Del: 8 Ottobre 2024 Di: Viviana Genovese Commenti: 0

La crisi globale dovuta al cambiamento climatico richiede sempre più una risposta collettiva e urgente. Le temperature in aumento, il livello del mare in crescita, la desertificazione e gli eventi meteorologici estremi sono solo alcune delle manifestazioni di questo fenomeno, che mette in pericolo sia i siti naturali che quelli culturali tutelati a livello internazionale.
Il Patrimonio Mondiale, istituito dall’UNESCO, è un elenco di siti di eccezionale valore universale, scelti per la loro rilevanza culturale o naturale. Questi luoghi rappresentano i tesori più preziosi del nostro pianeta, e il loro riconoscimento ha l’obiettivo di preservarne l’integrità per le generazioni future.

Tuttavia, il cambiamento climatico agisce rapidamente e non risparmia nemmeno i gioielli più splendenti del nostro pianeta, come i siti patrimonio dell’umanità.

Inger Andersen, direttrice generale dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), ha infatti sottolineato che, tra il 2014 e il 2017, il numero di luoghi naturali iscritti nella lista e minacciati dagli effetti climatici è quasi raddoppiato, passando da 35 a 62. Questo drammatico incremento dimostra quanto sia urgente intervenire.
Un esempio significativo di queste problematiche è rappresentato da uno dei luoghi più straordinari appartenenti al patrimonio mondiale: i Siti archeologici di Petra in Giordania, celebri per le loro straordinarie facciate scolpite nella roccia. L’aumento delle piogge torrenziali e degli eventi meteorologici estremi accelera l’erosione delle delicate strutture scolpite nella pietra arenaria, alterando l’integrità delle rocce e compromettendo quindi irreparabilmente il futuro di questo sito millenario. Inoltre, le inondazioni che interessano la zona di Wadi Musa, il villaggio che funge da porta d’accesso a Petra, sono tra le più pericolose, poiché la zona è caratterizzata da un terreno montuoso e da un sistema idrografico che può causare rapidi allagamenti. Con i cambiamenti climatici in atto, eventi che un tempo si verificavano solo una volta ogni secolo, come le devastanti alluvioni che colpirono Petra nel 1963, potrebbero diventare sempre più frequenti. Infatti, si stima che entro il 2050 le precipitazioni nella regione possano aumentare fino al 40%.


D’altro canto, il Palazzo e i Giardini di Sanssouci, a Potsdam (Germania), affrontano un altro tipo di minaccia climatica. Michael Rohde, direttore dei giardini della Fondazione dei Palazzi e Giardini prussiani, ha sottolineato come negli ultimi dieci anni i cambiamenti climatici abbiano causato danni sempre più gravi a questo sito storico: la riduzione delle precipitazioni, l’aumento delle temperature e il prosciugamento delle falde acquifere stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza della vegetazione. L’ulteriore abbassamento dei livelli delle acque sotterranee, per esempio, rende gli alberi più vulnerabili agli attacchi di funghi e insetti, aggravando la situazione.
Per fronteggiare questo scenario preoccupante, nel 2021 l’UNESCO è intervenuta pubblicando un documento per fornire nuove risorse e strategie volte ad aiutare le comunità a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.

Non sono solo i siti culturali, ad essere in pericolo: tra giugno e agosto 2023 si è registrato, a livello globale, il periodo più caldo mai registrato e il numero di siti naturali danneggiati del Patrimonio Mondiale è aumentato significativamente nel corso del tempo.


Persino gli oceani hanno risentito di questo fenomeno, con un aumento della temperatura superficiale. Infatti, secondo i dati del servizio Copernicus, la temperatura media superficiale degli oceani è aumentata di circa 0,6 °C rispetto a 40 anni fa, evidenziando un chiaro segnale del riscaldamento globale. Questo ha avuto conseguenze devastanti sugli ecosistemi marini, in particolare sulle barriere coralline (come quelle straordinarie dell’atollo di Aldabra, della barriera corallina del Belize e della Grande barriera corallina australiana, tutte patrimonio dell’umanità), che stanno morendo a causa del cosiddetto bleaching, preoccupante fenomeno di sbiancamento, che avviene quando i coralli, stressati dalle elevate temperature dell’acqua, espellono le alghe simbiotiche che vivono al loro interno. Queste alghe, fondamentali per la salute dei coralli, forniscono nutrienti e conferiscono il caratteristico colore vivace. Senza di esse, i coralli appaiono sbiancati e, se le condizioni non migliorano, possono morire, causando un grave impatto sugli ecosistemi marini.


