Del: 2 Luglio 2024 Di: Cristina Bianchi Commenti: 0
Il rapporto tra Vladimir Putin e Kim Jong-Un, “l’asse del male” con la Cina

Il Presidente russo Vladimir Putin si è recato in Corea del Nord il 19 giugno per incontrare il leader nordcoreano Kim Jong-un. L’ultima visita da parte del leader russo a Pyongyang risale al 2000, durante il suo primo mandato, dove ha incontrato Kim Jong-Il, padre dell’attuale leader, il quale è nato a Chabarovsk, nell’estremo oriente della Russia. Si tratta della prima visita di un capo di Stato nel Paese dopo la pandemia Covid-19.

La visita è stata preceduta da un comunicato stampa da parte del Cremlino, pubblicato sul giornale nordcoreano Rodong Sinmun, in cui Vladimir Putin parlava della «Tradizione di amicizia e cooperazione nel corso degli anni» tra la Russia e la Repubblica Popolare Democratica di Corea.

Il Presidente russo ha ricordato la guerra nippo-sovietica dell’agosto del 1945, quando l’Armata Rossa ha sconfitto l’armata del Kwantung. Guerra grazie alla quale l’esercito russo, tramite operazioni navali in diverse città coreane, riuscì a prendere il controllo della parte settentrionale della penisola coreana; successivamente, il 14 agosto 1945, le forze giapponesi chiesero l’armistizio.

Le forze coreane combatterono quindi al fianco di quelle sovietiche per liberare e rendere indipendente la penisola coreana.

Con l’aiuto da sud da parte dell’esercito statunitense, i due blocchi rivali – URSS e USA – si divisero la penisola, secondo un accordo tra Stalin e Truman volto alla riunificazione.

L’inizio dell’antagonismo sovietico-statunitense portò tuttavia alla dichiarazione di sovranità della Corea del Nord e della Corea del Sud. Quest’ultima, governata dal dittatore Syngman Rhee, con capitale Seul, si legò agli Stati Uniti. La prima, invece, fondata da Kim Il-Sung, con capitale Pyongyang, installò un governo comunista. Questo portò tra il 1950 e il 1953 alla Guerra di Corea, provocata dall’invasione della Corea del Sud da parte di Kim Il-sung, sostenuta da Mao ma non da Stalin, che non voleva provocare gli americani.

Il 17 marzo 1949 l’Unione Sovietica e la RPDC firmarono un accordo «sulla cooperazione economica e culturale, stabilendo un quadro giuridico per rafforzare ulteriormente la loro interazione bilaterale». Nel 1961 i due Paesi siglarono un «Trattato di alleanza di reciproca amicizia, cooperazione e assistenza», rinnovato, dopo un breve congelamento, nel 2000 con il nuovo «Trattato di amicizia, buon vicinato e cooperazione».

La visita da parte del presidente Putin è volta a rafforzare i legami tra Mosca e Pyongyang e a valutare una possibile partnership strategica per un’alleanza di tipo militare.

I due leader già nove mesi prima si erano incontrati a Mosca, senza però concludere nessun accordo. Ma questa situazione non ha limitato gli scambi tra i due Paesi: la Nord Corea ha fornito munizioni alla Russia, tanto che gli Stati Uniti hanno accusato quest’ultima di aver utilizzato in Ucraina missili balistici provenienti dalla Corea del Nord; la Russia ha invece inviato aiuti alimentari e supporto tecnologico volto a migliorare le competenze nordcoreane per il programma satellitare.

La Russia, inoltre, ha posto il veto al Consiglio di sicurezza dell’ONU in merito alla risoluzione di estendere il mandato per monitorare che le sanzioni contro Pyongyang siano attuate. A fronte di questa decisione, Washington e Londra hanno sostenuto che tra Russia e Corea del Nord ci sia un importante scambio di armi tanto che, come ha dichiarato Robert Wood, vice ambasciatore USA, la Russia avrebbe tentato di «mettere a tacere indagini obiettive e indipendenti».

