Del: 9 Settembre 2024 Di: Giulia Riva Commenti: 0
Meridiano Zero. Le radici dell’estrema destra italiana

A conclusione del breve quanto esplosivo caso Sangiuliano-Boccia, nel pomeriggio di venerdì 6 settembre il ministro della Cultura ha infine rassegnato le proprie dimissioni alla Presidente del Consiglio Meloni, concludendo un incarico durato quasi due anni e costellato di numerose gaffe e cadute di stile. 

La nomina del suo successore è giunta a poca distanza: nello stesso pomeriggio, Alessandro Giuli ha prestato giuramento nel palazzo del Quirinale come nuovo ministro della Cultura. 

Classe 1975, presidente della fondazione MAXXI (che gestisce il museo di arte contemporanea di Roma) per nomina dello stesso Sangiuliano, Giuli ha alle spalle una carriera da giornalista – è stato vicedirettore e direttore del Foglio, sul quale ha iniziato a scrivere nel 2004, e poi direttore della rivista Tempi, affiliata al movimento di destra cattolica Comunione e Liberazione (CL) – nonché un passato di militanza giovanile nei gruppi dell’estrema destra parlamentare ed extraparlamentare. 

Tra gli altri, particolarmente degno di nota il neofascista Meridiano Zero, nato a Roma l’8 settembre 1991 e sciolto nel 1993. 

La data fondativa non fu casuale, bensì scelta per ragioni simboliche: l’8 settembre 1943, infatti, il generale statunitense Eisenhower rese pubblica via radio l’avvenuta firma dell’armistizio tra gli Alleati e il governo italiano (Cassibile, 3 settembre 1943). 

La successiva liberazione di Benito Mussolini dalla sua prigionia sul Gran Sasso, il 12 settembre successivo, sancì tuttavia una parziale rinascita del Partito fascista che, divenuto Partito fascista repubblicano, assunse il governo della neonata Repubblica Sociale Italiana, nota anche come Repubblica di Salò. I suoi confini comprendevano gran parte dell’Italia centro-settentrionale ormai sotto occupazione tedesca, ad eccezione dei territori direttamente annessi al Reich: Friuli e Venezia Giulia, la provincia veneta di Belluno, l’Istria, il Trentino e l’Alto Adige.

Proprio la Repubblica di Salò ha costituito il principale mito di riferimento per l’estrema destra post-bellica: sia quella parlamentare, rappresentata dal Movimento Sociale Italiano (MSI) e dalla sua ala giovanile Fronte della Gioventù, sia quella extraparlamentare, composta da numerose quanto frammentarie frange giovanili, di matrice neofascista e neonazista. 

Sacrificio, resistenza, sconfitta: all’indomani della conclusione ingloriosa del conflitto, del regime e del suo duce, l’ideologia dell’estrema destra figlia del fascismo si aggrappò a questi concetti e i suoi membri iniziarono a ritenersi custodi di una «visione del mondo» ormai messa al bando. 

Fu allora che la storia e l’identità del neofascismo si intrecciarono indissolubilmente con Julius Evola, ancora oggi tra i principali autori di riferimento dell’estrema destra italiana. 

Pittore e filosofo radicale, considerato da molti più a destra del fascismo stesso, Evola (1898 – 1974) fu un pensatore indipendente e critico feroce di Giovanni Gentile. Già durante gli anni ’30, si convinse della necessità di fondere le ideologie fascista e nazista, allo scopo di preservarne i punti di forza e correggerne i rispettivi errori: solo così, riteneva, sarebbe stata possibile la realizzazione di un «Nuovo Ordine Europeo» dominato da una «razza» di uomini superiori, per ideali più che per sangue. Di qui, la teorizzazione di un «razzismo spirituale»

Dopo il 1945 Evola, paraplegico a causa di un bombardamento e quasi relegato nella sua casa di Roma, divenne «maestro» per i membri più giovani della destra neofascista.

Ne Gli Uomini e le Rovine, si rivolse proprio a questi militanti, rappresentati come un’élite eroica che, resistendo tra le rovine del mondo, avrebbe dovuto preservare gli ideali della Tradizione, concepita in senso astorico e quasi leggendario e contrapposta alla decadenza del mondo contemporaneo, corrotto dalla Modernità che avanza: 

i pochi che oggi, per temperamento e vocazione, pensano ancora, malgrado tutto, alla possibilità di un’azione politica rettificatrice. 

