Del: 9 Aprile 2024 Di: Michele Cacciapuoti Commenti: 0

Trecento volte le vittime dell’attentato dell’ISIS presso una gelateria di Baghdad nel 2017, che colpì appositamente le famiglie durante il Ramadan.
Cento volte i bambini che hanno perso la vita a seguito del bombardamento americano sulla scuola elementare di Gorla, a Milano, nel 1944.
Dieci volte i diciottenni italiani che nel 2019 hanno ricevuto un biglietto InterRail gratuito dall’Unione Europea.
Il doppio degli studenti che nella provincia di Bergamo hanno sostenuto l’esame di terza media l’anno scorso.

È la stima del numero di bambini ucraini strappati alle loro famiglie e deportati in Russia, secondo un contatore web approntato dalle autorità di Kyiv.

Quasi 20.000 minori, per usare un termine più ampio e sicuro. Meno di 400 sarebbero stati restituiti ai genitori. Questi almeno sono quelli che l’Ufficio Nazionale d’Informazione, creato nel 2022 dal governo ucraino anche a questo scopo, ha potuto verificare (come sostenuto anche dalla testata russa indipendente Meduza).

La reale entità del fenomeno è di più difficile individuazione, data la difficoltà di indagini da parte di terzi: a fine 2022 il think thank statunitense ISW (rilanciato dall’organizzazione di beneficenza europea ERIC) scriveva che sarebbe stata la stessa Russia ad affermare di aver «evacuato» fino a 150.000 bambini ucraini.

Le fonti citate dall’ISW sono però due canali Telegram, appartenenti rispettivamente all’inviato russo Alexander Kots (pluri-sanzionato, negazionista dei massacri a Buča e non sempre attendibile) e al propagandista russo Yuri Kotenok.
Qualche mese prima, la testata russa Interfax riportava un numero almeno doppio, citando le parole del colonnello generale Mizintsev (ex-vice del ministro Šojgu e comandante dell’assedio a Mariupol, incluso il bombardamento di ospedale e teatro). Nel 2023, il diplomatico e senatore russo Karasin ha parlato su Telegram di 700.000 bambini ucraini evacuati «negli ultimi anni».

I metodi con cui questi minori vengono di fatto rapiti sono in realtà vari.

Molti sono orfani, e poco sembra importare a Mosca che fossero già privi di genitori o che sia stato l’esercito russo a renderli tali. A fine 2022, Sky News ha rivelato di aver avuto accesso ai filmati delle telecamere di sicurezza di un orfanotrofio della zona occupata di Kherson. Nei video si vedrebbero i militari russi (scortati dai servizi segreti, l’FSB) cercare invano i bambini, precedentemente nascosti da alcuni concittadini a rischio delle loro vite.

Sempre secondo la testata, in un altro caso (che i soldati avrebbero impedito di filmare) l’esercito potrebbe invece essere riuscito a portare via alcuni bambini fra i tre e i cinque anni di età.

Come affermato dal direttore del primo orfanotrofio, un aspetto ancora più terribile di questa storia è che non tutti i minori ospitati erano effettivamente privi di genitori. In molti casi (il Guardian li stima persino al 90%) si trattava di “orfani sociali”, ospitati in queste istituzioni anche solo temporaneamente a causa di difficoltà economiche o mediche delle loro famiglie. 

Questo fatto è stato confermato da un report (autodefinitosi «il resoconto pubblico più dettagliato» sul fenomeno a febbraio 2023) dell’Università di Yale per il Conflict Observatory, una ONG nata nel 2022 (ancorché progettata dal governo statunitense).

Diversi genitori si ritrovano dunque ad aver affidato i propri figli a questi istituti, con la prospettiva di tornare a prendersene cura, e da un giorno all’altro scoprono di averli persi, le loro tracce scomparse.

Non solo: possono banalmente aver mandato i figli a scuola; i bambini potevano trovarsi in ospedale, reparti neonatali inclusi; i genitori possono essere stati preventivamente arrestati, “invitati” a firmare il consenso, o separati dai loro figli a causa della guerra. Se non ci sono orfani, insomma, l’esercito russo li crea; se non li crea, se li inventa.

Come titola il New York Times, «la Russia trasforma i bambini ucraini in bottino di guerra».

In alcuni casi dei bambini sono stati separati dai propri genitori all’interno dei cosiddetti “campi di filtrazione” – luoghi di detenzione (e tortura) per i cittadini ucraini che devono essere trasferiti in Russia.

Talvolta il trasferimento dei minori non è formalmente coatto: parenti e amici possono ricevere degli incentivi economici, o i bambini possono essere spediti nei “campi estivi” russi come estremo tentativo di salvarli dalle bombe (che la Russia stessa sgancia, è bene ricordare – è praticamente un ricatto).

I rapimenti di massa sono stati testimoniati la prima volta dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina, a marzo 2022, dopo l’assedio di Mariupol; il Conflict Observatory tuttavia li data (in Donbass) almeno alle settimane precedenti l’invasione, mentre alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (organo indipendente dall’UE) si è cominciato a discutere di alcuni bambini “evacuati” già nel 2014.

L’attenzione rivolta a questo fenomeno dalle organizzazioni internazionali (dall’OSCE all’UNHCR) e in particolare dalla Corte Penale Internazionale origina da una domanda: com’è stato possibile far perdere le tracce di questi bambini e impedirne il ricongiungimento familiare?

