Del: 15 Ottobre 2024 Di: Leonardo Donatiello Commenti: 0
Giradischi, gli album consigliati d'ottobre

Giradischi è la rubrica dove vi consigliamo i dischi usciti nell’ultimo mese che ci sono piaciuti

Milano Angels, Shiva

“Il più sicuro ma più difficil mezzo di prevenire i delitti si è di perfezionare l’educazione” diceva Cesere Beccaria. Ma perché mai scomodarlo? Del resto stiamo solo introducendo il disco di un ragazzo appena venticinquenne. La storia di Shiva non è da sottovalutare, l’arresto e la condanna in primo grado dopo i fatti del luglio 2023, hanno riscritto più di una vita, non solo quella dell’artista coinvolto. Come può esserci prevenzione senza educazione? Chi nasce sui marciapiedi spesso non ha mai avuto modelli positivi; se la famiglia non c’è e lo stato è assente, saranno altri ad educare, di certo non per prevenire dei crimini, ma forse per commetterli. Shiva lo sa bene, sebbene nel suo nuovo disco “Milano Angels”, la rivendicazione delle sue azioni sia sempre ben esplicita. “Sono un miscuglio di potere e armi, poesia, dolore, rumore di spade”, uno scontro tra pistole, versi e sofferenza che vorremmo non esistesse in un mondo perfetto, ma che è riflesso della società in cui viviamo e va per questo raccontato. Shiva utilizza ossessivamente un linguaggio bellicoso che si confronta non casualmente con il titolo del disco, in cui sono gli angeli ad essere protagonisti. Angeli che non hanno protetto Andrea durante la sua vita ma che forse avranno un occhio di riguardo per suo figlio Draco. Ed è qui che ritorna il tema dell’educazione: è proprio Shiva a voler spezzare la catena di sant’Antonio e tenere lontano suo figlio da quei marciapiedi. Che sia proprio lui il suo angelo custode?


Locura, Lazza

Una Locura, una follia, una pazzia, ma anche uno scontro interiore fra persona e personaggio. La prima immagine che ci è venuta in mente ascoltando il nuovo disco di Lazza “Locura”, non può che coincidere con la copertina dello stesso disco: un tributo a Goya e al concetto della Tauromachia (termine che nell’uso greco indicava un combattimento tra tori). In questo caso la lotta vede Jacopo da una parte e la fama dall’altra, la sottomissione del personaggio alla persona, rivendicata in tutto l’album. “Sembra che fare successo renda solo più colpevole, e ti guardano diverso come avessi un brutto demone” riassume la fragilità di chi è diventato famoso, ma non per questo ha risolto le proprie problematiche. Nessuno è ipocrita, la fama porta dei grandi vantaggi, ma non rende onnipotenti e immuni da ogni debolezza. Lazza chiede solo una sforzo nel ricordare al mondo di essere una persona in carne d’ossa, con i suoi pregi e i suoi difetti. In questo senso il successo è sia amico che nemico dell’artista, lo rende libero e schiavo allo stesso tempo, ed è forse il motivo principale della follia, chiusa prima fra i confini del proprio cervello e poi liberata nella musica. Il vero obiettivo di Jacopo è la sua umanizzazione e l’uccisione di ogni particella di divismo ancora presente in sé stesso. Noi crediamo che ci sia riuscito.