Con il tempo, Evola sancì una netta rottura tra sé e il MSI, da lui contestato sia per il programma sociale – modellato sul repubblichino Manifesto di Verona e a suo parere inaccettabile dal punto di vista del razzismo spirituale – sia per la sua accettazione del sistema repubblicano, democratico e parlamentare. 

A seguire fedelmente l’insegnamento evoliano furono dunque soprattutto i membri del Centro Studi Ordine Nuovo (CSON), corrente giovanile dello stesso MSI che nel 1956 optò per la scissione, sotto la guida di Pino Rauti e Clemente Graziani (nessuna parentela tra quest’ultimo e il ben più noto generale fascista Rodolfo Graziani).

Proprio per via dell’influenza evoliana, l’ideologia del Centro Studi – nonché di svariati gruppi della destra radicale, tra cui anche Meridiano Zero, sorti nei decenni successivi e a propria volta ispiratisi agli scritti di Evola – si è collocata in posizione intermedia tra le dottrine fascista e nazista

Non è un caso che il Centro Studi abbia adottato il motto delle SS, considerate modello di un’élite eroica e spiritualmente superiore, oltre che ammirate per le presunte pratiche esoteriche: «Il nostro onore si chiama fedeltà».

Quando poi, nel 1969, Giorgio Almirante divenne segretario del MSI, la maggioranza dei membri del Centro Studi, diretti da Rauti, decise di mettere fine all’esperienza e di rientrare nelle file del Movimento; tuttavia, Graziani e alcuni altri esponenti del CSON rifiutarono tale scelta e diedero vita al nuovo Movimento Politico Ordine Nuovo (MPON)

A seguito delle condanne in primo grado per ricostituzione del partito fascista, quest’ultimo fu sciolto con decreto del ministro dell’Interno Taviani nel 1973: ciò non mise fine all’attività eversiva e terroristica dei suoi membri, del resto già implicita nel processo di paramilitarizzazione in corso nel Centro Studi durante gli anni ’60. Gli stessi Rauti e Graziani erano inoltre stati, nella seconda metà degli anni ’40, membri dei Fasci di Azione Rivoluzionaria, noti per alcune azioni terroristiche.

La filosofia evoliana rimase nei decenni successivi un sostrato imprescindibile per l’estrema destra extraparlamentare ma anche per i ranghi giovanili del MSI, attraversando illesa gli anni di Piombo e sopravvivendo alla morte del suo stesso autore, avvenuta nel 1974.

Dall’esaltazione del ruolo di un’élite eroica a quella dei valori di lealtà, obbedienza, gerarchia e disciplina, ben incarnati dalle SS naziste; dalla fascinazione per i riti misterici ed esoterici a quella per i leggendari guerrieri nordici, passando per l’uso delle rune antiche all’interno dei loghi e nel corso dei funerali dei vertici neofascisti; dalla resistenza in difesa di una Tradizione metastorica e metafisica, contrapposta alla decadenza moderna, fino al rifiuto di qualunque forma di «materialismo economico», «egualitarismo» e «massificazione», il pensiero di Evola continuò ad esercitare un’influenza irresistibile. 

I modelli contrapposti del capitalismo statunitense e del socialismo sovietico erano egualmente guardati con ostilità, in favore della realizzazione di una società «organica», gerarchizzata, dominata da un’élite europea transnazionale, interiormente superiore. 

Infine, nonostante il teorico «razzismo spirituale», non fu mai messo al bando il più noto «razzismo biologico», che animava la discriminazione nei confronti degli individui provenienti dal Sud Globale.

Soltanto negli anni ’70, alcuni gruppi dell’estrema destra giovanile si sarebbero infine distanziati da alcune delle posizioni evoliane. In primis, i nazimaoisti di Franco Freda che, pur conservando l’inimicizia per Stati Uniti e URSS, presero a modello il maoismo cinese e diedero per la prima volta vita ad un movimento rosso-bruno, caratterizzato da posizione terzomondiste: dalla Cina al Giappone, dall’Australia a Cuba, il Terzo Mondo fu da loro considerato un possibile alleato nella lotta agli imperialismi statunitense e sovietico. 

