Del: 9 Marzo 2024 Di: Giulia Maineri Commenti: 0
Volare, l'opera prima di Margherita Buy

Il passaggio da attrice a regista non è semplice, soprattutto per una donna che, abituata ad essere diretta, si trova a passare dall’altro lato della cattedra e a immergersi in un mondo ancora prevalentemente maschile. L’ultimo anno ha regalato esempi di incoraggiamento a tutte: l’esordio di Micaela Ramazzotti con Felicità, il fenomeno Cortellesi e ora il primo film da regista di Margherita Buy. 

L’esordio più inaspettato forse dei tre, eppure Margherita Buy è più che pronta a spiccare il volo. La pellicola e la storia che questa racconta si configurano entrambe come un viaggio aereo, di cui Buy è passeggera titubante e pilota capace e preparata allo stesso tempo. 

I posti dell’aeromobile sono tutti pieni: il cast è numeroso ed esplosivo. Una splendida Anna Bonaiuto nel ruolo della manager di AnnaBì, Giulia Michelini nel divertente ruolo di Roberta, Massimo de Frankovich nei panni del padre della protagonista, Elena Sofia Ricci, interprete di una versione snob di sé stessa. Un cast di qualità, che deve essere stato sicuramente più semplice da gestire di quello che Margherita Buy si era trovata a dirigere (per finta) in Mia madre, pellicola di Nanni Moretti.

La critica spesse volte scheda Volare come un film che parla della paura di volare, ma in realtà la vera protagonista del film non è la paura, bensì la voglia di volare. Così si chiama il corso a cui i protagonisti partecipano per vincere questa loro fobia e questo è il motore del film, che spinge AnnaBì, interpretata dalla stessa Margherita Buy, a cambiare. Il corso esiste veramente, per aiutare chi lo desidera a superare un’idiosincrasia che soprattutto nella società di oggi è fortemente limitante. 

Del resto, nella pellicola, finzione e realtà si intrecciano continuamente. 

Il gioco è evidente, a partire dalla scelta di assegnare il ruolo della figlia di Margherita a Caterina De Angelis, primogenita dell’attrice nella vita reale. De Angelis, che avevamo conosciuto come figlia di Verdone nella serie Vita da Carlo, muove i primi passi nel mondo del cinema. L’etichetta di “figlia” che già si è trovata in fronte almeno due volte in ambito cinematografico limita un po’ il suo potenziale, ma il suo personaggio funziona. È proprio il caso di dirlo: nessun altro avrebbe potuto essere più adatta a lei per quel ruolo. 

C’è il dolore per la perdita del padre, che si insinua nel copione in fase di produzione, salendo su un treno già in corsa. La regista ha infatti raccontato di non aver inizialmente previsto questo episodio prima di viverlo personalmente durante le riprese. In quel momento il dolore è arrivato, inaspettato ma insistente, pretendendo il suo spazio. E in maniera tanto naturale quanto è arrivato, è entrato nel film.

C’è il rimpianto, reale, di chi sente di aver perso delle esperienze a causa della paura di volare. Un sentimento di cui avevamo già sentito parlare poco fa, quando a Sanremo, Giorgia aveva confessato di aver rifiutato duetti con grandissimi nomi della musica internazionale per lo stesso motivo. Questo film è la rivalsa, un modo efficace per esorcizzare la paura e modellarla a proprio piacimento, facendo virare il vento a proprio favore. C’è Elena Sofia Ricci, che non deve fare lo sforzo di cambiare nome, ma solo quello di cucirsi addosso un’aria di superiorità. Il suo personaggio non ha paura di volare e coglie al volo l’occasione di recitare in un film coreano, che AnnaBì si lascia sfuggire. L’attrice racconta la sua amica e collega sul set, restituendone un’immagine molto diversa dal ruolo di donna ansiosa che Buy spesso interpreta. Una persona tranquilla, che mette a proprio agio tutti e che riesce a tirare fuori il personaggio e l’attore allo stesso tempo.

Volare con Margherita Buy: recensione del film

Come Buy ripeteva ai suoi attori in Mia Madre, “l’attore deve stare al fianco del personaggio”. E questo mantra si porta a compimento in Volare

Accanto ad AnnaBì, attrice di professione, c’è Margherita Buy, con molte paure e insicurezze ma altrettante certezze che la spingono a migliorarsi; accanto alla figlia di AnnaBì, c’è Caterina de Angelis, figlia nella vita reale; accanto alla figura della manager traditrice c’è l’anima pacata di Anna Bonaiuto. Accanto al parrucchiere, c’è Giovanni Piccioni, che più volte ha diretto Buy in film di successo, il quale compare in una sola scena, ma che insieme al produttore Marco Bellocchio, gioca un ruolo importante sul set. 

Di sassolini nelle scarpe, Margherita Buy se ne toglie più di uno. C’è infatti anche la figura del critico cinematografico, maschio e frustato, quello che – la regista lo sa già – ha la penna avvelenata pronta. Nel film è un uomo di mezza età più nevrotico sia della Buy attrice che della Buy regista (il che è tutto dire) che riversa sugli altri le proprie insoddisfazioni personali.

Lei che spesso si è trovata cucita addosso etichette e alter ego che non la rappresentano – “nevrotica”, “triste”, “indecisa”, questa volta ha dimostrato che il modo migliore per compensare i propri difetti è metterli in mostra, esagerarli, riderci sopra.

Le risate non mancano: in sala si ride molto, con battute intelligenti e taglienti. “Mamma devi trovarti un uomo”, le dice la figlia. “Ma no perchè, poverino..”, la risposta, parole che fanno eco al “Tu sei la figlia? poverina…” con cui uno dei protagonisti di Mia madre salutava la figlia di Buy, nella regia di Nanni Moretti del 2015. Con questa autoironia, Buy si sveste anche di quella “timidezza patologica” – lei la ha definita così, che si ritrova addosso. Additata come “musa discreta del cinema italiano”, per la prima volta dietro la macchina da presa non nasconde la sua natura garbata, ma ne dimostra la compatibilità con altre mille sfaccettature che non si possono ridurre ad un’etichetta. 

Forse Margherita Buy è l’unica che riesce davvero a stare accanto ai personaggi che interpreta, quella che più di tutti e tutte riesce a far convivere sé stessa e il personaggio nello stesso corpo, che sia la la vedova disperata de Le fate ignoranti o la compagna confusa di Sabrina Ferilli in Io e lei. E la convivenza funziona. 

Insomma un bel film ma, come dice la regista da degna interprete di questa storia, “speriamo non richiedano all’estero” perché il treno è comodo, ma non proprio velocissimo per arrivare in tutti i punti dell’Europa…

Giulia Maineri
Instancabile curiosona, ho sempre una domanda sulla punta della lingua. Leggo di tutto e di tutti per capire chi sono. Coltivo la passione per la storia dell'arte per capire chi siamo. Studio fisica per rispondere ai come. Esploro il mondo in un’esasperata, ma entusiasmante, ricerca dei perché.

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