The Biggest Sblao, Low-Red

Hai presente quando hai festeggiato il tuo compleanno e gli ospiti iniziano a salutarti? Quando vedi la tua casa svuotarsi lentamente fino a rimanere soli, con i segni della festa ancora sul pavimento, sporco di alcool e imbrattato di arachidi calpestati? Beh è esattamente lì che potresti provare un sentimento di tristezza, di malinconia, un abbassamento della serotonina, che ti fa cadere nel buio e nel mistero della notte. Low-Red ci ha descritto proprio questa sensazione in varie parti del suo nuovo disco “The Biggest Sblao”, ma soprattutto nella traccia “Fine del party”. Questo discorso lo si potrebbe ricollegare a tutti gli ambiti della vita: la conclusione di qualcosa spesso coincide con un piccolo lutto, e in questo caso anche l’uscita di un disco potrebbe lasciare lo stesso effetto. Low-Red al suo interno ci concede poco alla volta piccole tracce della sua sfera personale, raccontandoci questo e altro, in particolare della Sardegna, regione sempre presente in quasi tutti i suoi brani. Un ambiente ricostruito con un’immagine quasi fotografica, composta da famiglie umili e appartamenti umidi, che non a caso vengono ricollegati al muschio. Mario rivendica socialmente la sua scalata, dai vicoli stretti fino alle metropoli, con tutte le conseguenze del caso. La crescita musicale e personale combacia infatti anche con una progressiva disillusione nel cambiare un mondo che si sta sciogliendo, dove la cosa più importante è salvare sè stessi e la propria famiglia, anche attraverso i soldi guadagnati con la musica. Il colorito delle banconote, il verde, che dà tono a tutto il disco, coincide non casualmente con quello del muschio, ma anche con il colore della speranza, che per quanto non sia mai simbolicamente rappresentata nelle rime, è stata anche il motore di chi ci ha sempre creduto ed è riuscito a svoltare la propria vita con nulla in tasca.


Leggendario, Side Baby

Nella storia le leggende e i miti sono spesso servite per rafforzare l’identità di un popolo o per giustificarne una certa discendenza. Lo stesso ha cercato di fare Side baby con il suo nuovo disco “leggendario”, titolo azzeccato e carico di iconicità per uno dei padri fondatori della trap italiana. Side con questo progetto, oltre a rimarcare quelli che sono i temi tipici del suo genere musicale, vuole rendere il suo quartiere e la sua zona, Testaccio e Trastevere, centrali, come se fossero l’ambientazione mitologica di una vera storia millenaria. Il nome di Side baby, Arturo, si va a incastrare perfettamente con il tema della leggenda, ricollegandosi istintivamente alla vicenda di re Artù e della spada nella roccia. Una spada che solo Side ha la forza di prendere in mano, per diventare simbolicamente “L’ottavo re di Roma”, così come Artù divenne re d’Inghilterra. “Quando muoio, avrò una targa sul muro nella mia via” è forse il modo più intimo e street per farsi ricordare nella terra che ti ha cresciuto.


Moon Music, Coldplay – recensione di Matilde Elisa Sala

È uscito il 4 ottobre Moon Music il decimo album dei Coldplay. Come suggerito dal titolo, il disco prosegue sulle stesse note del precedente, Music of the Spheres: lo spazio e i pianeti dominano anche questa volta. Fin dalla prima traccia veniamo portati in un mondo altro, onirico, un luogo vuoto e silenzioso nel quale risuona solo la musica, per poi passare, quasi senza accorgersene, alle parole. Il disco spazia molto, da canzoni tipicamente “alla Coldplay” come feelslikeimfallinginlove e la ballad All my love, a suoni diversi e alternativi, come quelli che si ascoltano in We Pray o Aeterna. Che i Coldplay negli anni si siano spostati sempre di più verso il pop è abbastanza evidente. I fan storici spesso lamentano il cambiamento del loro sound e la scrittura di melodie e testi decisamente molto lontani da alcuni dei loro più grandi successi. Questa nuova strada sembra però funzionare per la band e questo album ne è la conferma: intrattiene, emoziona, fa ballare e sognare. Il messaggio che le dieci canzoni del disco vogliono trasmettere, confermato anche da Chris Martin, sembra essere che è l’amore la risposta migliore alle lotte, personali e non. Godiamoci allora tutta la positività che questo album cerca di trasmetterci, in attesa dei prossimi – da quel che sappiamo ora – ultimi due progetti della band.

Leonardo Donatiello
Laureato in storia, attualmente frequento la facoltà di scienze storiche. Mi reputo una persona pacata e tranquilla, ma stranamente mi attrae il disordine. Non è dunque un caso che io sia un grande fan della Prima repubblica. Nel tempo libero mi occupo di politica e sport principalmente, ma ho anche un debole per la musica hip hop.

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