Del: 27 Maggio 2024 Di: Marco La Rosa Commenti: 0
Intifada studentesca: andare più in là

Sotto l’azzurro fitto
del cielo qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto:
“più in là!”

Eugenio Montale, “S’è rifatta la calma”, da “Ossi di seppia

E allora sforziamoci, se ha davvero ragione Montale in quel suo piccolo, apparente spazio di emersione dal tedio di vivere, a cui più spesso lo associamo, a scorgere le profondità di questi giorni di occupazione, di manifesti, di megafoni, di tende che hanno colorato la Statale come centinaia di altre università in tutto il mondo, ormai dal 7 ottobre dell’anno scorso.

Quella tenutasi dal 5 maggio e prossima a concludersi, che nel nostro giornale abbiamo provato a raccontare, seguendola passo per passo, è un’iniziativa che, proprio con la poetica montaliana condivide alcuni minuscoli, minuziosi punti interrogativi, quasi intangibili, che disvelano in verità un unico interrogativo, forse fin troppo tralasciato nel brusio di chi, in questo mese di insolite tempeste, ha avvertito l’urgenza di rivendicare una posizione e un grido, e attaccarsi a quel grido fino alla notte.

Parole solide, suoni forti, gracchianti, litanie ripetute, quasi protratte ininterrottamente, dalla prima tenda accampata sul prato di Festa del Perdono; come anche un urlo spasmodico, l’attacco frontale ed eroico verso un’istituzione, verso la rottura dell’Ordine. Tutto ciò che rimanda all’“intifada studentesca”, la protesta che da più di due settimane anima il dibattito fra gli studenti di atenei di tutta Italia, si ritrova proprio in questa prassi, in un furore che sembra attestare nient’altro che l’esigenza che la Verità sia compiuta, che gli accordi di natura accademica con le università israeliane vengano interrotti. Eppure, nella perentoria azione di ribellione dal sistema, negli slogan di cui è tappezzata la sede di Missori, sorge una dissonanza. Proprio come nelle poesie degli Ossi di Seppia successive a S’è rifatta la calma, quel più in là, in fondo, svanisce.

Questa Verità che viene esibita come inoppugnabile, un dato a cui sottrarsi significa essere dall’altra parte, dalla parte di quelli che odiano, finisce con lo sbiadirsi di fronte alla profonda consapevolezza, che tutto ciò che sta succedendo richieda una cieca presa di posizione, una domanda retorica che quel “più in là” non lo cerca, e anzi, fieramente permane arenata al “di qua”. L’intifada si identifica più nella “razza di chi rimane a terra” e, statica, si inferocisce contro la riflessione, contro il sussulto di vita, di quel Montale che spera di cogliere un motivo, di raggiungere un senso ultimo che le immagini portano scritto.

Più che dalla posizione in sé, il dubbio muove dal suo procedimento, dall’arroganza nello stabilire una polarità indotta; che quell’intento, legittimo e sacrosanto, di impugnare lo strumento della protesta, si verifichi in un dualismo che appiattisce soprattutto il valore posto in esame, ciò in cui si crede.

In queste modalità, il moto di rivolta diviene materiale magmatico, il cui destinatario risulta quantomeno indefinito: l’Ordine, che quel messaggio lo dovrebbe intercettare e recepire, viene colpito verticalmente in quanto tale; lo studente, disorientato e/o dubbioso, finisce per eclissarsi dalla moltitudine di attacchi plurimi, il cui nemico si moltiplica e sembra espandersi a perdita d’occhio, lungo le scritte che tracciano il perimetro universitario. Più prosegue l’indagine sul colpevole, più il mistero diventa di facile risoluzione, di semplice e immediata soddisfazione, quella di aver riconosciuto, che il più in là, in fondo, non serva a niente.

Eppure, per sua origine, per sua consistenza, la Domanda chiede di essere lasciata spalancata, partendo, nelle sue richieste, proprio dal desiderio, dall’urgenza di un dialogo diverso, nei confronti delle università israeliane e della popolazione sofferente di Gaza. Assorbirla all’interno di un macchinario di facile dialettica, significa negare non semplicemente che di ciò che sta al di là non interessi, ma che lo stesso volere annunciato sia destinato a disperdersi in quei volti opachi, maschere di un nemico da trovare.

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