Furono però soprattutto gli esponenti della Nuova Destra, ispiratasi al movimento francese della Nouvelle Droite e guidati in Italia dal giovane Marco Tarchi, a rappresentare un’esperienza innovativa. 

Rigettando l’esaltazione della violenza e l’arroccamento difensivo che la destra neofascista, a partire dal MSI, aveva praticato fin dalla metà degli anni ’40, la Nuova Destra si propose di avviare una nuova fase di riflessione interna e approfondimento culturale. 

Tuttavia, anche sulla Nuova Destra l’influenza di Julius Evola continuò ad agire in modo carsico: l’esaltazione di un passato mitico ed eroico fu allora rintracciata nelle declinazioni del fantasy contemporaneo. Basti pensare all’attaccamento mostrato dalla Nuova Destra per la saga de Il Signore degli Anelli di J. R. R. Tolkien, che portò alla breve esperienza dei Campi Hobbit, raduni estivi con musica e dibattiti, tra 1977 e 1980.

Proprio nella celebre Compagnia dell’Anello, i militanti videro incarnato, in senso letterario, il proprio ideale di comunità di sentimenti e di destino, piccolo gruppo di «eroi» animati da ideali superiori, decisi a combattere per il Bene (la Tradizione) contro il Male (la Modernità). Fu dunque, ancora una volta, la filosofia evoliana ad aver spinto la gioventù dell’estrema destra tra le pagine di Tolkien.

Di questa storia è figlio il movimento Meridiano Zero, nato dall’iniziativa di alcuni fuoriusciti del Fronte della Gioventù, probabilmente all’interno degli ambienti studenteschi legati alle facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza di Roma: 

lo stesso Giuli frequentò in quegli anni i corsi di filosofia presso l’ateneo romano, sebbene senza conseguire la laurea. 

Fu proprio il figlio di Clemente Graziani, Rainaldo Graziani, forte dell’apparato ideologico ereditato dal padre, ad assumerne la leadership. Appare evidente, ancora una volta, la collocazione intermedia tra neofascismo e neonazismo, a partire dal logo nei tradizionali colori rosso, bianco e nero, in alcuni aspetti simile a quello del Centro Studi Ordine Nuovo. 

Tuttavia, mentre il secondo è caratterizzato dalla sagoma di un’ascia bipenne – simboleggiante, secondo lo Statuto del gruppo, «l’azione realizzatrice interiore ed esteriore e la loro inscindibile connessione» –, il primo rappresenta la runa della vita, già simbolo del movimento nazista femminile Deutsches Frauenwerk negli anni ’30. 

L’interesse per la scrittura runica e l’esoterismo ha del resto continuato nei decenni a contraddistinguere i gruppi neofascisti e neonazisti di tutto il mondo.

Logo del Centro Studi Ordine Nuovo
Logo di Meridiano Zero

Cruciale fu inoltre l’influenza del Centro Studi Orientamenti e Ricerca (CSOR), fondato in Francia da altri due militanti dell’estrema destra extraparlamentare, Gabriele Adinolfi e Walter Spedicato, in precedenza vertici del gruppo Terza Posizione (1978 – 1982): il nome di quest’ultimo alludeva ad una pretesa equidistanza tra USA e URSS, sempre sulla scia delle tesi evoliane.

Logo di Terza Posizione

Anche il nome Meridiano Zero non è casuale: esso è stato tratto dall’opera Il Trattato del Ribelle del discusso autore tedesco Ernst Jünger (1895 – 1998) che, seppur a tratti critico del nazismo, sostenne a suo tempo la necessità di abbattere la Repubblica di Weimar in favore dell’istituzione di una dittatura e, nel secondo Novecento, ispirò i movimenti della destra estrema. 