Trasformando questi rapimenti in adozioni.

Molti sanno che su Putin pende un mandato di cattura da parte della camera preliminare della CPI (un tribunale indipendente dall’ONU), ma pochi ricordano il capo d’accusa, legato proprio alla «deportazione illegale» dei minori ucraini in Russia.

La giurisdizione della CPI non si estende né in Russia né negli USA , ma il procuratore capo (il britannico Khan) ha ritenuto «ragionevolmente credibile» l’ipotesi di crimini di guerra da parte di Putin, con esplicito riferimento a un articolo dello Statuto di Roma che parla di «deportazione o trasferimento di tutta o di parte della popolazione del territorio occupato all’interno o all’esterno di tale territorio».

Il Presidente russo non ha ricevuto il mandato di cattura meramente come rappresentante del suo Stato, ma in prima persona per almeno un decreto firmato a maggio del 2022, che facilita la naturalizzazione come cittadini russi dei bambini ucraini orfani o senza cure, senza la necessità di un loro consenso sotto i 14 anni.

Questa legge raggiunge due scopi: da un lato aggira i limiti posti dalla stessa legislazione russa all’adozione di un bambino straniero (che necessiterebbe altrimenti dell’approvazione dello Stato estero); dall’altro ostacola il ritorno in Ucraina di questi minori, come sottolinea il sopracitato report di Amnesty International.

Associated Press riporta inoltre che è stata creato un numero telefonico per mettere in contatto i bambini deportati con le loro potenziali nuove famiglie russe, le quali ricevono un compenso (equivalente a un massimale di 1000 dollari per bambino). Specularmente, da circa un decennio la Russia proibisce invece l’adozione di suoi cittadini da parte di famiglie americane. 

Insieme a Putin, ha un mandato di cattura anche Marija L’vova-Belova, Commissaria Federale per i Diritti dell’Infanzia, sorta di sottosegretaria nominata dallo stesso Presidente. L’ex-senatrice avrebbe supervisionato i rapimenti sin dai primi a Mariupol, annunciando su Telegram di aver discusso con la repubblica separatista di Donec’k la possibilità di creare una banca dati con i nomi degli orfani locali.

Nel febbraio di quest’anno, un’indagine tramite leak coordinata dalla testata mitteleuropea VSquare ha rivelato che la ricompensa per L’vova-Belova, per la deportazione dei bambini ucraini, equivarrebbe a 420.000 dollari per il 2024.

La Commissaria è dunque stata sanzionata da USA, UE e diversi Paesi occidentali. Nel mirino delle sanzioni europee è recentemente finito anche Šaŭtsoŭ, Segretario Generale della Croce Rossa Bielorussa: secondo indagini personali di Le Monde e del capo del governo ombra dissidente in esilio Latushka, oltre 2.000 dei bambini ucraini rapiti sarebbero stati portati in dei campi bielorussi.

Nel 2023, Šaŭtsoŭ aveva del resto ammesso in TV di aver trasferito quei minori per motivi di salute. La verità è diversa, e spiega l’apparente stranezza veicolata dai primi paragrafi di questo articolo, per cui è la Russia a stimare più abbondantemente dell’Ucraina il numero di bambini che ha rapito, e non viceversa.

Questi trasferimenti fungono innanzitutto da propaganda interna.

Putin avrebbe salvato i minori dai neonazisti o dalle sue stesse bombe, con regali degni della Befana fascista e un corteo di bambini che ringraziano l’esercito russo. Tralasciando questa propaganda (databile già al 2014), i bambini ucraini vengono anche sottoposti a un processo di russificazione culturale che ha portato nel 2023 il Consiglio d’Europa (anch’esso slegato dall’UE) a inquadrare le azioni russe come genocidio, su basi legali peraltro analoghe a quelle delle accuse formali contro Israele all’ONU.

Più o meno mentre Putin definiva la Russia vittima di cancel culture, infatti, i bambini ucraini venivano “rieducati” e (stando alle autorità di Kyiv) l’esercito russo avrebbe minacciato alcuni genitori di togliere loro la potestà genitoriale se non avessero iscritto i figli al curriculum russo, nelle scuole dei territori occupati. Secondo il Conflict Observatory, i minori ucraini vengono addestrati militarmente, mentre Herasymchuk (omologa ucraina di L’vova-Belova) sostiene che la Russia stia selezionando quelli più in salute.

Secondo le dichiarazioni dell’attivista Lisjanskij (riportate solo dall’ONG ZMINA), le famiglie d’adozione starebbero in alcuni casi cambiando anche nome e cognome dei bambini ucraini. Più l’occupazione prosegue e le acque si mischiano, più si allontana la possibilità per i genitori sopravvissuti di ricongiungersi con i loro figli deportati.

Nel frattempo, due anni fa su Rai 3 il professor Orsini diceva di preferire «che i bambini vivano in una dittatura, piuttosto che muoiano sotto le bombe». 

Sorvolando sul fatto che la dittatura in questione è la stessa che lancia le bombe (ponendo dunque un aut aut, e cui dunque andrebbero in primis rivolti gli appelli alla bandiera bianca che invece il Vaticano riserva a Kyiv), questo è quello che succede ai bambini quando “scelgono” la prima delle opzioni di Orsini.

Michele Cacciapuoti
Laureato in Lettere, sono passato a Storia. Quando non sto guardando film e serie od osservando eventi politici, scrivo di film, serie ed eventi politici.

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