
Domenica 9 giugno, il Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella ha ottenuto un sorprendente 31% alle elezioni europee. Questo risultato ha scosso il panorama politico francese.
La sera stessa, il presidente francese Emmanuel Macron ha tenuto un discorso alla nazione. In una mossa inaspettata, Macron ha annunciato lo scioglimento del Parlamento e la convocazione di nuove elezioni legislative. Il primo turno si terrà il 30 giugno e il secondo turno il 7 luglio. Cosa succederebbe in caso di vittoria del RN anche in queste elezioni? Macron si dimetterebbe? No, Macron, come da lui stesso affermato, non si dimetterà.
In questo articolo cercheremo di spiegare il funzionamento del sistema politico francese, così da poter comprendere meglio la situazione e le possibili alternative in base ai risultati elettorali.
La Francia è una repubblica costituzionale, precisamente si tratta della Quinta Repubblica.
La Prima Repubblica nacque nel 1792 durante la Rivoluzione Francese e terminò con la nascita dell’Impero Napoleonico nel 1804. La Seconda Repubblica fu instaurata con i moti rivoluzionari del 1848 che portarono al passaggio da monarchia a repubblica. Tuttavia, nel 1852, il presidente della repubblica Luigi Napoleone Bonaparte, ispirandosi evidentemente allo zio, pose fine all’esperienza repubblicana dando vita al Secondo Impero francese.
Circa un ventennio dopo, il 4 settembre 1870, durante la guerra franco-prussiana, la disfatta di Sedan e la cattura dell’imperatore portarono al crollo dell’Impero e alla nascita della Terza Repubblica. Quest’ultima è stata finora la più duratura: nonostante scandali e crisi, ha attraversato la Belle Époque, la Prima Guerra Mondiale, gli anni successivi al conflitto e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
La rapida invasione nazista del maggio-giugno 1940, seguita dall’armistizio francese, causò il crollo della Terza Repubblica e l’instaurazione del regime autoritario del Governo di Vichy.
Dopo la guerra, con la nuova costituzione del 1946, nacque la Quarta Repubblica. Questo sistema, però, molto simile a quello della Terza, soffriva di numerose problematiche interne e istituzionali. Approfittando delle crescenti tensioni, alimentate dalla situazione in Algeria, Charles De Gaulle, già leader della Francia Libera che aveva rifiutato l’armistizio firmato dal generale Pétain e continuato la guerra contro i nazisti, divenne presidente e fece approvare una nuova costituzione. Così, nel 1958, nacque la Quinta Repubblica francese.
La Costituzione del 1958 è basata su un sistema di governo semipresidenziale. In questo sistema, la popolazione è chiamata a votare in due occasioni: per eleggere il Presidente della Repubblica e per eleggere i membri dell’Assemblea Nazionale. Il Senato, l’altro ramo del Parlamento francese, è invece eletto per suffragio indiretto, motivo per cui spesso viene messo in secondo piano nei dibattiti pubblici.
Il Presidente della Repubblica viene eletto ogni 5 anni (fino al 2002 era ogni 7) tramite suffragio universale diretto. Se nessun candidato ottiene la maggioranza assoluta al primo turno, dopo 14 giorni i cittadini francesi vengono richiamati a votare per il ballottaggio tra i due candidati che hanno ricevuto il maggior numero di consensi al primo turno. Nessun candidato ha mai vinto le elezioni al primo turno.
Dal 2008, la Costituzione prevede un massimo di due mandati presidenziali, limitando il potere a 10 anni complessivi. Il Presidente francese, a differenza di molti altri paesi europei come l’Italia, agisce seguendo un proprio indirizzo politico, in particolare in politica estera.
I principali poteri del Presidente includono l’emanazione di leggi, l’indizione di referendum e lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale (come fatto da Macron dopo il risultato delle scorse elezioni europee [n.d.r.]). È inoltre a capo delle forze armate e negozia e ratifica accordi e trattati internazionali.
Tra i poteri del Presidente, che in questo caso deve agire in accordo con il Primo Ministro e il Consiglio dei Ministri, vi è anche quello di far passare una legge senza la votazione dell’Assemblea Nazionale. L’articolo 49 comma 3, noto come Engagement de responsabilité, consente al governo di assumersi la responsabilità di un testo durante i dibattiti parlamentari. Il testo si considera poi adottato in assenza di votazione.
Questo potere ha spesso portato a critiche e tensioni. L’anno scorso, Macron ha utilizzato questo articolo della costituzione per far passare la riforma delle pensioni, scatenando forti manifestazioni e rivolte in tutto il Paese.
Il potere più importante esercitato dal Presidente è la nomina del Primo Ministro. Poiché è prerogativa dell’Assemblea Nazionale votare la fiducia al governo, talvolta il Presidente è costretto a nominare un Primo Ministro rappresentativo della maggioranza dell’Assemblea. Quando la maggioranza dell’Assemblea appartiene a un partito politico diverso da quello del Presidente, si verifica la cosiddetta cohabitation. Questo fenomeno riduce i poteri presidenziali e aumenta quelli del Primo Ministro e dell’Assemblea Nazionale.