Le ondate di calore hanno colpito anche numerose regioni terrestri, tra cui Nord Africa, Stati Uniti centrali e meridionali, Portogallo, Francia e Italia.
Quest’ultima non è minacciata solo dalla siccità e dalle temperature elevate, ma anche da un’altra faccia del cambiamento climatico: le inondazioni. In particolare, Venezia e la sua laguna, patrimonio UNESCO dal 1987, sono estremamente vulnerabili all’innalzamento del livello del mare e alle inondazioni, sempre più frequenti perché influenzate proprio dal riscaldamento globale e dalle sue conseguenze. Il fenomeno dell’acqua alta, ad esempio, causato principalmente da vari fattori di natura astronomica e geologica, è alimentato dallo scioglimento dei ghiacciai e dall’espansione termica dell’acqua e aggravato dalle maree in aumento a causa del riscaldamento globale, che colpisce con maggiore intensità, rischiando di sommergere aree sempre più vaste della città. In questo contesto, Venezia diventa uno dei simboli più evidenti dei pericoli legati al cambiamento climatico. E sebbene iniziative come il progetto MOSE siano state sviluppate per contenere i danni, l’intensificazione degli eventi estremi rende la protezione della città una sfida sempre più complessa e urgente.


Anche i ghiacciai del Patrimonio, sia marini che terrestri, non sono esenti dagli attacchi del cambiamento climatico. I ghiacciai del parco nazionale del Kilimangiaro, e quelli del complesso Jungfrau-Aletsch nelle Alpi svizzere, infatti, sono protagonisti di pericolosi fenomeni di scioglimento, così come il ghiaccio marino antartico (si definisce così una massa di ghiaccio che si forma sulla superficie dell’Oceano Antartico). Questo ghiaccio è fondamentale per il clima del nostro pianeta perché riflette la luce solare, contribuendo a mantenere basse le temperature. Anche se il ghiaccio marino antartico non segue sempre il medesimo andamento del riscaldamento globale come quello dell’Artico, la sua diminuzione può comunque avere ripercussioni sul clima globale, rendendo essenziale monitorare le sue variazioni nel tempo. Infatti, in Antartide, le quantità di ghiaccio marino misurate quest’anno sono state di molto inferiori rispetto a quelle degli anni passati. Già dal maggio dell’anno scorso si sono raggiunti livelli minimi senza precedenti, sino ad arrivare al minimo storico registrato nell’agosto 2023.


Per salvare il nostro patrimonio culturale e naturale è fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica sugli impatti del cambiamento climatico, che non risparmia nemmeno i tesori più belli del nostro pianeta. Solo un sostegno mondiale può spingere verso azioni più decise per contrastare i cambiamenti climatici. E preservare l’eredità culturale e naturale del passato è un obiettivo che richiede un cambiamento delle mentalità tanto quanto un’azione politica concreta, da attuare tramite una maggiore consapevolezza dei rischi e delle soluzioni possibili, al fine di assicurare longevità alla nostra specie, e garantire alle future generazioni di godere di un Patrimonio intatto e ricco di storia.

Viviana Genovese
Studentessa di Lettere Moderne e chiacchierona per natura. La curiosità mi guida verso ciò che mi circonda, e la parola scritta è lo strumento di espressione che preferisco.
Nutro uno smisurato amore per i viaggi, il mare e l'arte in tutte le sue forme; ma amo anche esplorare nuovi mondi attraverso letture e film di ogni tipo, immergendomi in diverse realtà e vivendo più vite.

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