L’Occidente è quindi preoccupato per l’intensificarsi delle relazioni tra Putin e Kim Jong-Un, «per l’impatto che avrà sul popolo ucraino» e per la  «sicurezza della penisola coreana», come dichiarato da John Kirby, portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca. Anche il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller ha dichiarato che questo accordo potrebbe «destabilizzare la penisola coreana».

Putin ha dichiarato, alla fine del suo viaggio in Vietnam, di poter armare la RPDC, nel caso in cui NATO dovesse continuare ad aiutare l’Ucraina. Secondo il Presidente russo infatti l’Organizzazione internazionale «crea una minaccia» per tutta l’Asia, a causa dell’interesse sempre più forte verso l’Indo-Pacifico: Barack Obama per la prima volta nella NSS (Strategia nazionale per la sicurezza) del 2010 ha posto l’area al primo posto tra le priorità USA, posizione riconfermata durante la presidenza di Donald Trump nel 2017 e in quella di Joe Biden nel 2022.

La delegazione russa era formata anche dal ministro della difesa Andrej Belousov, il ministro degli esteri Sergej Lavrov e il capo del FSB Aleksandr Bortnikov, tanto che il «Trattato di partenariato strategico globale» è stato definito come un vero accordo con il fine di aumentare le cooperazione tra Mosca e Pyongyang, non solo in ambito militare e tecnico, ma, anche, nei settori del turismo, dell’istruzione e della cultura.

Secondo i due leader questo trattato è un punto di svolta nelle relazioni bilaterali.

La visita non è stata vista bene, oltre che dall’Occidente, anche da alcuni Stati asiatici, tra cui il Giappone, che si è espresso molto preoccupato in merito alla cooperazione tecnologica-militare tra Putin e Kim. La Corea del Sud ha convocato subito una riunione sulla sicurezza nazionale e, per opporsi nettamente alle scelte della Nord Corea, ha preso in considerazione la possibilità di inviare armi in Ucraina.

La Cina ha invece rifiutato di commentare il nuovo accordo tra Mosca e Pyongyang. Il portavoce del ministero degli esteri cinese lo ha definito come una «questione bilaterale» tra i due Paesi. Questa reazione pacata da parte del governo cinese è data da una possibile nuova incertezza per Xi Jinping, il cui obiettivo è quello di controllare la situazione e portare pace nell’Asia nord-occidentale.

La Cina è preoccupata per l’ingestibilità di Kim e del suo regime, il quale ha manifestato, nel network sudcoreano via cavo TV Chosun, l’ipotesi di inviare a luglio forze di ricostruzione e ed ingegneria nelle zone ucraine occupate dalle truppe russe in cambio di liquidità. Liu Dongshu, professore di politica cinese alla City University di Hong Kong, ha prospettato lo scenario per cui la Cina «mira a controllare la situazione e a prevenire un’escalation, ma non vuole nemmeno che la Corea del Nord crolli completamente».

Quest’ultimo aspetto è il più temuto dalla Cina perché potrebbe dare la possibilità agli Stati Uniti di aumentare il controllo sul Paese, accerchiandolo ancora di più.

La Cina ricopre quindi un ruolo determinante e insostituibile sia per la Russia che per la Corea del Nord. Secondo l’ammiraglio statunitense nell’Indo-Pacifico, John Aquilino, l’intensificazione delle relazioni che Vladimir Putin sta ponendo in essere con la Corea del Nord, la Cina e l’Iran definisce un nuovo «asse del male», che sostituisce quello tra Berlino e Mosca, il quale porterebbe la saldatura dell’Eurasia.

Gli Stati Uniti devono quindi contenere, oltre alla Russia di Vladimir Putin, anche la Cina di Xi Jinping, attraverso un progressivo rafforzamento dei legami con gli alleati dell’Indo-Pacifico. L’amministrazione Trump, a settembre 2020, voleva infatti trasformare il QUAD (Quadrilateral Security Dialogue) con Giappone, India e Australia in un’alleanza «in stile NATO».

Cristina Bianchi
Giurista pentita che si è convertita a scienze politiche. Mi interessa molto trovare una connessione tra attualità e cinema, che permetta alle menti creative di viaggiare attraverso le epoche e sviluppare un pensiero critico.

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