Il politologo francese Maurice Duverger ha definito il sistema della Quinta Repubblica come una «monarchia repubblicana», data l’enorme quantità di poteri e libertà conferite a un solo uomo.
Nel sistema bicamerale francese, l’Assemblea Nazionale è la camera più influente, dove il governo necessita di ottenere una maggioranza. Il suo nome deriva dal giugno 1789, quando il Terzo Stato, riunito a Versailles durante gli Stati generali che precedettero la Rivoluzione, si proclamò Assemblée nationale. L’Assemblea conta 577 deputati (di cui 555 in Francia metropolitana e 22 nei territori d’oltremare), eletti in collegi uninominali con scrutinio maggioritario a due turni; il loro mandato dura cinque anni. Il Presidente della Repubblica può sciogliere l’Assemblea Nazionale anche prima della scadenza naturale del mandato.
Il compito principale dell’Assemblea, insieme al Senato, è quello di votare le proposte di legge. Il Governo è responsabile davanti all’Assemblea, che ha il potere di formulare una mozione di censura. Se questa forma di sfiducia viene approvata, il Primo Ministro è tenuto a presentare le dimissioni al Presidente della Repubblica. Tuttavia, il Presidente non è obbligato ad accettare le dimissioni. Ad esempio, nel 1962 il Presidente De Gaulle rifiutò per diversi giorni le dimissioni del Primo Ministro Pompidou dopo una mozione di censura dell’Assemblea, cedendo solo con l’indizione di nuove elezioni.
Come spiegato in precedenza, la cohabitation è la situazione in cui il Presidente della Repubblica e il Primo Ministro appartengono a schieramenti politici diversi.
Per mitigare questa eventualità, la durata del mandato presidenziale è stata ridotta a 5 anni, al fine di far coincidere le elezioni presidenziali con quelle legislative per l’Assemblea Nazionale. Con le elezioni che si tengono nello stesso periodo, le probabilità di significativi cambiamenti nella maggioranza sono ridotte.
Tuttavia, la riduzione del mandato presidenziale a 5 anni è stata introdotta solo a partire dalle elezioni del 2002, e per questo motivo in passato si sono verificati diversi casi di coabitazione: la prima coabitazione (1986-1988) avvenne tra il presidente socialista Mitterrand e il Primo Ministro neogollista Chirac; la seconda coabitazione (1993-1995) tra il presidente socialista Mitterrand e il Primo Ministro neogollista Balladur; la terza coabitazione (1997-2002) tra il presidente neogollista Chirac e il Primo Ministro socialista Jospin.
Una situazione di cohabitation porta a una riduzione dei poteri del Presidente, ampliando quelli del Primo Ministro e del Governo. Inoltre, in passato non sono mancate tensioni, in quella che viene considerata una “campagna elettorale continua”, con continue accuse e critiche tra le due cariche. La cohabitation potrebbe verificarsi se il Rassemblement National, il primo partito dopo le elezioni europee, dovesse ottenere la maggioranza assoluta.
Per raggiungere questo obiettivo, Le Pen e Bardella stanno creando un’ampia alleanza dei i partiti di destra. In particolare con Eric Ciotti, presidente del partito Les Républicains, tradizionalmente ostili all’estrema destra, che ha annunciato il supporto a RN, causando però una forte crisi all’interno del partito
Nel contesto della destra estrema, anche il partito Reconquête di Zemmour, che però sta attraversando una crisi significativa, culminata con l’espulsione di Marion Maréchal (nipote di Le Pen) per «tradimento». Questi sviluppi rendono la situazione sempre più incerta in vista delle prossime elezioni.
La cohabitation potrebbe verificarsi anche nel caso di una maggioranza assoluta del Nuovo Fronte Popolare, unione delle sinistre francesi. Il nome richiama esplicitamente il Fronte Popolare del 1936, un’alleanza dei comunisti, socialisti e radicali promossa da Léon Blum per contrastare l’ascesa dei fascismi in Europa. I principali partiti che compongono questo fronte sono La France Insoumise di Mélenchon, Place Publique di Glucksmann, il Partito Socialista francese di Faure, oltre al Partito Comunista e ai Verdi.
Meno probabile sembra invece la vittoria del partito Renaissance di Macron.
Infine, bisogna considerare anche la possibilità che nessuna coalizione raggiunga la maggioranza assoluta, rendendo di fatto la situazione quasi ingovernabile.
Per ora non ci resta che attendere il 30 giugno per il primo turno e il 7 luglio per il definitivo secondo turno. È importante ricordare che in queste elezioni il sistema elettorale sarà uninominale maggioritario, a differenza delle elezioni europee dominate dal RN che erano basate su un sistema proporzionale.