Del: 26 Febbraio 2024 Di: Petra El Charif Commenti: 0
Il costo della sicurezza nel El Salvador di Bukele

Il 4 febbraio 2024 si sono tenute le elezioni generali a El Salvador per eleggere il Presidente e l’Assemblea legislativa.

Nayib Bukele, presidente in carica dal 2019, è stato rieletto con l’84,6% dei voti: si definisce il “dittatore più cool del mondo” nella sua bio di X, il canale social maggiormente utilizzato dal politico, attraverso il quale è riuscito a costruire un’immagine di leader giovane e innovativo, sfruttando il social come maggior strumento di comunicazione per informare la popolazione salvadoregna riguardo i suoi progetti politici. I post del “CEO di El Salvador”, come lui stesso si è definito, talvolta mirano anche a distruggere mediaticamente la credibilità dei suoi oppositori politici, o a esprimere disprezzo verso le organizzazioni internazionali.

Sin dagli esordi, Nayib Bukele si presenta come una figura politica rivoluzionaria, moderna e sensibile alle necessità dei cittadini salvadoregni. Figlio del ricco imprenditore di origini palestinesi, Armando Bukele, entra ufficialmente in politica nel 2012 con il Partito Fronte Farabundo Martí per la Liberazione Nazionale (FMLN): insieme al Partito ARENA, è uno dei due partiti più grandi di El Salvador.

Il partito FMLN viene riconosciuto costituzionalmente legittimo in seguito agli accordi di pace del 1992, che sancirono la fine degli scontri durati 12 anni tra i guerriglieri di FMLN e i sostenitori del governo di Alfredo Cristiani, oltre che l’inizio del processo di democratizzazione del Paese.

Nel 2015 viene eletto sindaco di San Salvador, dove attua svariate riforme di salvataggio e miglioramento degli spazi pubblici, concentrandosi anche sull’integrazione sociale nelle aree urbane: in questi anni la sua popolarità inizia a crescere rapidamente.

Dopo essersi fatto espellere volontariamente dal partito FMLN, in vista delle elezioni generali del 2019, in cui si candiderà come Presidente, perfeziona una strategia meramente populista,volta a creare un gamma di “nemici del popolo” assai numerosa. Con svariati attacchi, sia verso il partito ARENA sia verso il partito FMLN, che definisce in chiave dispregiativa “los mismos de siempre”, Bukele riesce a costruire l’immagine di un popolo governato da una classe politica burocratizzata e corrotta, ancora legata al passato violento della guerra civile.

Il 3 febbraio 2019 Bukele viene eletto Presidente al primo turno, sconfiggendo i candidati dei due partiti emblematici del regime del dopoguerra. Quando Bukele diventa Presidente, El Salvador è tra i Paesi con il più alto tasso di criminalità al mondo, pari a 38 omicidi ogni 100.000 abitanti: Mara salvatrucha e Barrio 18 sono le due gang criminali responsabili del preoccupante tasso di violenza del Paese.

Sarà proprio il modello Bukele per la sicurezza a cristallizzare definitivamente la figura di un leader protettore del popolo, colui che in pochi mesi è riuscito a risolvere efficacemente il cancro sociale di El Salvador, restituendo ai cittadini delle strade sicure, in cui potersi riunire senza il timore degli assalti delle pandillas.

Il piano di controllo territoriale per la sicurezza fu approvato dopo venti giorni dall’inizio della carica presidenziale di Bukele: la risposta delle gang fu immediata e tragica, con un aumento drastico degli omicidi nel periodo tra il 2019 e inizio 2021.

Il giovane Presidente, accusato da diversi giornalisti di aver negoziato con i criminali e di non essere stato in grado di rimuovere la violenza nel Paese, dichiarò lo Stato di emergenza per trenta giorni, approvato dall’Assemblea Legislativa il 25 marzo 2022. Il nuovo piano di Bukele prevedeva l’arresto senza mandato dei criminali, l’estensione del tempo massimo di detenzione amministrativa da 72 ore a 15 giorni e una serie di riforme penali. A poche ore dall’approvazione dello stato di emergenza, il governo ha schierato esercito e polizia nelle comunità più pericolose di El Salvador, arrestando chiunque avesse precedenti penali e chiunque fosse sospettato di appartenere a una gang.

In tempi record, Bukele ha inaugurato l’apertura di un nuovo carcere dove prevede di ospitare fino a 40 mila detenuti, in condizioni dichiarate da diverse organizzazioni per i diritti umani “degradanti e disumane”.

Il modello Bukele ha avuto impatti poco democratici anche sul funzionamento dell’organo giudiziario, con un massiccio licenziamento dei giudici di età superiore ai 60 anni, indicati in un post su X del Presidente come “complici del crimine organizzato”. Dalla dichiarazione dello Stato di emergenza, le autorità riportano la cattura di più di 64 mila presunti pandilleros.

La violenza nel Paese è drasticamente diminuita dal 2022 ad oggi, ma secondo diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani, gli arresti arbitrari e la mancanza di un giusto processo, avrebbe portato alla carcerazione di numerosi innocenti, le cui famiglie denunciano la negazione di qualsiasi contatto: le autorità hanno sospeso le garanzie costituzionali di libertà di riunione e di associazione, soppresso i diritti delle persone accusate di crimini violando totalmente le regole del giusto processo, diritto cardine dei sistemi democratici.

La rielezione di Nayib Bukele e la sua crescente popolarità in El Salvador fa emergere una domanda preoccupante: è davvero giusto che la democrazia sia il prezzo da pagare per garantire la sicurezza in un Paese?

Petra El Charif
Studentessa di Scienze Politiche con un debole per la scrittura, la Spagna, i romanzi gialli, il cibo e i viaggi improvvisati

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