Del: 3 Febbraio 2024 Di: Scacchiere Storico Commenti: 0
Paul Lafargue e il diritto alla pigrizia

L’implementazione della cosiddetta Intelligenza Artificiale e i continui progressi nella robotica e nell’automazione hanno avuto, tra molte altre, la conseguenza di rendere nuovamente centrale il dibattito relativo ai rapporti tra avanzamenti tecnologici e mondo del lavoro.

Le più recenti notizie circa l’utilizzo della IA da parte di colossi come, per esempio, SAP, che prevede la “ristrutturazione” di ottomila posti di lavoro, o la paventata chiusura di due stabilimenti da parte della tedesca ZF, con possibile licenziamento di dodicimila lavoratori, ci (ri)portano a riflettere, traumaticamente, su questi aspetti fondamentali.

In realtà i rapporti tra tecnologie e lavoro, tra macchina e lavoratore sono a lungo stati centrali nell’analisi e nella discussione del movimento dei lavoratori e hanno costituito un filo rosso all’interno di quest’ultimo nel corso dei decenni. 

Vi è, in particolare, un piccolo pamphlet, troppo spesso trascurato e poco analizzato, che pone al centro questi aspetti. Ci riferiamo a Il diritto alla pigrizia di Paul Lafargue, genero di Karl Marx ed esponente del movimento socialista del XIX secolo.

Nel corso di questo libello, pubblicato nel 1883, Lafargue critica con parole molto dure la lotta dei lavoratori per il diritto al lavoro e la giornata di otto ore. Beninteso, la critica del genero di Marx non veniva da destra, bensì da sinistra: definendo l’amore per il lavoro come un male che affligge l’uomo in generale e la classe lavoratrice in particolare, Lafargue afferma che le operaie e gli operai dovrebbero invece lottare per il diritto alla pigrizia. 

I continui progressi tecnologici e l’automazione, infatti, avrebbero reso realistica la lotta per una giornata lavorativa di quattro ore o meno, aprendo le strade per una nuova età dell’oro realizzabile solo se l’umanità, liberata dal fardello del lavoro, avesse rivendicato la centralità del diritto alla pigrizia e al conseguente utilizzo del maggiore tempo a disposizione che andasse nella direzione dell’ozio, del riposo, della soddisfazione delle proprie inclinazioni naturali e dei talenti, emancipandosi quindi dall’abbruttimento del lavoro e da quella che, per Lafargue, era una servitù mascherata.

Sebbene in certi punti troppo utopistico (ma non è forse questo il fascino del pamphlet?), Il diritto alla pigrizia sembra tornare, per diversi aspetti, alla ribalta.

Meriterebbe quindi di venire riscoperto, oggi più che mai, visti i progressi tecnologici che stiamo toccando sempre più con mano, così come andrebbero riscoperti i suoi paragrafi più polemici e irrequieti che ci spingono a riflettere e a vedere la profondità dei cambiamenti in atto, allora come oggi, fornendoci strumenti per affilare l’arma più potente a nostra disposizione: il pensiero critico.

Articolo di Davide Galluzzi

Scacchiere Storico
Scacchiere Storico è una associazione di ricerca e divulgazione storica.

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