Ad essere recuperate da Meridiano Zero furono soprattutto le posizioni anti-moderne e anti-materialistiche di Jünger, vicine a quelle di Evola e in parte espresse nello stesso Il Trattato del Ribelle

La seconda guerra mondiale si distingue dalla prima non soltanto perché le questioni nazionali si confondono apertamente con quelle della guerra civile e ad esse si subordinano, ma anche perché il progresso meccanico si è evoluto fino al limite estremo dell’automazione. Il nomos e l’ethos saranno quindi oggetto di attacchi ancora più duri. In questa situazione si chiude l’accerchiamento senza scampo predisposto dalle forze dominanti

(Trattato del Ribelle, pag.24).

Protagonista del testo è la figura del ribelle – «l’anarca» – che, impossibilitato ad esprimere apertamente le proprie posizioni in quanto represso dal sistema in cui vive, decide di «passare al bosco» (da cui anche l’omonima casa editrice nera Passaggio al Bosco) e «varca con le proprie forze il meridiano zero».

Nichilismo nietzschiano e antimodernismo si sommano così alla tesi evoliana dell’«apolitia», il necessario distacco dal mondo, dalla politica e dalla società moderni da parte dei pochi individui spiritualmente superiori, tesi a difendere i valori della Tradizione. Lo stesso Evola lesse e amò, negli anni giovanili, le opere di Nietzsche. 

Di qui il cosiddetto «tecnoribellismo» di Meridiano Zero e i suoi slogan: 

«[…] Fuori dalle ideologie la nuova ribellione – Né destra, né sinistra, FORZA UOMO – Tecnoribellione – Nell’eternità del mito si incarna la lotta – Noi siamo la tradizione […]».

Come già ricordato, l’esperienza di Meridiano Zero fu però di breve durata. A seguito della dissoluzione del gruppo, Rainaldo Graziani continuò a promuovere iniziative politiche giovanili, entrando in contatto con Gianluca Iannone, noto in seguito come leader di CasaPound Italia (CPI): il nucleo fondativo del partito, nato alla fine degli anni ’90, prese il nome di Comunità organica di destino Fahrenheit 451 (F451) e orbitò a lungo intorno al pub romano Cutty Sark. Proprio qui si esibiva la band di matrice neofascista ZetaZeroAlfa, con lo stesso Iannone alla voce. 

L’ormai celebre logo di CPI riprende colori e forme dai gruppi antecedenti: 

Logo di CasaPound

Anche ideologia, letture, punti di riferimento sono rimasti gli stessi:

tra gli 88 numi tutelari di CasaPound – dove “88” è sia un’allusione al saluto nazista «Heil Hitler» (la lettera «H» è infatti l’ottava dell’alfabeto tedesco) sia un richiamo al significato esoterico del numero otto – ci sono Evola e Gentile, Hitler, Nietzsche, Junger, Spengler, ma anche Tolkien e numerosi personaggi mitologici e storici, tra i quali assume risalto soprattutto l’imperatore Federico II, che la leggenda vorrebbe dedito all’esoterismo. 

Otto sono anche i lati della testuggine al centro del logo. Otto le frecce bianco e nere rivolte verso l’interno, per simboleggiare stabilità e rimandare «all’Asse che è centro del fascio di verghe». Le frecce stesse rappresentano in realtà la runa della guerra, Tyr, e finiscono per delineare una croce celtica.

Dal neofascismo al neonazismo, da Evola a Tolkien, dai leggendari guerrieri vichinghi al razzismo più triviale, valori e identità delle molteplici frange dell’estrema destra sono dunque accomunate da un fil rouge che attraversa la storia italiana e mondiale e appaiono tutto fuorché relegate al passato. 

Fonti: 

Francesco Cassata, A destra del fascismo. Profilo politico di Julius Evola.

Francesco Germinario, Da Salò al governo. Immaginario e cultura politica della destra italiana

Nicola Rao, La fiamma e la celtica. Sessant’anni di neofascismo da Salò ai centri sociali di destra. 

Elia Rosati, CasaPound Italia. Fascisti del Terzo Millennio

Giulia Riva
Laureata in Storia, sto proseguendo i miei studi in Scienze Politiche, perché amo trovare nel passato le radici di oggi. Mi appassionano la politica e l’attualità, la buona letteratura e ogni storia che valga la pena di essere raccontata. Scrivere per professione è il mio sogno nel cassetto.

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