In seguito all’elezione del presidente Nicolás Maduro, avvenuta lo scorso 28 luglio, nel paese si sono registrate numerose proteste con conseguenti repressioni che hanno suscitato la preoccupazione della comunità internazionale.
Ormai giunto al terzo mandato, Nicolás Maduro fonda la sua politica sul chavismo, ideologia ispirata al militare Hugo Chávez, presidente del Venezuela dal 1998 fino alla sua morte nel 2013, e rappresenta la continuazione del suo modello di governo. Nel 1992, Chávez tentò un colpo di stato che si concluse con un fallimento, ma riuscì successivamente a conquistare il potere democraticamente, sfruttando la grave crisi economica del Paese. La sua personalità carismatica, unita alla crisi e alla promessa di combattere la corruzione e la povertà, gli garantirono un ampio sostegno. In particolare, si dichiarava contro il capitalismo e gli Stati Uniti. Una volta diventato presidente iniziò a concentrare sempre più potere nelle mani del Capo di Stato, e prima della sua morte, nominò Maduro, che allora faceva parte del Partito Socialista Unito Venezuelano, come suo successore. La politica adottata da Chávez portò a una crisi economica di estrema gravità per il Paese. L’economia venezuelana, infatti, non fu diversificata e l’industria petrolifera, principale risorsa nazionale, non venne modernizzata. Le conseguenze di questa crisi hanno spinto oltre 7 milioni di cittadini a lasciare il Venezuela. Nonostante il carattere autoritario del suo governo, la popolarità di Chávez rimase elevata anche dopo la sua morte. Infatti, anche se la crisi economica è imputabile alle sue politiche, le conseguenze più gravi si manifestarono solo successivamente alla sua scomparsa. Al contrario, Nicolás Maduro non godeva dello stesso sostegno popolare e già nel 2018 vinse le elezioni grazie ai brogli.
Il regime di Maduro sopravvive ancora oggi grazie al sostegno di tutte le principali istituzioni. Sono sotto il suo controllo il parlamento a maggioranza socialista, la Corte Suprema, l’autorità elettorale e i mezzi di informazione. Anche l’esercito è controllato, e gli ufficiali fedeli vengono ricompensati con diversi benefici. In molti possiedono infatti ville di lusso in aree protette, ad esempio nei parchi nazionali.
Il sistema del bastone e della carota viene applicato anche ai cittadini; infatti, chi si dimostra fedele può beneficiare di consegne bimestrali di alimenti, introdotte da Maduro nel 2016.
La leader dell’opposizione, María Corina Machado, prometteva invece di migliorare l’economia del Paese aprendosi ai mercati internazionali e rendendolo più competitivo. Impossibilitata a candidarsi poiché dichiarata ineleggibile dalle autorità, ha supportato il candidato Edmundo González Urrutia, che sarebbe il vero presidente eletto.
Dopo l’annuncio della vittoria di Maduro, ci sono state numerose proteste di migliaia di venezuelani che non lo riconoscono come presidente e non credono ai risultati elettorali. Quanto al riconoscimento internazionale del risultato, i paesi alleati, cioè Cuba, Nicaragua, Bolivia, Honduras, Russia, Cina, Iran e Siria hanno riconosciuto la sua vittoria. Invece alcuni paesi dell’America Latina, gli Stati Uniti, l’Unione Europea, l’ONG americana Carter Center e il segretario generale dell’ONU António Guterres hanno richiesto delle verifiche sull’esito elettorale.
Inoltre, le Nazioni Unite hanno denunciato il clima di paura che si è creato nel paese per via delle violenze e degli arresti di massa durante le proteste a causa delle reazioni sproporzionate sui manifestanti da parte delle forze dell’ordine.
Si contano più di 2.400 arresti. In più, una commissione di esperti dell’ONU ha esaminato le elezioni, concludendo che non sono stati rispettati i criteri di trasparenza per considerarle veritiere. A sostegno dell’annuncio della vittoria di Maduro, infatti, non sono stati pubblicati i risultati ufficiali. Il governo ha definito le contestazioni come semplice propaganda dei fascisti di estrema destra, eppure i registri dei voti degli oppositori provano che González Urrutia ha ricevuto il 67% dei voti contro il 30% di Maduro.
In una lettera postata su X il 5 agosto, l’opposizione ha chiesto all’esercito di schierarsi con i cittadini e di cessare le violazioni dei diritti umani. Ma alcune ore dopo è stato annunciato che González Urrutia e Machado verranno indagati per aver incitato la polizia e i militari a infrangere la legge.
Nel tentativo di ridurre le informazioni provenienti dall’estero, Maduro ha ordinato un blocco di X di dieci giorni in tutto il paese, e ha accusato il proprietario dell’applicazione Elon Musk di promuovere odio dopo che si era espresso negativamente sulle elezioni venezuelane. Ha affermato anche che i suoi oppositori utilizzano la piattaforma per creare disordini.
Il 2 settembre è stato emesso un mandato di arresto per González Urrutia, che si trovava in un luogo segreto.
A distanza di quasi due mesi dalle elezioni, il clima nel paese è ancora tutt’altro che tranquillo. Alcuni oppositori politici sono rifugiati da mesi nell’ambasciata argentina, che questo mese ha subito un assedio della durata di una notte da parte delle forze di sicurezza, aumentando la tensione. Inoltre, recentemente González Urrutia ha lasciato il Venezuela, ottenendo asilo politico in Spagna.
Nel tentativo di aumentare i consensi, Maduro ha dichiarato di voler anticipare l’inizio dei festeggiamenti natalizi al primo ottobre, come aveva già fatto nel 2020 con l’inizio delle celebrazioni il 15 ottobre e nel 2021 il 4 ottobre. Durante il periodo di Natale, infatti, vengono aumentati gli aiuti del regime nei quartieri popolari.
Intanto vengono organizzate nuove proteste: Machado ha annunciato che il 28 settembre ci sarà una manifestazione globale in più di 400 città, a due mesi esatti dalle elezioni. L’obiettivo è quello di mantenere alta l’attenzione internazionale sul Venezuela.
Viene infatti contestata ancora la vittoria di Maduro, con il Consiglio nazionale elettorale che non ha ancora presentato i verbali ufficiali che proverebbero la sua vittoria.