanno emozionato gli ascoltatori soprattutto grazie alle loro parole ora ribelli, ora provocatorie, e i ritmi incalzanti e vivaci.
Questi sono solo alcuni dei brani che hanno concorso nella 74esima edizione di Sanremo, l’ultima condotta da Amadeus, che lascia un posto difficilissimo da riempire per chiunque sarà suo successore.
Quest’anno è stato accompagnato da co-conduttori più o meno bravi a tenere il palco insieme a lui. È indubbio che Teresa Mannino abbia rapito l’audience con la sua parlantina, così come ha fatto Giorgia; di Lorella Cuccarini e Marco Mengoni più apprezzabili le esibizioni musicali.
Infine, tante emozioni anche dagli ospiti. Emozioni che spaziano dall’imbarazzo della gag mal riuscita con John Travolta, alla commozione per un immenso ritorno di Giovanni Allevi; dal dolore che hanno suscitato Daniela Di Maggio, mamma di Giovanbattista Cutolo, musicista ventiquattrenne rimasto ucciso in agosto, e il fortissimo intervento di Paolo Jannacci e Stefano Massini dedicato ai morti sul lavoro, all’insoddisfazione per il discorso contro la violenza sulle donne del cast della seguitissima serie Mare Fuori, che rimane ancora troppo retorico e lontano dal fulcro di un problema meno banale di quello che è stato presentato.
La 74esima edizione del Festival di Sanremo ha fatto discutere come poche altre. Sono emersi nuovi talenti fianco a fianco a quelli già affermati, e contemporaneamente si è creato lo spazio per dibattiti estremamente attuali e rilevanti. I fan più accaniti ora si chiedono già chi parteciperà alla prossima edizione, ma soprattutto chi la condurrà adesso che è davvero finita l’era di Amadeus. Lo scopriremo tra un anno; nel frattempo ci terrà compagnia la playlist Sanremo 2024, che è già entrata nelle preferite di migliaia di ascoltatori.
Articolo di Maria Cattano